Ci tenevo tanto a visitarla l'Esma, che oggi è diventato l'Espacio Memoria y Derechos Humanos, ma me lo immaginavo completamente diverso.
Per prima cosa me lo immaginavo in un posto nascosto, lontano dagli occhi e dalle coscienze di tutti. Ed invece l'Esma si trova a Buenos Aires, su una grande strada circondata da palazzi e palazzoni, sotto lo sguardo di tutti. Ma di più: la scuola ha continuato a funzionare normalmente per tutti gli anni della dittatura e le torture avvenivano solo nel sottotetto del palazzo dove abitavano gli ufficiali.
Ovvio che tutti sapessero e questo faceva parte della strategia della Guerra Sporca: tutti dovevano essere coinvolti e avere le mani sporche e quindi venivano utilizzati come guardie anche giovani allievi che avevano tra i 15 e i 23 anni.
Fonte: Tripadvisor |
Un altro motivo per cui me lo immaginavo diverso è che non è un museo, ma uno spazio per la memoria. Immagino che sarebbe bello visitarlo in settimana quando ci devono essere tante attività al suo interno e sarà probabilmente molto vivo, ma io ci son stata in un afoso sabato pomeriggio di fine gennaio (il corrispettivo del nostro agosto in Argentina) e quindi mi son ritrovata a fare una visita guidata in un luogo semidesertico.
La visita è solo all'esterno degli edifici, anche perché non c'è molto da visitare: la scuola è rimasta funzionante, e quindi in mano alla Marina, per 25 anni dopo la fine della dittatura, con la conseguenza che hanno avuto tutto il tempo di modificare e cancellare tracce scomode. Ho però scoperto cose che non sapevo sulla dittatura e soprattutto sulle strategie: ogni centro di detenzione aveva regole proprie e non c'era una vera e propria propria regola comune a tutti. Alcuni esempi? La Marina era decisamente più sofisticata rispetto ad altri reparti e quindi non utilizzava lo stupro come mezzo di tortura sistematico, cosa che invece capitava in altri centri, oppure dall'Esma ci sono diversi sopravvissutti rimessi in libertà, probabilmente con l'idea che parlassero e diffondessero il terrore che avevano vissuto, mentre dal centro di Cordoba, uno dei più grandi, non ci sono quasi sopravvissuti.
Non far capire la logica della propria strategia forse era la vera strategia dei militari: un sopravvissuto racconta di essere stato barbaramente torturato e successivamente gli è stato curato un dente che gli faceva male con ogni attenzione. Non c'era modo di capire chi era destinato a vivere e chi a morire.
Esma, Buenos Aires Hasta la victoria siempre queridos hijos |
Le storie all'interno dell'ESMA son storie di ordinaria solidarietà e storie di terribili quanto quotidiane brutalità, tanto che una sopravvissuta ha tentato di spiegare che cosa succedesse lì dentro con questa metafora "L'Esma era il dado e la società il brodo": ovvero in quello spazio erano estremamente concentrati tutti i valori positivi e negativi che si trovavano a di fuori dei suoi cancelli,
Per saperne di più sulla storia dei desaparecidos ed in particolare di Estela Carlotto, la presidentessa delle Nonne di Plaza de MAyo, vi consiglio QUESTO libro: per esempio lo sapete perché il simbolo delle madri è un fazzoletto bianco, come quello che vedete nella foto del monumento in foto?
Questo post fa parte del "ciclo" La case dei miei viaggi:
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Fede, come sempre leggerti mi apre la mente! Imparo un sacco di cose che non conoscevo...e poi io del Sud America so proprio zero alla meno zero!
RispondiEliminaE' bello ripercorrere queste tappe con te :D
Qualcosa mi dice che da questo, e nei prossimi tuoi post, avremo molto da imparare!
RispondiEliminaChe orrore. Questa era la forma di tortura più meschina. Inoltre non conoscere il proprio destino ti mette in una situazione di ansia perenne.
RispondiEliminaL'Argentina è anche questo,
RispondiEliminaUn abbraccio
Maurizio
I tuoi post mi fanno viaggiare e per questo ti ringrazio! :-)
RispondiEliminaSarà bello leggere tutti i post con le tue avventure argentine.Le storie sui desaparecidos mi hanno sempre fatto venire i brividi...
RispondiEliminaE'giusto raccontare le verita'scomode e dolorose della Storia, perche' l'oblio sarebbe una violenza ulteriore.
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