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15 ottobre 2019

I soldati delle parole

Perché ho letto I soldati delle parole di Frank Westerman?
Avete anche voi una casa editrice di cui vi fidate -quasi- ciecamente?
Iperborea per me è questo: un libro pubblicato da loro, che sono specialisti della letteratura nordica, non per forza mi piacerà ma sono sicura che sarà un libro di qualità.
I soldati delle parole l'ho scambiato con una ragazza su acciobook senza -quasi- nemmeno leggerne la trama... e, come sempre, sono rimasta soddisfatta!







Buongiorno! #matteoesiste ed è al mare per l’invidia di tutti, legge e si rilassa! Questa è la sua lettura! Un libro di casa @iperborea dal contenuto interessante: La penna sarà sempre più forte della spada? Spinto da urgenti domande, narratore lucido e inquieto di questo tempo di crisi, Frank Westerman si mette in viaggio per capire ciò che il linguaggio può ancora fare contro la violenza e per indagare i cambiamenti che, a partire dagli anni ’70, hanno interessato i vari fronti del terrorismo moderno, modificandone pratiche e principi e complicandone l’interazione con l’avversario più eccellente, lo Stato. Westerman incontra esperti di terrorismo a Parigi, beve tè alla menta con un poeta ex-dirottatore di treni, prende parte come ostaggio a un’esercitazione di sicurezza all’aeroporto di Schiphol e partecipa a un corso per negoziatori delle Forze Speciali della Polizia olandese. E mentre ricorda alcune tra le più intense esperienze della sua vita, come le azioni di un commando di terroristi moluccani a cui assistette da bambino e l’orrore degli attentati ceceni quando era corrispondente in Russia, riflette su temi cruciali del nostro presente, come la lotta al terrorismo, le possibili reazioni al terrore, il senso dell’empatia e della comprensione, l’opportunità di dialogare. "I soldati delle parole" è un saggio documentatissimo, appassionato e rigoroso nello stile inconfondibile di Frank Westerman che intreccia Storia, reportage, autobiografia e sapienza narrativa. . #libri #libro #book #books #leggere #lettura #libreria #igbooks #igreads #bookstagram #bookworm #bookish #booklover #bookaddict #bookporn #literature #reading #romanzo #writer #authors #library #biblioteca #bookblogger #instabook #bookphotography #instalike #isoldatidelleparole #frankwesterman #iperborea
Un post condiviso da Chiara Boniardi & Matteo Taino (@libriamociblog) in data:

I soldati delle parole: la trama in breve
In caso di attacco terroristico, o più in generale, in una situazione in cui ci sia un ostaggio che cosa deve fare uno stato democratico? Si tratta con i terroristi o no? Quali sono i confini da non oltrepassare?
Esistono due modelli contrapposti: da una parte i russi che passano subito al contrattacco armato in caso di sequestro di ostaggi da parte di un gruppo di terroristi ed il modello olandese i  cui si cerca invece di trattare, ma con un protocollo ben preciso.
Questo saggio vi svelerà un mondo che assolutamente non conoscete e vi darà gli strumenti per crearvi un'opinione indipendente.


Le copertine de I soldati delle parole
La copertina italiana di questo saggio evidenzia il punto di partenza, nonché episodio trainante, del saggio: a metà anni '70 in Olanda un treno carico di pendolari fu sequestrato da un gruppo di molucchesi. Ammetto di conoscere davvero poco o nulla della storia olandese ed ignorava completamente questo aspetto della sua storia post coloniale.
Frank Westerman è il giornalista olandese autore del libro
Fonte: Arturo D.L.
E' davvero più efficace la penna, o meglio la parola, rispetto ad un'arma?
Questo interrogativo è del tutto evidente nella copertina francese: è molto chiara ed incisiva.



In Germania il titolo si gioca tutto sulla punteggiatura perché Reden, che significa parlare, è prima un'affermazione, poi una domanda ed in seguito una esclamazione.
La copertina tedesca
Anche la versione originale, quella olandese, punta tutto sulla parola. Personalmente a me le traduzioni italiane e francesi piacciono molto perché sono quasi ossimoriche e mettono in chiaro che anche chi tratta con la parola segue una disciplina rigida.


La recensione di I soldati delle parole:
Vorrei essere una persona seria e non dover ammettere che per 252 pagine ho intensamente pensato alle trattative telefoniche tra l'ispectora Murillo ed il profesor de La casa de papel, ma questo effettivamente non c'entra nulla col libro e solo con la mia patologia mentale! :)

I soldati delle parole inizia raccontando il sequestro di un treno (il primo sequestro di un treno nella storia) in prossimità di un passaggio a livello fuori Assen, in Olanda, da parte dei molucchesi nel 1975.
Chi fossero i molucchesi io non lo sapevo e soprattutto non sapevo della bella in****ta del bel trattamento che aveva riservato loro la madrepatria: erano soldati cristiani indonesiani fedeli alla Regina che abitavo alcune isole dell'arcipelago, dette Molucche. Quando l'Indonesia ha raggiunto la sua indipendenza dalla madrepatria, i molucchesi si sono ritrovati ad essere una minoranza sia politica sia religiosa e sono dovuti scappare nella fredda Olanda.
I Paesi Bassi per ringraziarli della loro fedeltà hanno ben pensato di segregarli in piccoli ghetti e si scordano di loro, della fedeltà che questi soldati e le loro famiglie avevano dimostrato negli anni del colonialismo e soprattutto della necessità di integrarli.
Ci penseranno i molucchesi di seconda generazione a svegliare gli olandesi con cinque attentati terroristici a metà anni '70.
La motrice di un treno dopo il sequestro del 1977
Mentre leggevo i primi capitoli pensavo "Ooook, ma questo terrorismo non esiste più: roba vecchia. Questi sequestravano ed erano pronti ad ammazzare, ma avevano degli obiettivi da ottenere e soprattutto volevano salvarsi la pelle, Che senso ha oggi questa inchiesta? Impossibile parlare con i kamikaze e con chi ti passa sopra con un camion!".

L'inchiesta di Westerman è condotta in modo meticoloso e cerca di dare voce a tutti gli attori coinvolti: da uno dei terroristi che sequestrò un treno, allo psichiatra che trattò con loro che spiega la sua metodologia in modo preciso per non farli innervosire e allo stesso tempo non farsi comandare.
Riporta la sua testimonianza di giornalista che si trovava in Russia durante gli attentati ceceni a Mosca e spiega come il sequestro in una scuola olandese sempre negli anni '70 fu condotto in modo diametralmente opposto rispetto a come Putin "risolse" la questione nella scuola di Beslan.

L'autore per capire meglio le dinamiche di una trattativa (e sopratutto se abbia senso trattare, che resta la domanda di fondo) partecipa addirittura ad un corso per mediatori dell'Accademia di polizia e prende parte come ostaggio alla simulazione del sequestro di un aereo.
Ed è qui che il libro piomba nella nostra "storia" perché, proprio in contemporanea con il corso, ci furono gli attentati a Charlie Hebdo ed il sequestro nel supermercato ebraico a Parigi.

I soldati delle parole è un saggio ed è un genere che leggo poco perché solitamente preferisco libri più scorrevoli.
Westerman riesce a rendere appassionante questa inchiesta, darle ritmo senza diventare mai superficiale, anche se nella parte centrale diventa un po' più lento.
Il grande pregio di questo libro è di offrire al lettore tutti gli elementi per cambiare e crearsi una propria opinione.
Meriterebbe di essere letto anche solo per gli ultimi capitoli in cui si spiega la strategia con cui gli olandesi hanno sconfitto il terrorismo molucchese.


Autore: Frank Westerman
Anno prima pubblicazione: 2016
Pagine: 352
Dove : principalmente nei Paesi Bassi, ma anche a Parigi e Mosca
A chi può piacere: a chi vuole crearsi un'opinione indipendente sulla questione del terrorismo, a chi ama i libri ben documentati, a chi non legge solitamente saggi (ma forse anche a chi li apprezza!) perché teme siano letture pesanti
Un'altra recensione: L'amletico propone questa lettura perché "una volta giunti al termine, se ne esce arricchiti di una grande quantità di informazioni utili, che rimangono nella memoria con una facilità davvero sorprendente"

2 commenti:

ciliegine