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30 agosto 2015

...e che settembre ci porti una strana felicità

Prima che il vento mi porti via tutto è bene fissare che cos'è successo in questa lunghissima estate 2015, passata sempre al mare ... o dovrei dire ai mari?

trolley-strada

Della Sardegna preferisco dimenticare le nottate passate a lavorare al computer, ma mi ricorderò la spiaggia sempre deserta dell'hotel, l'aver tentato di fare snorkeling (che altro non è che una nuotata con la maschera e il boccaglio) e le serate a guardare le stelle su una terrazza lontana dal mondo.
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Teulada, Sardegna
Della Liguria voglio dimenticare tutto il tempo passato ad urlare contro marmocchi malefici, ma terrò stretto il ricordo di una pizza mangiata su una panchina respirando a pieni polmoni l'aria del mare al tramonto e soprattutto la libertà!
Laigueglia, Liguria
Della vacanza in Calabria voglio tenere tutto: le dormite in spiaggia, le chiacchiere e le risate, le parmigiane e la nuova passione per le freselle, il mare, le granite e i gelati...
Gerace, Calabria
E dopo tanto mare...
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...ora sono a casa, all'ombra del mio bel Campanile e son propria contenta!
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29 agosto 2015

Il costruttore del faro e il faro della fine del mondo

Il costruttore del faro di Francisco Coloane racconta qualcosa di raccappricciante: uomini così soli che arrivano al punto di stuprare una foca, ucciderla e poi impazzire.

Se non lo avessi già fatto, vi racconterei delle strane abitudini sessuali di quei puzzoni dei leoni marini che, oltre ad avere un harem di femmine, alle volte stuprano i pinguini!

Invece vi parlerò di un posto dove non sono andata, ma di cui alla fine non mi son pentita.
La Patagonia è un posto così lontano, come tanti altri nel mondo, che uno ha quasi la certezza di non tornarci mai più e quindi vale un po' l'idea che è meglio non lesinare su un'escursione per poi non avere il rimorso di essersi persi qualcosa. E' così che mi son fatta fregare con il trenino della fine del mondo!
In Patagonia però tutto è davvero carissimo e anche le escursioni si pagano un sacco.

L'escursione più proposta è una navigazione di mezza giornata nel Canale di Beagle, che ti porta a vedere i leoni marini, i pinguini e il faro della fine del mondo.
Il mio consiglio: i leoni marini si possono vedere in molti altri punti della costa cilena, anche alla latitudine di Valparaiso ci sono;
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Cartelli a Cobquecura, un paese minuscolo nel Cile centrale, che indicano che non si deve litigare con i leoni marini :)
i pinguini si possono vedere in diversi punti della costa ma, per quel che so io (quindi verificate), solo da Punta Arenas si può fare una passeggiata tra di loro mentre in questo tipo di escursione te li fanno vedere solamente dalla barca.
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Pinguino nella sua tana
Meriterebbe di farla per vedere questo faro, ma alla fine è solo un faro... e io non ho il pallino dei fari!
Faro Fin del mundo
Fonte: web
So dell'esistenza di un'altra gita che dura tutto il giorno, quindi ancora più cara, che oltre al faro prevede di poter camminare con i pinguini (ma non ci son stata e mi han detto che la colonia non è molto grande) e la visita alla Estancia Harberton, a circa 70 km da Ushuaia. Stefano Malatesta nel libro L'uomo dalla voce tonante racconta che questa Estancia, una specie di grande fattoria, è la più vecchia di tutta la Terra del fuoco.
Estancia Harberton
Fonte: web
E con questa non-visita abbiamo finito il tour patagonico legato ai racconti di Francisco Coloane.
Ma in Patagonia ci torneremo di sicuro: ho ancora sul comodino due libri ambientati in questa terra!

24 agosto 2015

La bottiglia di aguardiente e la torba

La fine del mondo è... torba, che ai miei occhi è praticamente fango.
E profumo di muschio.

Ora che siamo quasi alla fine di questo viaggio patagonico in compagnia di Francisco Coloane, che anche nel suo penultimo racconto parla di uomini che uccidono per rubare al prossimo, vi voglio mostrare quello che è il Parco Nazionale della Terra del Fuoco.
Io consiglio di raggiungerlo da UShuaia in pullman e non fare come me che ho scelto la soluzione comprendente il Tren de la Fin del Mundo.
E per farlo questa volta userò poche parole e tante immagini!
Un ultimo consiglio: all'interno del Parco c'è un punto ristoro: se non volete lasciare un rene portatevi qualcosa da casa!
Parco Nacional Terra del Fuego

Canale di Beagle

Alla fine della Ruta 3 che unisce Buenos Aires a Baia Lapataia, costeggiando tutta la costa dell'Atlantico
 Passeggiando per la Terra del Fuoco e della Patagonia vi capiterà di vedere alberi ricoperti da dei filamenti bianchi. Quella è la barba del vecchio o del nonno: ovvero un lichene che cresce sugli alberi dove l'aria è particolarmente ricca di ossigeno e quindi pulita.
Barba del nonno


19 agosto 2015

La parte sommersa dell'iceberg e l'isola di Navarino

<<Quest'uomo ha perso il senno>>, mi dissi; <<questo è matto sul serio, per la solitudine, il silenzio, o chissà che altro, e se io continuo a restare qui diventerò pazzo come lui; devo andarmene via con la prima nave che trovo>>

Anche La parte sommersa dell'iceberg, racconto contenuto in Terra del Fuoco di Francisco Coloane,  racconta di un lavoro duro dove la desolazione e la solitudine rischiano di far cambiare il carattere alle persone,

Tra le isole che vengono citate c'è quella di Navarino che è ben più a sud di Ushuaia. Ushuaia infatti è a città più australe del mondo, ma non il centro abitato più sud.
Quando sei ad Ushuaia non hai l'idea romantica di trovarti di fronte al nulla, all'immenso, all'infinito ma piuttosto ti sembra di stare sulle rive di un lago la cui sponda di fronte è pure vicina.
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Vista sul canale di Beagle
Infatti tra l'isola della Terra del Fuoco e l'isola di Navarino, di fronte, c'è uno stretto braccio di mare: il canale di Beagle.
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Appena fuori Ushuaia
Quello che cercavo era qualcosa di estremo. Quello che ricorderò sarà il verde di un prato che si apre in mezzo ad un bosco ed il silenzio quasi irreale guardando l'isola di fronte, senza vento e senza freddo, con una luce che non si abbassa mai anche quando l'orologio segna l'ora di cena. E tante risate e cioccolato con un gruppo di ragazzi argentini conosciuti poco prima!

14 agosto 2015

Terra d'oblio e il vento patagonico

Terra d'oblio, sesto racconto contenuto in Terra del fuoco di Francisco Coloane, ci presenta la storia di una natura selvaggia: una natura che uccide a tradimento, quando meno te lo aspetti.

A me la Patagonia, d'estate per lo meno, è sembrata un posto tranquillissimo: sia da punto di vista della sicurezza sociale che da quello naturale. Probabilmente perché ho fatto il classico giro che fanno i turisti internazionali e toccano le attrazioni più importanti e non si mettono a esplorare i posti più nascosti. Effettivamente a volte ho avuto l'impressione di trovarmi in un immenso parco divertimenti dove tutti facevamo lo stesso tour, con tempi e mezzi differenti.

In Patagonia meridionale per esempio non c'è il rischio di una delle cose che mi spaventava maggiormente:
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I rassicuranti cartelli stradali che si trovano lungo le coste cilene
Sul battello che ci riportava a terra dopo la visita alle isole dei pinguini e dei leoni marini sullo stretto di Magellano, il signore della barca ci ha spiegato che in quel tratto di costa è praticamente impossibile che capiti uno tsunami per via della conformazione della costa.
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Pinguini sull'isola Magdalena, pronti a farsi un giretto nelle acque dello Stretto di Magellano
L'unica cosa che ho trovato di veramente estremo in Patagonia è il vento... non per nulla a Puerto Natales ci hanno fatto pure un monumento!
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Monumento al vento
Il posto dove però ho trovato davvero tanto vento freddo è a El Calafate. Al Calafate, che è il nome di una piccola bacca tipo mirtillo ma con gusto più simile all'amarena, non c'è nulla da fare: ci son solo negozi di souvenir e agenzie di viaggio. Se uno ha un paio di ore però può andare a fare birdwatching in una laguna che si trova ad una mezzoretta a piedi dal centro e che in un'ora abbondante si può visitare con calma.
Nella laguna l'attrazione principale son i famosi fenicotteri rosa della Patagonia, ma io son miope e quindi non è che proprio abbia visto grandi cose.
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Laguna a El Calafate con tanto tanto vento
Ma perché uno quindi dovrebbe fermarsi in un posto con il nome di una bacca dove non c'è nulla? El Calafate è la base per le escursioni per andare a vedere il ghiacciaio del Perito Moreno... di cui queste foto son solo un assaggio. Perché se é vero che è l'attrazione principale della Patagonia meridionale è anche vero che meriterà un post tutto per sé!

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Il ghiacciao Perito Moreno

09 agosto 2015

In rotta per Puerto Eden e l'arcipelago di Chiloè

In rotta per Puerto Eden è un altro racconto di Francisco Coloane in cui emerge chiaramente come l'asprezza di questo clima e queste terre finisca per inaridire anche l'animo, ma come anche i più duri e rozzi marinai abbiano bisogno di prendersi cura di qualcuno per rimanere umani.

Puerto Eden si trova nell'arcipelago di Chiloé, che è il quarto arcipelago più grande al mondo. L'isola maggiore è lunga 180 km ed è larga fino a 60 km: è l'isola di Chiloè.
E' possibile fare una crociera di 4 giorni tra queste isole e risalire così dalla Patagonia meridionale a quella settenterionale. 
Io non l'ho fatta e a Chiloè ci sono arrivata in battello da Puerto Montt.
Nei prossimi anni sarà possibile anche raggiungerla via terra perché stanno costruendo un maxiponte. 
Il Cile è un enorme cantiere a cielo aperto dove ovunque ci son cartelli che annunciano la costruzione di una grande opera pubblica che dovrà "unire il Cile".
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Direzione Ancud, a Chiloè
Chiloè è un mondo a parte: è davvero un'isola nel vero senso della parola. Ha un piatto tipico tutto suo, l'artigianato è davvero tipico, ha case particolarissime e una sua mitologia completamente differente da quella del resto del Cile. 
Ve ne parlerò poi in modo più approfondito quando leggerò un libro dell'Allende ambientato proprio in questo mondo ma vi inizio a lasciare qualche piccolo assaggio.

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Curanto, il piatto tipico di Chiloè.
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La lavorazione della lana è tipica di questa isola.
Souvenir di dubbio gusto
La vera attrazione di Chiloè sono le sue chiese completamente di legno.
Questa è la Chiesa di Castro

04 agosto 2015

Cinque marinai e una cassa da morte verde e il cimitero di Punta Arenas

Un racconto che ha come protagonista una bara verde, contenente il corpo di un marinaio, non poteva che essere ambientata a Punta Arenas!

Punta Arenas è un porto sullo Stretto di Magellano che non ha molto da offrire ai turisti, se non essere la base per una delle più belle e complete escursioni per vedere i pinguini.

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Veduta da un punto panoramica della città che si affaccia sullo Stretto di Magellano

La città si sviluppa intorno ad una piazza, che come quasi tutte le piazze principali in Cile si chiama Plaza de Armas, al cui centro c'è un monumento celebrativo a Magellano, con gli indiani Ona (una tribù tutt'altro che pacifica come spiega Malatesta in La voce dall'uomo tonante) ai suoi piedi. E' una statua che è stata donata alla città un centinaio di anni fa e ora, almeno di facciata, c'è una sensibilità un po' diversa verso le popolazioni originarie.
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La statua di Magellano
Una delle attrazioni principali di Punta Arenas è il cimitero: la Lonely Planet lo definisce uno dei più affascinanti del Sud America! Io che amo i cimiteri potevo forse farmelo scappare? L'ingresso è gratuito e ci si arriva a piedi dal centro città.
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Il viale alberato all'interno del cimitero di Punta Arenas
Ci sono tombe monumentali che attirano subito l'attenzione del visitatore e raccontano storie nemmeno troppo lontane di migrazioni.
Fratellanza italiana, Cimitero di Punta Arenas
ma a me interessavano quelle più comuni. E ho notato che qui, come poi anche a Chiloé, le tombe sono curatissime ma in piena terra si piantano solo coloratissimi fiori di plastica!
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Fiori di plastica come se piovesse
La cosa però più particolare è che ogni lapide è coperta da una specie di vetro che costituisce una vetrinetta dove lasciare oggettini per il defunto: probabilmente il vetro serve per proteggerli dal vento che infuria da queste parti!
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Vetrinette da cimitero
E poi c'è una statua dell'indio sconosciuto, sempre della tribù Ona, a cui chiedere la grazia e perdono per averlo sterminato. A me ricordava molto, seppur in piccolo, il culto per la non-santa Difunta Correa in Argentina...
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L'indianito di Punta Arenas