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18 maggio 2016

Andarsene

Claudia, la mia spacciatrice di libri, mi ha prestato un libricino piccino e colorato, come solo i Sur sanno essere, con il "compito" di finirlo velocemente ed andare insieme all'incontro con l'autore.
Ed è così che ho letto Andarsene (titolo originale Los afectos) del boliviano Rodrigo Hasbùn.
Quindi questa recensione è un po' particolare perché è il frutto degli appunti che ho febbrilmente preso mentre l'autore raccontava la storia di Andarsene.
Una foto pubblicata da @Giromondolibri (@claudia_giromondolibri) in data:

Andarsene vede come protagonista una donna veramente esistita, Monika Ertl, più nota come la vendicatrice di Che Guevara: infatti questa donna giustiziò l'uomo che aveva fatto tagliare le mani al cadavere del Che per poter provare di averlo veramente ucciso.

Monika Ertl
Occhio però a non confondere questo libro con un romanzo storico: lo stesso autore dichiara che non ha fatto un ritratto fedele dei personaggi e di essersi preso diverse libertà narrative. Rodrigo Hasbùn ha raccontato che l'idea di questo romanzo gli è venuta a Cochabamba, città boliviana dove è nato e da dove è emigrato per andare a vivere a Houston, bevendo una birra con un amico che gli ha chiesto se conoscesse la storia della famiglia Ertl.

La storia di questa famiglia è infatti molto particolare: papà-Hans Ertl dopo la fine del nazismo deve lasciare la Germania e si trasferisce con la moglie e le tre figliole in Bolivia, una terra a loro totalmente sconosciuta e di cui nemmeno conoscevano la lingua.

La storia si sviluppa come un album fotografico in cui viene data voce ai diversi membri della famiglia, che raccontano un pezzetto della loro storia e dal loro punto di vista: nelle storie, e tanto più in quelle familiari, è pericoloso raccontare la storia solo da una prospettiva.

Dalla storia di Che Guevara e della rivoluzione,l'autore riesce a non farsi troppo coinvolgere e rimanere abbastanza oggettivo perché, essendo fatti che non ha vissuto in prima persona, c'è una distanza emotiva che per gli scrittori coetanei dei suoi genitori sarebbe più difficile da mantenere: "è un'eredità. E' una storia che ho ricevuto e non ho vissuto in prima persona". [Hasbùn è del 1981 e Che Guevara è stato assassinato in Bolivia il 9 ottobre del 1967]


Io amo i libri in cui il lettore è protagonista, in cui mi sento coinvolta, in cui non devo solo leggere ma devo "ragionare": qui vengono presentate diversi pezzi di vita e sta poi a noi cercare i legami e farci le giuste domande.

Io darei un bacio in fronte ad uno scrittore che dice di rispettare così tanto il lettore da non volergli far perdere tempo e quindi di aver scelto di raccontare una storia che poteva avere anche 400 pagine in meno della metà, senza perdere di credibilità! Ad avercene di scrittori con il dono della sintesi e che son capaci di tagliare i fronzoli ed andare dritto al cuore del lettore!

Se non si fosse capito a me è piaciuto un sacco ascoltare l'intervento di Rodrigo Hasbùn e mi è piaciuto ancora di più il suo romanzo. Quindi se amate il SudAmerica prendetevi un po' di tempo per scoprire questa storia!

Non è vero che la memoria è un posto sicuro. Anche lì le cose si deformano e si perdono. Anche lì finiamo per allontanarci dalle persone che più amiamo.

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