Non mi sarebbe mai venuto in mente di andare volontariamente a Pavia, ma si sa che io sono una che quando le proponi di fare uno zaino ed andare da qualche parte, qualsiasi parte, ha un solo buon motivo per dire di no: il portafoglio vuoto.
Quindi anche se pensavo che Pavia fosse una triste città di provincia avvolta dalla nebbia della pianura Padana, con "due discoteche e 106 farmacie" sono andata a visitarla!
[sono una fanciulla cresciuta a pane e 883]
Tenete presente nell'organizzazione della vostra visita a Pavia che è una cittadina molto piccina e quindi in mezza giornata la si vede tutta e bene e ci va un'altra mezza giornata per visitare la Certosa, che è davvero imperdibile!
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La Certosa di Pavia si trova fuori Pavia, è un paesino a sè.
E' uno di quei monumenti che lasciano senza fiato perché non solo è maestoso, ma è anche estremamente curato e probabilmente più volte lo visiti più lo apprezzi senza mai stufarti.
La visita all'intera Certosa è guidata da frate, dura un'ora e mezza ed è ad offerta libera: merita di dedicare mezza giornata alla sua visita!
Dove mangiare a Pavia?
Parcheggiate in zona Borgo Ticino e andate a mangiare a Il Miccone: una paninoteca molto particolare perché unisce tradizione e modernità.
La forma di pane tipica di Pavia è la micca e in questo localino troverete dei bei paninoni ricchi di prodotti locali: in questa zona la fanno da padroni incontrastati i salumi, ma qui anche noi vegetariani ci alzeremo da tavola belli pieni e soddisfatti!
Il miccone
Per merenda tutti vi consiglieranno di andare in "Latteria da Cesare" per mangiare una super cioccolata calda. Noi l'abbiamo testata nella versione più estiva con un cono gelato: buono ma non buonissimo!
Ci siamo invece persi la tipica torta paradiso della pasticceria Vigoni: un ottimo motivo per fermarsi a Pavia la prossima volta che passeremo!
E a Pavia cosa visito?
Pavia è una città davvero pulita ed ordinata e facile da visitare a piedi: in mezza giornata la vedrete con molta molta calma.
Tutti i principali monumenti si trovano sulla strada principale o in qualche via traversa: ci sono un sacco di chiese belle su più livelli, c'è un imponente castello, un'università che farà sospirare "che figata studiare qui", tante piazzette in cui sostare e poi c'è un ponte favoloso, da guardare con attenzione e percorrere più volte!
Monumento alla Lavandaia e il ponte coperto
"Quante volte ho pensato a quel bel ponte di Pavia"
Credo che la tonalità di giallo che piace a me sia quella che vira sul rosa.
Quando ho letto Tua di Claudia Piñeiro avevo avuto questa sensazione e dopo aver letto un altro suo libro, Le vedove del giovedì, ne sono sempre più convinta!
Il fatto che poi lei sia argentina, beh per me e la mia passione per questo paese è un valore aggiunto :)
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Le vedove del giovedì è ambientato fuori Buenos Aires, ma non nella periferia a cui va subito il mio pensiero quando abbino le parole periferie e città argentine.
Altos de las Cascadas è un complesso residenziale, di quelli recintati, con la sicurezza all'ingresso e le villone all'interno.
Altos de las Cascadas potrebbe essere il paradiso, in realtà è una splendida gabbia dorata: è un modo di vivere che per noi europei è difficile da immaginare.
Quando sono stata invitata a cena a casa di due facoltosi avvocati a Mendoza in una villa in un quartiere privato mi sono chiesta come si poteva vivere in un posto indubbiamente fighissimo come quello (pulito, case con piscina, viali alberati) ma così finto!
Ma torniamo al libro de Le vedove del giovedì (da cui hanno tratto un film che non credo sia arrivato in Italia, idem per Tua)...
Le vedove del giovedì sono quattro mogli che ogni giovedì vengono abbandonate dai mariti, grandi amiconi, che hanno scelto proprio questo giorno per riunirsi.
A settembre 2001, anno di una delle grandi crisi argentine, nella piscina di una di queste fantasmagoriche ville dopo il solito incontro del giovedì vengono rinvenuti i 3 cadaveri di 3 dei 4 mariti e il quarto proprio quella sera era stranissimo, era tornato a casa prima del solito e si era rotto una gamba cascando dalle scale?
Coincidenze? Non credo proprio! Eppure sembra un terribile incidente!
-l'acqua al ristorante: chiedete genericamente eau/water e vi porteranno una caraffa di acqua gratis. Se invece la indicate sul menù vi porteranno quella di una determinata marca, che costa parecchio. Sbagliando si impara... e imparando si risparmia!
- il caffè bretone non fa poi così schifo, ma il caffè buono oltralpe credo sia un miraggio: costa intorno ai 2 € ed è sempre accompagnato da un biscottino o un dolcino.
- qui esistono delle birre bretoni con i nomi di personaggi storici importanti prodotte dal birrificio Lancelot: a me è piaciuta molto quella della duchessa Anna. La birra è una bionda decisamente decisa, la duchessa non so se fosse bionda ma doveva essere anche lei un bel tipino. Qui sotto la vede nella statua che la ritrae di fronte al suo bel castello di Nantes!
La duchessa Anna a Nantes
Insegne bretoni (Locronan)
- il sidro è una bevanda leggermente alcolica che deriva dalle mele fermentate. Ha un gusto un po' dolce ed è strano da bere pasteggiando, anche perché vi verrà servito dentro delle scodelle!
Spesso sul tavolo troverete apparecchiato senza bicchieri ma solo con queste tazze molto larghe: mi raccomando, se ordinate l'acqua non versatevela nelle scodelle ma aspettate che vi portino i bicchieri! :)
Io pensavo che la Bretagna fosse un posto estremamente tranquillo: ho girato per 10 giorni con il portafoglio nello zainetto senza nessuna preoccupazione perché mi sentivo estremamente sicura.
Ci ho pure scherzato qualche post fa sui pericoli della Bretagna, un posto dove puoi essere bombardato dalle cacche di gabbiano o ritrovarti con l'acqua alla caviglia quando meno te lo aspetti.
Poi ho letto un libro di Jean Failler, uno scrittore bretone che ha all'attivo quasi 50 romanzi gialli ambientati in Bretagna e che vedono come protagonista la simpatica ispettrice di polizia Mary Lester.
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Io ho scelto "Il fiume della morte. Mary Lester e gli annegati dell'Odet" anche se è un libro un po' vecchiotto (pubblicato nel 1999) perché i più recenti credo non siano stati tradotti in italiano e perché si parlava di Quimper, cittadina che mi ha colpita per quanto fosse curata con le sue fioriere sui ponti e soprattutto perché mi pareva non eccessivamente turistica.
Mary Lester in questa avventura viene incalzata da una telefonata anonima ad indagare su quante siano le morti violente sull'Odet, il fiume che scorre tranquillo sotto i ponti fioriti di Quimper: un'indagine che ci porterà a percorrere il letto del fiume tra la cittadina e la foce vicina a Benodet, cittadina in cui non sono stata ma ho visto tratti di costa lì vicino.
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Si intrecciano storie legate allo spaccio di droga e castellani a cui non è giunta la notizia che Maria Antonietta ha fatto una brutta fine già da un pezzo.
Assolutamente consigliato a chi sta preparando un viaggio in Bretagna o ha visitato questa regione: sicuramente apprezzerete le descrizioni delle maree e degli scherzi che fanno!
Solo una cosa non mi ha convinta: ma com'è che Mary Lester va sempre a mangiare in brasserie e mai in una creperie?
-E' uscito l'ultimo film di Richard Gere.
-Ok andiamo.
[senza aver nemmeno visto il trailer, letto la trama o dato uno sguardo alla locandina]
Abbiamo così scoperto che Norman Oppenheimer è un faccendiere a New York: un omino che campa facendo piaceri all'uno e all'altro, sperando di ricevere in cambio gloria, potere ed altri favori.
E' un uomo estremamente triste, di una tristezza contagiosa che a me ha caricato addosso un sacco di avvilimento.
Le recensioni che ho letto su internet elogiano L'incredibile vita di Norman per il finale non scontato, originale e che stupisce.
Piacerebbe potervi confermare questa opinione, ma eravamo in due:
- una ha dormito per metà del secondo tempo e il finale non l'ha visto
- l'altra per non fare la stessa fine ha passato diversi livelli di CandyCrush e del finale non ha capito nulla.
Per la cronaca, Richard è vestito e pettinato male per imbruttirlo. Non vale la pena di vedere L'incredibile vita di Norman nemmeno per rifarsi gli occhi.
(E sì, ero l'unica ragazza sotto i 50 in sala... ma l'amore non ha età!)
L'autunno è una stagione che si sposa bene con la lettura: leggere all'aperto godendosi il sole e l'ultimo caldo è qualcosa che mi dà una grande soddisfazione, ma un libro è un'ottima compagnia anche nelle domeniche piovose e soprattutto è fantastico leggere con a fianco una tazza fumante e qualche biscotto.
Partendo da queste considerazioni, con Claudia abbiamo pensato di scrivere ciascuna una piccola lista di cinque libri da leggere in autunno: ce n'è per tutti i generi!
La ragazza del treno Il clima piovoso ben si accompagna con un libro giallo ambientato nei sobborghi di Londra. La ragazza del treno è un thriller famosissimo: Rachel è una pendolare la cui vita fa schifo e che fantastica su quanto sia fantastica la vita di chi vede guardando fuori dal finestrino del suo treno. Però una ragazza che Rachel vedeva sempre felice con il fidanzato nella loro casa all'improvviso sparisce nel nulla e sarà proprio Rachel l'ubriacona a risolvere il mistero.
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Cinque giorni ancora In autunno mi piace leggere libri che fanno piangere, cosa che invece evito d'estate quando sto molto di più all'aria aperta. Cinque giorni ancora è un libro che fa piangere come una fontana ed è assolutamente da evitare se siete anche solo lievemente ipocondriaci perché parla di una terribile malattia neuro-degenerativa e della decisione della protagonista di suicidarsi. Tutta roba allegra come ben potete immaginare!
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Harry Potter L'autunno è la stagione in cui si ricomincia la scuola e cosa c'è di meglio di passare un bel po' di tempo ad Hogwarts? Se sarete con Harry la sera di Halloween potrete prendere parte al complimorte di Nick-quasi-senza-testa: un ottimo motivo per leggere e rileggere Harry Potter!
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Cime tempestose Con una bella tazza fumante di té perché non mettersi a leggere o rileggere un bel classico?
Io per l'autunno scelgo Cime tempestose, ambientato nella brughiera inglese, la pioggia, i fantasmi e le storie d'amore tormentate!
Un post condiviso da MaRINa... 📖📚📑 (@lalettriceassonnata) in data:
Un libro ambientato dove sei stato in vacanza
Cosa c'è di più bello di continuare la propria vacanza leggendo descrizioni di luoghi che per un po' sono stati familiari e leggere i nomi di paesi, vie e città che abbiamo visto con i nostri occhi?
Mi piace molto leggere un libro ambientato nel posto delle mie vacanze prima di partire, come una preparazione al viaggio, ma amo ancora di più farlo in pieno autunno quando la vacanza è solo più un ricordo.
E questa è la mia lettura di adesso!
Le nostre anime di notte non è propriamente un romanzo breve, secondo me.
È piuttosto una lunghissima poesia, che inizia con un titolo che più azzeccato e poetico non potrebbe essere.
Non ha versi, ma ha una sua metrica ben precisa scandita da capitoletti brevi e ha il ritmo di un lunghissimo dialogo.
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Per me è stata la prima volta ad Holt, cittadina del Colorado che non esiste se non nella mente di Kent Haruf e di tutti quei lettori che si sono appassionati alle vicende della Trilogia della Pianura, e credo che ci tornerò presto.
La storia è assai originale: ci sono due persone anziane, un uomo e una donna che sono vicini di casa ma non amici intimi.
Entrambi soffrono di solitudine e, su proposta di lei, decidono di passare insieme le lunghe notti che di solito passano da soli acciambellandosi nella loro solitudine.
E lei è subito chiara: passare la notte insieme non è una proposta indecente, è semplicemente starsi accanto per passare il tempo buio e tornare alle loro giornate.
E' una cosa così semplice ma che ha un'energia stratosferica: fa chiacchierare il paese, mette in allarme i rispettivi figli e soprattutto fa sentire di nuovo vivi loro due. Le nostre anime di notte è il libro giusto per chi cerca la tenerezza non scontata ed il coraggio delle piccole rivoluzioni.
E'uscito da pochi giorni anche il film... chi l'ha visto? merita?