L'albero della vergogna mi è stato regalato da Claudia de Il giro del mondo attraverso i libri.
Lo avevo già puntato da un po' perché ha una copertina stupenda!
Gexto, Paesi Baschi. 1937: anno in cui i Paesi Baschi cadono sotto il dominio franchista.
La guerra civile è stata vinta da Franco e le rappresaglie sono all'ordine del giorno: Rogerio è un ventenne falangista abituato alle violenze di questa vita.
Tutto cambia la notte in cui, con la sua squadra, fa irruzione nella casa del maestro del paese, accusato di essere un repubblicano, lo prelevano insieme al figlio maggiore sedicenne e li giustiziano poco lontano.
Gli occhi del fratello minore rimangono impressi nella mente di Rogerio e lo tormentano: non sono occhi di un bambino che piange, ma che meditano vendetta.
Ramiro sembra impazzito e va a vivere in mezzo al nulla, costruisce una baracca, e per trent'anni si rifiuta di abbandonare il suo fico. Come mai? Che mistero si cela in quel campo?
Le copertine de L'albero della vergogna
La Higuera di Ramiro Pinilla è stato pubblicato in Spagna per la prima volta nel 2006 ma, nonostante l'autore basco sia considerato uno dei migliori narratori spagnoli del secolo scorso, l'interessa italiano è più recente.
Dopo il gran successo di Patria di Fernando Aramburu (che io non ho ancora letto!) però i lettori si sono appassionati al tema e hanno riscoperto questo libro.
Il titolo originale significa "Il fico", difficilmente traducibile letteralmente in italiano visto che il protagonista è più un disagiato che un figaccione... anche se le ammiratrici non gli mancano quando si diffonde la voce che sia un santone in grado di fare miracoli.
Per approfondire le difficoltà di tradurre un romanzo dallo spagnolo un romanzo imperniato di mondo basco, vi consiglio QUESTO articolo del traduttore.
Dal libro nel 2017 è stato tratto un film che, a vedere il trailer pare riesca ad essere più umoristico del libro, che a me è parso più volutamente surreale.
La recensione di L'albero della vergogna
La struttura di L'albero della vergogna è circolare: inizia e termina con due capitoli in cui la voce narrante è quella della maestra Mercedes, mentre centrale è quello in cui è Rogelio stesso a narrare la sua storia folle.
La prima impressione che ho avuto del libro è stata di non capirci nulla e la tentazione di posarlo sul comodino a tempo indeterminato è stata molto forte.
Quando la storia inizia ad essere narrata dal protagonista tutto diventa più semplice e chiaro.
Certamente non conoscere il periodo franchista ha reso la lettura un po' più difficoltosa, anche se ci sono delle note a piè pagina che sono pensate appositamente per il lettore italiano.
Il libro è indubbiamente una storia basca, ma parla di sentimenti universali tramite una storia volutamente surreale: è poco reale pensare che un uomo scelga di vivere sotto un fico per 30 anni quasi senza parlare per paura di essere ucciso da un bambino e senza pentirsi dei crimini di cui si è macchiato.
Pinilla racconta in modo insolito la guerra dalla parte dei franchisti, seppur un franchista che esce fuori dalle righe, e di una politica che è abile a far finta di non sapere nulla dei gravi fatti di cui è stata complice e mandante ed abbandona gli esecutori materiali.
Anche questo d'altra parte è la guerra, che non finisce quando si firma un trattato di pace.
Restano le cicatrici, che con il tempo si rimarginano.
Restano i segni della memoria. che hanno radici profonde come quelle di un albero di fichi, ma che caparbiamente c'è sempre qualcuno che prova a cancellare, o meglio abbattere.
Autore: Ramiro Pinilla
Anno prima pubblicazione: 2006
Pagine: 279
Dove: Gexto, Paesi Baschi
A chi può piacere: a chi vuole approfondire la storia dei Paesi Baschi e del franchismo; a chi cerca un libro che racconti la guerra ed il dopoguerra in modo insolito.
Un'altra recensione: adoro le recensioni di Read & Play perché in modo certosino creano delle playlist di ogni libro che raccontano. Unica controindicazione: in quella de L'albero della vergogna è contenuta anche (e giustamente visto che è citata) Cara al sol, che è l'equivalente franchista della fascista Faccetta nera, e potrebbe essere un po' imbarazzante se deciderete di ascoltarla in un luogo pubblico o ad alto volume a casa con le finestre aperte!
Sembra interessante.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Devo elogiare la tua preziosa ricerca della perfezione
RispondiEliminaFederica i miei complimenti sei UNICA
Un abbraccio sempre forte
Maurizio
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaNella playlist di Read and Play c'è anche Eusko Gudariak la canzone-simbolo dei combattenti baschi antifascisti durante la guerra civile spagnola.
RispondiEliminaGrazie per la segnalazione, molto interessante il tuo blog. E sono d'accordo con te ......meglio abbassare il volume e chiudete la finestra quando passa Cara El sol
@lorella: mi piace molto il loro modo originale di recensire i libri ed il loro mondo :)
RispondiEliminaCome sai, sono tra le lettrici che hanno molto amato Patria e non posso che continuare a pubblicizzarlo.
RispondiEliminaDevo dire che ho ridacchiato guardando il trailer e ho molto apprezzato la segnalazione del blog Read and Play.
In tutto ciò, anche il libro non sembra male. Annoto.
Un plauso davvero per la copertina! Magnifica!
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