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20 maggio 2020

L'albero della vergogna

Perché ho letto L'albero della vergogna di Ramiro Pinilla?
L'albero della vergogna mi è stato regalato da Claudia de Il giro del mondo attraverso i libri.
Lo avevo già puntato da un po' perché ha una copertina stupenda!

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L' ALBERO DELLA VERGOGNA, Ramiro Pinilla. Da oggi in libreria. . ●RECENSIONE● . Gabino ha dieci anni quando assiste alla morte del fratello e del padre, uccisi barbaramente dai falangisti nella sua casa di Gexto, nei Paesi Baschi. Siamo all' indomani della vittoria di Franco, il clima è di terrore, il paese sotto scacco di una milizia che uccide in nome di ideologie sbagliate. A Rogerio Cerón, uno degli assassini, abituato fino a quel giorno ad obbedire agli ordini senza interrogarsi sul perché di tanta violenza, l' orrore di quella trucidazione rimane impressa come una macchia indelebile nell' anima, che rivive attraverso gli occhi freddi e pieni di risentimento di Gabino, sicuro di una sua vendetta futura. ( no spoiler ) Passano trent' anni da quel giorno e a Gexto un uomo di mezza età, malnutrito, malvestito, vive come un eremita di fronte ad un albero di fico, pronto a qualsiasi cosa pur di proteggere un luogo che non deve essere profanato. Chi è quest' uomo? Cosa protegge con tanta ossessione? Pinilla, con una scrittura asciutta che a tratti diventa pura poesia, racconta una storia di crudeltà, di vendetta, di perdono, di sconfitte nel senso più ampio del termine, della memoria di una generazione ferita, in un romanzo dove la Storia si unisce alla storia, un romanzo crudele, tormentato, dolce ed emozionante allo stesso tempo. . Grazie a Cristina di @fazieditore sempre. . ● QUALE LIBRO HA SCATURITO IN VOI EMOZIONI FORTI? PER QUALE MOTIVO?● . #ramiropinilla #libriovunque #libri #inlibreria #giftedby #leggerechepassione #librimania #libromania #letturatime #libriamoci #librielettura1 #koob2020 #libridipillolechoice #libridipillole #le_immagini_delle_parole

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La trama di L'albero della vergogna
Gexto, Paesi Baschi. 1937: anno in cui i Paesi Baschi cadono sotto il dominio franchista.
La guerra civile è stata vinta da Franco e le rappresaglie sono all'ordine del giorno: Rogerio è un ventenne falangista abituato alle violenze di questa vita.
Tutto cambia la notte in cui, con la sua squadra, fa irruzione nella casa del maestro del paese, accusato di essere un repubblicano, lo prelevano insieme al figlio maggiore sedicenne e li giustiziano poco lontano.
Gli occhi del fratello minore rimangono impressi nella mente di Rogerio e lo tormentano: non sono occhi di un bambino che piange, ma che meditano vendetta.
Ramiro sembra impazzito e va a vivere in mezzo al nulla, costruisce una baracca, e per trent'anni si rifiuta di abbandonare il suo fico. Come mai? Che mistero si cela in quel campo?

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Le copertine de L'albero della vergogna
La Higuera di Ramiro Pinilla è stato pubblicato in Spagna per la prima volta nel 2006 ma, nonostante l'autore basco sia considerato uno dei migliori narratori spagnoli del secolo scorso, l'interessa italiano è più recente.
Dopo il gran successo di Patria di Fernando Aramburu (che io non ho ancora letto!) però i lettori si sono appassionati al tema e hanno riscoperto questo libro.
Il titolo originale significa "Il fico", difficilmente traducibile letteralmente in italiano visto che il protagonista è più un disagiato che un figaccione... anche se le ammiratrici non gli mancano quando si diffonde la voce che sia un santone in grado di fare miracoli.
Per approfondire le difficoltà di tradurre un romanzo dallo spagnolo un romanzo imperniato di mondo basco, vi consiglio QUESTO articolo del traduttore.

Dal libro nel 2017 è stato tratto un film che, a vedere il trailer pare riesca ad essere più umoristico del libro, che a me è parso più volutamente surreale.

 

La recensione di L'albero della vergogna
La struttura di L'albero della vergogna è circolare: inizia e termina con due capitoli in cui la voce narrante è quella della maestra Mercedes, mentre centrale è quello in cui è Rogelio stesso a narrare la sua storia folle.
La prima impressione che ho avuto del libro è stata di non capirci nulla e la tentazione di posarlo sul comodino a tempo indeterminato è stata molto forte.
Quando la storia inizia ad essere narrata dal protagonista tutto diventa più semplice e chiaro. 
Certamente non conoscere il periodo franchista ha reso la lettura un po' più difficoltosa, anche se ci sono delle note a piè pagina che sono pensate appositamente per il lettore italiano.

Il libro è indubbiamente una storia basca, ma parla di sentimenti universali tramite una storia volutamente surreale: è poco reale pensare che un uomo scelga di vivere sotto un fico per 30 anni quasi senza parlare per paura di essere ucciso da un bambino e senza pentirsi dei crimini di cui si è macchiato.
Pinilla racconta in modo insolito la guerra dalla parte dei franchisti, seppur un franchista che esce fuori dalle righe, e di una politica che è abile a far finta di non sapere nulla dei gravi fatti di cui è stata complice e mandante ed abbandona gli esecutori materiali. 
Anche questo d'altra parte è la guerra, che non finisce quando si firma un trattato di pace.
Restano le cicatrici, che con il tempo si rimarginano.
Restano i segni della memoria. che hanno radici profonde come quelle di un albero di fichi, ma che caparbiamente c'è sempre qualcuno che prova a cancellare, o meglio abbattere.


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All’indomani della vittoria di Franco, il piccolo paesino di Gexto, nei Paesi Baschi, è un luogo paralizzato dalla paura: rappresaglie ed esecuzioni da parte di “quelli della Falange” sono all’ordine del giorno, e poco a poco gli uomini stanno scomparendo: alcuni sono caduti in guerra, altri vengono portati via in passeggiate dalle quali non si fa più ritorno, oppure fucilati di fronte alle loro famiglie.Ma chi c’è dall’altra parte? Altri uomini. Questa è la storia di Rogelio Cerón, uno di loro, un falangista ventenne che fa quello che fa senza sapere bene perché. Un giorno uccide un maestro repubblicano sotto lo sguardo del figlio, un bambino di dieci anni; per lui niente sarà mai più lo stesso, quegli occhi gli rimarranno impressi nella memoria per sempre: occhi freddi, che non piangono, ma che promettono vendetta. Trent’anni dopo, gli abitanti del paesino si chiederanno quale mistero si celi dietro la figura solitaria del “pover’uomo della baracca”, che da molto tempo conduce una vita da eremita prendendosi cura di un albero di fico.Cosa si nasconde, realmente, sotto quell’albero? L’albero della vergogna Ramiro Pinilla @fazieditore Leggere è anche conoscenza. Approfondimento. Grazie a questo libro sono entrata nel mondo della guerra civile spagnola, nel franchismo, movimento politico dittatoriale sotto il comando del generale Franco. Oltre all’interessante contesto storico, L’albero della vergogna è un libro che parla di espiazione, di perdono, di compassione. Rogelio é un assassino, un falangista devoto, fino a quando non incontra gli occhi di un bambino, durante una delle sue uccisioni. E da quel momento, la sua vita cambierà. Non è un libro avvincente o che presenta colpi di scena: è una confessione, una devozione, che però non vi farà staccare gli occhi dalle pagine. Una scrittura decisa, scorrevole,soprattutto nei numerosi dialoghi, spesso celati da un velo di ironia. Un protagonista che imparerete a conoscere come le vostre tasche. Una lettura priva di grandi colpi di scena ma che comunque, senza far rumore, è riuscita ad incatenarmi alle sue pagine. #lalberodellavergogna #fazieditore #bookporn #consiglidilettura #bookstagrammer #books

Un post condiviso da Laura (@storia_di_una_laura_di_libri) in data:


Autore: Ramiro Pinilla
Anno prima pubblicazione: 2006
Pagine: 279
Dove: Gexto, Paesi Baschi
A chi può piacere: a chi vuole approfondire la storia dei Paesi Baschi e del franchismo; a chi cerca un libro che racconti la guerra ed il dopoguerra in modo insolito.
Un'altra recensione: adoro le recensioni di Read & Play perché in modo certosino creano delle playlist di ogni libro che raccontano. Unica controindicazione: in quella de L'albero della vergogna  è contenuta anche (e giustamente visto che è citata) Cara al sol, che è l'equivalente franchista della fascista  Faccetta nera, e potrebbe essere un po' imbarazzante se deciderete di ascoltarla in un luogo pubblico o ad alto volume a casa con le finestre aperte!

7 commenti:

  1. Devo elogiare la tua preziosa ricerca della perfezione
    Federica i miei complimenti sei UNICA
    Un abbraccio sempre forte
    Maurizio

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Nella playlist di Read and Play c'è anche Eusko Gudariak la canzone-simbolo dei combattenti baschi antifascisti durante la guerra civile spagnola.
    Grazie per la segnalazione, molto interessante il tuo blog. E sono d'accordo con te ......meglio abbassare il volume e chiudete la finestra quando passa Cara El sol

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  4. @lorella: mi piace molto il loro modo originale di recensire i libri ed il loro mondo :)

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  5. Come sai, sono tra le lettrici che hanno molto amato Patria e non posso che continuare a pubblicizzarlo.
    Devo dire che ho ridacchiato guardando il trailer e ho molto apprezzato la segnalazione del blog Read and Play.
    In tutto ciò, anche il libro non sembra male. Annoto.

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  6. Un plauso davvero per la copertina! Magnifica!

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