Claudia conosce la mia passione per l'America Latina e per le saghe familiari per cui mi ha regalato Il castello di Ipanema.
Il castello di Ipanema è un libro che permette di ripercorrere la storia di questo paese dagli inizi del '900 fino alla fine del secolo, da quando era un paese di immigrazione passando per la brutale dittatura fino agli '80.
Mi aspettavo di meglio sinceramente, anche se questo libro mi ha stuzzicato una gran voglia di conoscere meglio il Brasile.
Il capostipite, Johan Edward Jansson, sbarca in Brasile nel 1904: sarà il console svedese a Rio e con lui c'è la moglie, che ha qualche piccolo problemino perché sente le voci.
Fa costruire una casa così sfarzosa da venir considerato un castello ad Ipanema, che in quel periodo era ancora una spiaggia vergine e spettacolare.
Decenni dopo suo nipote Tavinho si troverà impegolato in un matrimonio mal combinato, si impegnerà a soddisfare i capricci della moglie e a rinnegare la sua omosessualità mentre i brasiliani fanno finta di non vedere la povertà che avanza e la dittatura sempre più brutale.
Il castello di Ipanema: te lo racconto con le sue copertine
Il titolo originale del romanzo è Nunca houve un castelo, ovvero Non c'è mai stato un castello.
La storia che Martha Batalha racconta assomiglia ad una leggenda: davvero c'è stato un castello ad Ipanema? E chi lo abitava? Questa è la storia della famiglia Jansson, i cui uomini sono altissimi tipo i watussi ma con origini svedesi.
Anche la copertina blu rimanda a qualcosa di magico e questa storia ha un po' di realismo magico, come nella miglior tradizione latinoamericana, ma senza esagerare.
Ipanema per noi, dall'altra parte dell'Oceano, è già un luogo leggendario di per sé, ci evoca le immagini della spiaggia brasiliana e gli editori giustamente ripropongono quelle immagini iconiche.
L'Ipanema che ci viene presentata all'inizio del romanzo, quando i Jansson iniziano a costruire la loro casa, è un luogo paradisiaco e dove non c'è nulla.
Generazione dopo generazione arriviamo alla famiglia di Tavinho e Estela, il classico "buon matrimonio" di facciata dove marito e moglie hanno i loro segreti.
Lui trova la forza di ammettere prima a se stesso e poi alla moglie di essere gay, ma non riuscirà mai a dirlo apertamente agli altri e si ingarbuglia in una vita di apparenze.
Lei, Estela, si fa un giovane amante, il Beto, che diventerà una delle tante vittime di tortura della dittatura brasiliana, e, non avendo il coraggio di cambiare vita, continuerà ad essere una moglie insoddisfatta, triste e capricciosa.
Questo romanzo ha tutti gli elementi per essere un bel romanzo, ma ad un certo punto diventa confusionario: tanti personaggi non ben sviluppati che nella mia mente si confondevano l'uno con l'altro e troppe tematiche che non trovano il tempo e lo spazio per sbocciare.
Autore: Marta Batalha
Anno prima pubblicazione: 2018
Pagine: 272
Dove: Rio de Janeiro
A chi può piacere: a chi ama il Sud America e le saghe familiari
Un'altra recensione: Un libro un volo fa riferimento anche all'altro libro dell'autrice, Euridice Gusmao che sognava la rivoluzione, ed è rimasta delusa. Io il suo primo libro non l'ho letto, ma non escludo di farlo perché questo Castello di Ipanema mi ha incuriosito.
Ci do un'occhiata se riesco. In passato non sono stato un grande amante della letteratura sudamericana ma da quando ho scoperto la casa editrice Sur mi si è spalancato un mondo di scrittori e libri incredibili.
RispondiEliminaCara Federica le tue scelte sono sempre perfette.
RispondiEliminaI miei complimenti
Il mio abbraccio
Maurizio
Grazie per i tuoi consigli di lettura.
RispondiEliminaSerena domenica.