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30 dicembre 2015

Bignami MMXV

Che anno strano il 2015, un anno breve di soli 10 mesi ed un anno in cui tutto mi pare sia trascorso lentissimo e alle volte quasi stagnante. Fermarsi a fare il punto su quello che è capitato è la strategia che uso per focalizzare la mia attenzione sulle cose belle che ho e smettere di frignarmi addosso.

Gennaio e febbraio del 2015 in realtà fanno parte del mio anno argentino e quindi si inizia da marzo.

Marzo: è stato il mese del rientro, del riprendere le proprie piccole grandi abitudini, ma anche del sentirsi con il cuore ancora da un'altra parte. No, non è facile rientrare a casa, anche se lo si è desiderato tanto.
Certe amicizie sono infinite <3
Aprile: ho ripreso ad andare al cinema, ma proprio tanto, per tutti i film che quando vivevo fuori Mendoza non avevo avuto voglia di muovermi e andare in centro a vedere.

Maggio: gita a Gardaland riuscitissima: una delle giornate più divertenti di tutto l'anno! ma non so se chi è venuto con me può dire altrettanto.

Giugno: purtroppo quando uno cammina sul filo del rasoio finisce per cadere ed è quello che è successo ad una persona a cui voglio molto bene :(

Luglio: la mia estate è stata un'estate al mare tra lavoro in Sardegna e Liguria: stancante ma abbronzante, per quanto concesso a una mozzarella come me!

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Isola Gallinara (SV)

Agosto: una breve vacanza in Calabria per andare a trovare un amico... e mangiare la parmigiana di melanzane in spiaggia!
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Cattolica di Stilo (RC)
Settembre: a settembre ho letto un libro bellissimo Ho paura torero, una lettura breve ma di quelle che ti restano dentro per molto tempo.

Ottobre: Expo. 4 lettere che dicono tutto.

Novembre: che mese strano! un mese di cose inattese che sembravano opportunità e non lo so se lo sono!


Dicembre: si è sposata la mia amica S. ed è stato bellissimo aiutarla a preparare tante cosette...


E ora 2016... stupiscimi!

28 dicembre 2015

Terapia di coppia per amanti


Terapia di coppia per amanti ha un titolo magnetico: cosa c'è di meglio di un ossimoro (o presunto tale) per attirare l'attenzione di un lettore? Da quando gli amanti se ne vanno in terapia? Cosa c'è di più frivolo e instabile dell'essere amanti e privi di legami?

Ho deciso definitivamente che volevo leggerlo quando ho ascoltato in radio un'intervista della Littizzetto a Diego De Silva, l'autore.

Cosa mi è piaciuto tanto di Terapia di coppia per amanti, oltre titolo e copertina?

  • l'alternarsi dei punti di vista di Viviana e Modesto, che vivono la stessa storia, vogliono la stessa cosa e non riescono a dirselo
  • la situazione inusuale: la coppia in crisi non è quella di marito e moglie, ma quella degli amanti. Marito e moglie son sullo sfondo, piatti, perché già da tempo non fanno più parte del mondo di Viviana e Modesto
  • i protagonisti così ben caratterizzati, a partire dai nomi: Modesto Fracasso, musicista ironico ed eternamente indisposto a prendere una decisione, Viviana diretta complicata e determinata.
  • Il terapeuta, che avrebbe bisogno di una mezza terapia pure lui.
  • L'ironia che mantiene il ritmo della storia, nonostante ci sia tanta sofferenza tra quelle righe.
  • L'avermi fatto riscoprire una bellissima canzone, che ora mi è rimasta impigliata in testa... (c'è tanta musica in questo libro):


Questo libro è proprio carino, ma sconsiglio vivamente di regalarlo ai propri compagni... a meno che si voglia lanciare loro un messaggio ben specifico!

24 dicembre 2015

I marmocchi di Agnes Browne

Quando ho comprato I marmocchi di Agnes son andata un po' per esclusione: c'era un grande cesto nella libreria con una promozione se compravi due libri. Io avevo già scelto Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve e  I marmocchi di Agnes  son finiti nella mia borsa da spiaggia per puro caso. Talmente per caso che nemmeno sapevo che non fosse il primo libro di una saga, ma questo non mi ha guastato la lettura.

Mi son persa, ma giuro che prima o poi recupererò, le avventure di Agnes Browne ragazza e Agnes Browne mamma e ho conosciuto la signora Agnes Browne già vedova e con sette figli da crescere e un trasloco da affrontare.
Siamo a Dublino nel 1970, dove si tracanna sidro come fosse acqua (o caffé in Italia o mate in Argentina) e la famiglia Browne sta per lasciare le sue certezze della sua casa malmessa nel centro di Dublino per essere trascinati in una casa più confortevole ma in periferia.
Questo evento, che sconvolge tutti gli equilibri degli abitanti di casa, non è certo atteso con il sorriso sulle labbra né da grandi né dai piccini, ma alla fine tutti troveranno un loro nuovo modo di stare al mondo: per la serie non tutti i mali vengono per nuocere.

I personaggi sono tutti ben caratterizzati che quasi ti sembra di conoscerli, i luoghi così ben descritti che ti verrebbe voglia di prendere e andare a Dublino seduta stante e tutto è scritto con una tale maestria da risultare divertente e molto scorrevole.

A me è piaciuto un sacco e nel 2016 voglio leggere tutti gli altri libri, ma ho bisogno di un consiglio da chi ha già letto la saga: da cosa devo iniziare? Agnes Browne ragazza o mamma? Qual è il vero primo libro della  serie?!?

22 dicembre 2015

Suite Francese

newton-suitefranceseQuando un libro resta con me per troppo tempo significa che c'è qualcosa che non va tra di noi: sono
una lettrice ingorda che fagocita ciò che più le piace.
E con Suite francese non è andata bene: l'ho iniziato in spiaggia quest'estate, scelta assai poco azzeccata, e finito ad Expo ormai agli sgoccioli.

Ero partita con tante speranze per questo libro:

  • Strawberry lo adora e io di solito adoro ciò che adora Strawberry
  • Il Ballo della stessa autrice mi era sembrato un ottimo assaggio preparatorio per leggere qualcosa di più consistente della Irene Nemirovsky
  • la mamma dopo aver visto il film mi ha solo detto che la storia era magnifica.
Eppure non è scattata la scintilla. Nulla di fatto.

Il libro stesso di per sé ha una sua storia, tragica: la scrittrice lo aveva pensato come la raccolta di 5 romanzi sull'occupazione tedesca in Francia ma, alla fine del secondo, la Nemirovsky è stata arrestata e deportata ad Aushwitz, dove poi è morta. La sua opera risulta quindi incompiuta ma i due romanzi che lo compongono, Tempesta di giugno e Dolce, sono completi.

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Tempesta di giugno è il primo dei due romanzi e vede come protagonisti i cittadini parigini che, spaventati dall'attesa presa della capitale, iniziano a fuggire verso le campagne, dove sperano di essere più sicuri. In quelle pagine si legge l'angoscia, la si sente sulla pelle e quasi ti toglie il respiro. Se uno poi è in grado di provare un briciolo di empatia, non può immergere la testa tra le righe come uno struzzo e non pensare che i protagonisti di quelle stesse pagine, ambientate nemmeno 100 anni dopo, avrebbero nomi siriani.

Dolce invece è la storia di un amore tra una sposa triste con la passione per i libri e un soldato tedesco di istanza nel suo paesello. Rispetto all'altro romanzo ha molto più ritmo e quindi mi ha appassionato maggiormente. Oltre ad essere scritto benissimo, la Nemirovsky scrive qualcosa di terribilmente scomodo: il nemico quando lo si conosce smette di essere tale, ma è terribilmente complicato e complesso renderlo amico. 

E' un romanzo che merita di essere letto, ma sappiate che non sarà una di quelle letture che vi toglieranno il fiato per aspettare di vedere come va a finire.
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Se ti interessa la storia di Parigi durante la Seconda Guerra Mondiale, hai visto il film Diplomacy - Una notte per salvare Parigi?

20 dicembre 2015

Purgatorio


Nel biglietto che accompagnava i due libri di Tomàs Eloy Martìnez c'era scritto "letto uno sono certo che non potrai fare a meno di leggere anche l'altro".

Santa Evita è la sua opera più conosciuta e tradotta in tutto il mondo, Purgatorio è la sua opera ultima. Ed è bellissimo, uno di quei libri per cui trepidi per i protagonisti, sospiri, gioisci e soffri con loro fino all'ultima riga.

Il Purgatorio è un luogo di passaggio, un posto dove si aspetta, un non-luogo.
La vita di Emilia Dupuy è così: una non-vita, un'attesa infinita di ritrovare il marito desaparecido, come tanti giovani durante la dittatura in Argentina. Emilia è una non-figlia di un uomo molto influente perché il padre non l'ha mai amata davvero e sua madre è vittima di una demenza tale per cui nemmeno la riconosce più e, soprattutto, è una non-vedova: durante i processi successivi alla fine della dittatura è stato appurato che il suo Simon è stato ucciso, ma lei non-crede a questa verità e lo aspetta.
Emilia, come molti giovani argentini in quegli anni, emigra alla ricerca di Simon nei luoghi in cui anche lo stesso autore è stato: Caracas in Venezuela e infine negli Stati Uniti.
Proprio in una cittadina del New Jersey Emilia incontra suo marito, morto da 30 anni.
Fin dalle prime righe è chiaro che qualcosa non quadra: Simon è rimasto così com'era, su di lui il tempo non ha fatto alcun effetto: "Era rimasto fermo ai suoi trentatré anni, e perfino gli abiti erano quelli di allora. Portava pantaloni a zampa di elefante che nessuno si azzardava più a usare..."

A chi può piacere:

  • a chi ama la storia Argentina. Se poi ha già letto Santa Evita andate sul sicuro.
  • a chi ama i grandi amori, quelli che resistono al tempo
  • a chi si cerca un romanzo da leggere tutto d'un fiato

19 dicembre 2015

Almeno il cane è un tipo a posto

Avete un ragazzino a cui dovete fare un regalo e volete regalargli un libro?

Io non sono un'esperta di libri per ragazzi, ma Almeno il cane è un tipo a posto mi è piaciuto un sacco.
Mi è capitato tra le mani perché ero incuriosita dal nome dell'autrice, Lorenza Ghinelli, e mi ricordavo che Katiu ne aveva parlato bene dei suoi libri.

A prima vista potrebbe essere uno di quei libri che non mi piace perché ha troppa carne al fuoco: il bullismo, la bulimia, la separazione dei genitori, l'omosessualità, l'alcolismo, la violenza domestica. Ad uno verrebbe da dire "Eh che cavolo, un concentrato di sfighe che non finisce mai".
Invece quest'insalata russa di problemi non risulta affatto pesante, perché la Ghinelli riesce a calibrare bene l'ironia con cui tocca questi temi: io ho sorriso parecchie volte e, credo, potranno farlo anche i ragazzini.
E' un invito a parlare, a confrontarsi e provare ad andare oltre le maschere che le persone, grandi e piccine, indossano: un bel regalo, no?

L'autrice poi è stata così gentile che mi ha anche concesso un'intervista, che trovate QUI.

16 dicembre 2015

Quattro zampe e un amore

L'ho letto dalla Lettrice rampante, che parlava di consigli per regalare libri a Natale: "In ogni caso, state tranquilli. Nessuna amicizia è mai finita per un regalo sbagliato, libro o non libro!".
Questo libro, ricevuto in dono, ne è la prova: uno sa che ti piace leggere, sa che se vedi un cane vai in brodo di giuggiole, fa 2+2 e ti regala Quattro zampe e un amore di Edoardo Stoppa, un inviato di Striscia. Due più due non fa sempre quattro e la lettura è uno di quegli ambiti dove la matematica stride.

Da cosa iniziare?
La trama è imbarazzante: c'è un ragazzino che ama il suo cane e quando questo viene investito diventa praticamente anafettivo. Cresce e vive nella sua bolla luccicante della Milano-da-bere fino a quando un evento traumatico lo convince a partire: dopo una breve sosta a Londra si ritroverà in India e Nepal, la classica meta di chi ricerca se stessi. Lì troverà un altro cane e riuscirà a iniziare la sua nuova vita, basata su valori veri.
La fiera delle banalità e scritte male: il libro ovviamente è stato pubblicato solo ed esclusivamente per la popolarità del personaggio televisivo, ma cacchio un editor alla Mondadori non ce l'avevano?! 
mappa creata grazie all'app Cityteller

Claudia più volte mi ha detto che non sapeva come facessi a non mollarlo lì e passare a qualcosa di più interessante... mentre avanzavo tra le pagine di questo libro pensavo che almeno quest'anno non mi scervellerò per decidere qual è stato il libro peggiore dell'anno nel solito meme di fine anno!

Se volete regalare invece un bel libro per chi ama i cani, divertente e commovente, vi consiglio Io & Marley: certo è un po' un classicone, forse un titolo scontato, ma prendetelo in una libreria dove poi l'interessato potrà cambiarlo... voi avrete comunque fatto bella figura! 
Katiu invece suggerisce anche un altro classicone Il richiamo della foresta... e voi cosa mi consigliate?


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ps. c'è un giveaway fantastico da Minerva: libri in regalo... io partecipo, voi?


13 dicembre 2015

Un certo Lucas

-Fede, ho letto un libro stranissimo di un argentino pazzo... parla anche di Mendoza e delle sue acequias! Devo fartelo leggere!

Ed è così che Un certo Lucas di Julio Cortazar con la sua copertina gialla bellissima è finito nella mia borsa, in valigia, sul comodino, in macchina, in bagno...

La mia conoscenza della letteratura argentina era abbastanza scarsa fino a 2 anni fa, ma di Cortàzar appena arrivata in Argentina me ne son subito accorto. Che sia chiaro, non è che se ne parlasse ogni due per tre ma nel 2014 ricorreva il centenario della nascita e ogni tanto c'era qualche evento che ci faceva riferimento.

Cortazar è quello lì che si vede poco.
mostra fotografico "Pepe era una fiesta".
Villa Ocampo, Buenos Aires
Purtroppo come lettrice onnivora io ho solo una certezza: i racconti non fanno per me. Mi spiace, non riesco ad apprezzarli e mi stufano.

Un certo Lucas è qualcosa di più di una serie di racconti: il protagonista è sempre lo stesso stranissimo protagonista, questo Lucas, e le sue elucubrazioni e le sue mille stranezze.
Eravamo partiti bene perché il primo racconto, quello dell'Idra (che si può leggere qua), mi era strapiaciuto ma piano piano il mio entusiasmo si è ammosciato e il libro l'ho preso-posato-ripreso-insistito per andare avanti.

E quindi no, il primo incontro con Cortàzar è andato maluccio.
E ci son rimasta male e ho cercato qualcos'altro di suo: ho scoperto che come poeta quell'uomo dallo sguardo affascinate che ti fa sciogliere mi piace, mi piace un sacco!

Tanto lontano da te
come un occhio dall’altro,
da quest’accolta avversità
nascerà lo sguardo che finalmente ti meriti.

Julio Cortázar, Se devo vivere senza di te

11 dicembre 2015

My little China girl

my-little-china-girl

Si dice che la lettura sia il viaggio di chi non può prendere un treno e secondo me è verissimo: io non ho mai desiderato di andare a Pechino, ma con questo libricino che mi ha prestato Claudia ora ne ho conosciuto un pezzetto in più. Mi è venuta voglia di andarci? Neanche un po'... ma il libro mi è piaciuto!

L'autore è Giuseppe Culicchia: è un nome che conosco perché scrive degli articoli molto carini per TorinoSette e perché avevo letto Ameni inganni, un libro che definire orrido è poco.

My little China Girl è "un reportage su Pechino che poi diventerà un libro su Pechino" per la EDT, la casa editrice che pubblica le sempre-siano-lodate Lonely Planet in italiano.

Ora potrei raccontarvi che cosa visita Culicchia, ma è un tour abbastanza classico di quello che si può vedere in Cina: vi consiglio di leggere questo libro con il telefono vicino a voi per poter cercare le immagini di quello che lui vede e racconta...
Il Tempio del Cielo a Pechino
Fonte Web
Vale la pena di leggerlo perché racconta con simpatia un paese con una cultura lontanissima dalla nostra e con gli occhi di un italiano: cibi strani (i cinesi mangiano davvero la qualunque), nebbia soffocante che si taglia con un coltello, fiumi di biciclette e la schifosissima abitudine di sputare come lama ovunque!

Quello che più mi ha colpito è quello che Culicchia, credo, davvero ricerchi da questo viaggio: certo vuole vedere i monumenti, i templi, provare la cucina locale ma in realtà vorrebbe capire chi sono davvero i cinesi!
I cinesi-veri non sono quelli che friggono anche le suole delle scarpe: Calla, la guida che ovviamente non sa dire la erre, spiega che fliggele fa male e i ristoranti cinesi in Italia friggono solo perché gli italiani si son convinti che i cinesi mangino fritto e quindi vogliono mangiare quello.
Culicchia vorrebbe conoscere i posti che frequentano davvero i cinesi: come è possibile che la guida lo porti nei centri commerciali? Quando riesce a farsi portare nella via degli antiquari però ci resta davvero molto male: non si trovano cose originali, ma solo copie in serie di cose vecchie... com'è possibile?
"Vede, una volta tutti questi antiquali non c'elano. Ce li abbiamo messi quando abbiamo capito che voi occidentali celcate cose vecchie. Ma le cose vecchie che vendono questi antiquali sono pel la maggiol palte imitazioni di cose vecchie che noi avevamo buttato, lealizzate pel venile incontlo al vostro bisogno di vedele la Pechino autentica."

My little China Girl, a chi può piacere?

  • a chi ama viaggiare tra le pagine di un libro
  • a chi è stato a Pechino o ci andrà o desidera andarci: una piccola infarinatura con qualche utile consiglio di viaggio.

09 dicembre 2015

Un caldo Natale

Fonte: Fran
Se c'è una cosa che ho sempre odiato, son i Babbi Natale appesi alle finestre.


babbo-natale-valparaiso
Una finestra di Valparaiso
Ma solo perché non ero mai stata in Cile, nelle vacanze di Natale.

Voi immaginatevi quello stesso povero Babbo Natale imbacuccato e appeso ad una finestra con 30 e più gradi.

Giuro che quest'anno non mi lamenterò più del freddo!

08 dicembre 2015

Le cortesie dei mie viaggi

E' tornato il Senso dei miei viaggi e io son felice come una Pasqua.
Francesca del blog Non chiamatemi turista ha scelto un tema stupendo: le cortesie. Piccoli gesti che non costano granché a chi li fa, che magari nemmeno più se li ricorda e invece rimangano una coccola indelebile nel cuore di chi li riceve.

Toscana, estate 2003
In Toscana il sole tramonta sul mare
Prima vacanza da sola con le amiche, prima sfiga e prima grande cortesia ricevuta. 
Il gestore del campeggio ci aveva detto che il campeggio non era vicinissimo alla stazione, ma facilmente raggiungibile. Quando siamo scese dalla stazione, in mezzo al nulla, abbiam scoperto che il campeggio era in culonia (i francesismi in quella situazione erano banditi!). Una signora a cui avevamo chiesto qualche informazione obbligò il marito a portare noi e i nostri valigioni fino al campeggio e con un sorriso ci disse "Ho una figlia appena più piccola di voi e vorrei che se si trovasse in difficoltà qualcuno potesse darle un piccolo aiuto". Mai più rivista (ovviamente non siamo potute uscire dal campeggio per tutta la vacanza) ma vorrei abbracciarla ancora adesso!


Roma, 2014
roma-sant'agnese
Roma, Piazza Navona
Maruzza mi ha dedicato una mattinata del suo tempo e mi ha fatto da guida nella Capitale. Conoscere una blogger è sempre un piacere, visitare una città con una quasi-autoctona è una bellissima opportunità... ma se la blogger quasi-romana è anche un'architetto la cosa è ancora più interessante!


Santiago-Cile-museo-belle-arti
Interno del Museo Bellas Artes di Santiago del Cile

Ho conosciuto Anna e Maite in un ostello infestato da maleducati in Cile: loro sono due delle tante architette spagnole che vivono a Santiago. Siamo andate a cena insieme e mi hanno detto "se passi da Santiago, chiamaci" e una volta lì loro hanno insistito perché mi fermassi a dormire a casa loro! Non ho una foto con loro, ma la loro gentilezza mi resterà nel cuore!

06 dicembre 2015

Taxi Teheran

In me vivono due Federiche: una che è sinceramente interessata a cose impegnate e l'altra che è la casalinga di Voghera. Devo parlarne con la mia psicologa online e chiederle se sono bipolare :)

Commenti sparsi su Taxi Teheran a luce accesa:

- Se Taxi Teheran ha vinto l'Orso d'oro a Berlino un motivo c'è e si capisce nell'ultimissima scena!

- Il premio l'ha ritirato la nipotina del regista e protagonista del film: a lui è negato il diritto di lasciare l'Iran (se non per andare alla Mecca o per gravissimi motivi di salute) e di girare i film. La bambina nel film ha un ruolo centrale: a scuola la maestra le ha chiesto di girare un documentario realista, ma con tutta una serie di divieti e regole che rendono impossibile farlo per davvero.
- A Jafar Panahi, il regista, è stato vietato di fare il suo lavoro: fare il regista. Con un atto di grande coraggio, Panahi infrange questa regola e gira clandestinamente un film interamente dentro un taxi: tutti i passeggeri che salgono sulla sua macchina (e che sono stilizzati nel poster) hanno qualcosa da raccontare per illustrare qual è la situazione in Iran: la pena di morte, le difficoltà delle persone comuni, la libertà di espressione, il divieto per le donne di andare allo stadio...


Commenti sparsi su Taxi Teheran a luci spenti:
Lento, lento, lent... zzzzzzzzzz!
Il film è pensato come un documentario di denuncia e il ritmo non è propriamente una priorità per il regista.

Film consigliato:
A chi è fortemente interessato a conoscere qualcosa di più della situazione in Iran,
A chi si appassiona ai temi dei diritti civili,
A chi cerca un classico film da cineforum.

Se vuoi scoprire un po' di Iran potrebbe interessarti:
il libro reportage Un'estate a Teheran


Per avere un'altra opinione su questo film: la recensione di Claudia

03 dicembre 2015

Il cammino immortale. La strada per Santiago

Il mio cammino e quello di Jean-Cristophe Rufin, ambasciatore francese in Senegal, han ben poco in comune.

Partiamo dal percorso: lui orgogliosamente sceglie il Cammino del Nord, che è il cammino originario che porta a Santiago. mentre io ho fatto parte del cammino francese, che lui si snobba definendolo "l'autostrada dei pellegrini, la via più frequentata e diretta, su cui ogni giorno si riversano centinaia di persone".
Seguire il cammino di Rufin con l'app Cityteller è stato molto divertente
Io mi son messa in cammino ad agosto, ovviamente tra i mesi più battuti per giungere fino a Santiago, lui sceglie la primavera.
Oltre allo zaino si carica in spalla pure una tenda, per fare una situazione ancora più in solitaria, mentre io son partita con quattro amici. Età differenti, allenato, lui cercava "niente, e l'ho trovato". Io, assolutamente a-sportiva, cercavo conferme e le ho trovate.

libro-cammino-santiago
A me e Meringa piace leggere sedute per terra sui gradini al sole
Ci sono delle cose che solo chi ha fatto il Cammino capisce, con qualunque spirito sia partito e in qualunque modo sia arrivato:


"La differenza con il Cammino è che Compostela non è una punizione, ma un'impresa volontaria. Perlomeno, così si crede, benché tale opinione sia rapidamente contraddetta dall'esperienza. Chiunque marcia sul cammino finisce prima o poi col pensare dell'esservi stato condannato"



Rufin mantiene fin dalle prime pagine del libro uno sguardo ironico sulle piccole e grandi manie che colpiscono i viaggiatori: io ho sorriso un sacco pensando a come i pellegrini per essere frugali si autopuniscano pensando mille volte se spendere un euro in più oppure fare ancora km e km prima di fermarsi a mangiare!

Qualche tempo fa ne parlavo con Francesca, gran viaggiatrice, di come per il Viaggio per eccellenza per me sia stato il Cammino perché è l'esperienza in assoluto più arricchente che abbia mai fatto.

Di libri sul cammino di Santiago ce ne son a bizzeffe perché è un'esperienza così totalizzante che molti quando tornano sentono la necessità di condividerla.
Avevo letto un altro diario di un ragazzo che aveva fatto il Cammino, "Vado a fare due passi", e di averne sfogliati alcuni in libreria, ma "Il cammino immortale" ha una marcia in più ed è quella dell'ironia.

cammino-santiago
Sarà un ottimo regalo di Natale per chi ha fatto il Cammino di Santiago, qualsiasi strada abbia scelto, e sarà assai gradito da chi pensa di mettersi uno zaino in spalla e seguire le frecce gialle.
Unica controindicazione: fa venire una voglia spasmodica di ripartire, subito, ahimè e quindi pensateci bene di leggerlo se avete già fatto un cammino!

02 dicembre 2015

Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve

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Alan Karlsons, vorrei farle sapere che lei è stato il miglior compagno di viaggio immaginabile quando quest'estate ero in colonia, quando ero stanca ma in spiaggia non dormivo perché volevo sapere che cosa avrebbe combinato, ancora!
Signor Karlson le sue avventure non iniziano e non finiscono quando il giorno del suo centesimo compleanno decide di scappare in pantofole e con pochi soldi in tasca dalla casa di riposo in cui è stato rinchiuso ricoverato. Certo, il fatto che derubi un membro di una pericolosissima gang criminale svedese mette un bel po' di pepe alla sua storia!
Ma lei in cento anni ne ha viste di cotte e crude e, come un Forrest Gump scandinavo, ha incrociato presidenti e personaggi che hanno fatto la storia di mezzo mondo: leggere le sue avventure è molto più divertente del manuale di storia contemporanea!
Con la leggerezza propria di chi non si è accorto di nulla ci fa fa il giro del mondo e della storia regalandoci momenti frizzanti di grande ilarità.

Cari lettori e lettrici, non solo vi straconsiglio di leggere questo libro ma secondo me è un ottimo regalo... ma che vi consiglio di non bruciarvi già con i regali di Natale.
Io me lo terrei buono per un compleanno, quando potrete augurare a qualcuno a cui tenete molto di vivere fino a cent'anni ed oltre con la stessa voglia di scoprire il mondo del signor Karlson: io è proprio per questo motivo che l'ho regalato a Claudia (che l'ha letto e recensito qui)!


30 novembre 2015

è arrivata mia figlia

La trama di E' arrivata mia figlia è facile da spiegare perché è una storia comune: comune nel senso che è estremamente frequente in certi paesi e, se ben vogliamo pensarci, anche nel nostro.

Siamo in Brasile, San Paolo, e Val è una donna che fa la tata tuttofare in una famiglia molto benestante. Per questo lavoro ha lasciato la sua casa nel nord est del paese e soprattutto Jessica, la sua bambina ancora molto piccola. Nella villa di San Paolo Val cresce il piccolo Fabinho con tutto l'amore che ha, ma negli anni il suo rapporto con Jessica si affievolisce fino a sparire... fino a quando Jessica annuncia che sta arrivando a San Paolo per provare il test di ammissione alla facoltà di Architettura ed è pronta a mettere a soqquadro la vita di sua madre e dei suoi padroni.

Il film è una commedia prodotta in Brasile e ha vinto il premio della giuria a Berlino e senza diventare mai troppo pesante, anzi facendo sorridere, offre molti spunti di riflessione, come dimostra il fatto che il titolo è stato tradotto in lingue differenti con espressioni differenti.

E' arrivata mia figlia, in italiano, punta l'attenzione sullo sconquasso che l'arrivo di Jessica crea nella famiglia: Val si è abituata ad una serie di regole non esplicate e cortesie che sottolineano come lei sia una persona "quasi di famiglia". Dove quel "quasi" però significa "al servizio" e non è un lavoro, ma un atteggiamento che Val ha reso suo quando lavora e quando vive il suo poco tempo libero.
Per Jessica tutto questo è inconcepibile!





Il titolo originale in portoghese è Que horas ela volta? (A che ora torna?) e punta l'attenzione su Fabinho che cresce estremamente viziato dalla sua tata, che però non è la sua mamma. La signora Barbara è troppo concentrata sulla sua carriera per potersi permettere di dedicare attenzioni quotidiane al figlio. Fabinho ha la stessa età di Jessica ma mentre lei è una ragazza sveglia e autonoma, seppur con tutti i suoi casini, lui è ancora un bambinone insicuro ed inconcludente.







In inglese/francese/spagnolo si è posto l'accento sulla figura di Val con l'espressione "una seconda madre". Val infatti fa molto di più del suo lavoro: non si limita a far le pulizie e badare alla casa e al bambino, ma diventa una seconda madre. In qualche modo ruba il posto alla vera mamma di Fabinho, come lei ha dovuto rinunciato al suo posto accanto alla sua bambina.







Il poster migliore del film per me è quello inglese, anche se forse è il meno accattivante di quelli trovati in rete. Si vede c'è Val dietro un vetro intenta a pulirlo con il suo immancabile grembiulino: non la si vede in volto.
Nessuno nella casa della famiglia ricca ha cercato di capire chi fosse davvero Val. Val è una sconosciuta anche per sua figlia, che non vede da moltissimi anni e Val è una sconosciuta anche per se stessa e solo con lo scossone che le darà l'arrivo della figlia riuscirà a mettersi sulla strada per ritrovare Jessica e se stessa.

Un consiglio: passate a leggere la recensione di Claudia e poi recuperate questo bel film!




27 novembre 2015

Io che amo solo te

Con il mio classico tempismo, ora anche io ho letto Io che amo solo te. In ritardo anche per l'uscita del film con Scamarcio, ormai. E che delusione! Sapevo che era un libro leggero e che parlava di un matrimonio pugliese, pensavo fosse molto carino visto il gran parlare che se ne era fatto.
Una foto pubblicata da Federica (@federica_zucca) in data:

Non mi stancherò mai di ripetere che scrivere un libro leggero e fatto bene non è roba da tutti e qui c'è troppa carne al fuoco per poter funzionare:
-gli sposi non poi così convinti del grande passo che devono fare,
-una storia vecchia come il cucco tra la madre della sposa e il padre dello sposo
-e poi, per non farci mancare nulla, pure il figlio gay che deve fare outing.
Di Luca Bianchini avevo letto anni fa Ti seguo ogni notte e lo avevo trovato terribilmente stereotipato e poco interessante, ma avevo attribuito questo giudizio al fatto che l'autore a quell'epoca fosse ancora un po' acerbo!
Io che amo solo te non ha più queste scusanti: io con Luca Bianchini ho chiuso, non ci sarà un due senza tre!

24 novembre 2015

Evita Peron & l'arte argentina

Capita di vedere spuntare Evita su qualche murales in Argentina, come vi dicevo, quando e dove meno te lo aspetti.
In realtà Evita è nelle mani degli argentini tutti i santi giorni: infatti il suo profilo è stampato sui "nuovi" 100 pesos, che son il taglio di banconota più grande in circolazione e che corrispondeva a circa 7 euro, un anno fa.

Evita compare nei luoghi più turistici di Buenos Aires: eccola affacciarsi da un balcone de La Boca con Gardel, il re del tango, e Maradona, il re del pallone.
statua-evita-boca

Quando uno si trova sulla gigantesca Avenida dell'Obelisco di Buenos Aires, non può evitare di chiedersi che cosa sia il palazzo dove troneggia una gigantesca e combattiva Evita Peron con il suo chignon basso!
Fonte web
Evita la potrete incontrare spesso anche all'interno dei musei. oltre ovviamente in un museo interamente a lei dedicato. 

Per esempio nella bellissima mostra dedicata ad Antonio Berni compare una bellissima bionda dei cartelloni pubblicitari, si dice che sia un'Evita benevola, quasi Santa, che guarda le periferie dove esercita il suo mestiere Ramona, la protagonista delle opere di questo artista. Ancora mi mangio le mani per non aver comprato il taccuino con questo quadro al negozietto del museo!
Antonio Berni, La gran tentaciòn o la gran ilusiòn, 1962
Mi è capitato di entrare a Cordoba al Museo de Bellas Artes e raccontare alla signora della biglietteria che ero stata a Buenos Aires alla mostra di Berni: forse avevo gli occhi che mi brillavano perché anche lei si è animata un sacco. Mi ha consigliato di soffermarmi a guardare questo quadro di un amico di Berni: c'è la mamma bambina di Juanito Laguna per mano ad Evita e sullo sfondo i bombardamenti della Casa Rosada.
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Daniel Santoro, Eva Peron y la mama de Juanito Laguna en su ultimo paseo
Davanti ad una grande terrazza, scelta non casuale, ci si imbatte poi in una statua di Evita, facilmente riconoscibile perché ha i capelli biondi raccolti in uno chignon basso. La scultura di Evita mi ha subito affascinato: tantissime tessere di un mosaico di vetro che la rendono luminosa, quasi ipnotica. Poi mi son avvicinata e ho letto l'anno della creazione: 2014.
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Luciana Bertolini, Eva en el Balcòn
A più di sessnt'anni dalla sua morte Eva continua ad ispirare artisti ed essere presente nella vita degli argentini. E pensare che durante la dittatura era addirittura proibito nominarla o tenere sue immagini in casa: forse anche questa forma di proibizionismo ha contribuito ad aumentare il mito di una donna che si credeva santa ancora prima che spirasse.
“Non voglio che la gente mi dimentichi, non permettere che mi dimentichino”. 
 E ora? Ieri per l'Argentina c'è stata una (presunta) svolta: dopo 12 anni di governo filoperonista, ha vinto Macri, un esponente di "centro-destra". Cambierà anche la percezione della figura di Evita?!?

22 novembre 2015

Leviathan

Questo è un blog per personali normali, su per giù.
Immagino che quando cercate la recensione di un film, la maggior parte delle volte lo facciate per avere spunti per una prossima visione oppure per sapere se un film che avete già visto è piaciuto anche ad altri. Correggetemi se sbaglio.

Nel poster post Cannes 2015 brillano giudizi come "potentissimo, meraviglioso, magnifico".
Ora ve lo racconto io come è Leviathan, che non sono una cineasta ma una mezza casalinga di Voghera.

Siamo in Russia, una cittadina sperduta ben su al nord: un posto dove oltre a bere litrate di vodka non c'è molto da fare. Bellissime fotografie, tanta natura ma io non riuscivo a pensare ad altro che "Non ci starei 2 ore in quel posto lì". Il film, per la cronaca, dura 130 minuti!



Più di 2 ore per raccontare che vivere in Russia mica è facile, che fosse solo il freddo il problema!
Che la corruzione arriva ovunque, anche dove c'è una famiglia semplice con i suoi problemi, ma relativamente serena.
C'è questo sindaco ciccione e viscido che, sotto lo sguardo del ritratto di Putin, organizza i suoi porci comodi e vuole fregare a Kolia il suo pezzo di terra, distruggere la sua casa e costruirci un albergo (ma per chi???? - domanda fuori luogo!).  Kolia non si arrende e si fa aiutare da un vecchio amico, avvocato di Mosca. Le cose poi precipitano da tutti i punti di vista, personale e politico. E il povero Kolia si prende una bella in***ata, la moglie non ne parliamo e l'avvocato tante botte!


C'è anche un giallo in questo film: io, per non saper né leggere né scrivere, avrei tagliato un po' della prima parte e avrei lasciato più spazio a questo aspetto, rendendo il film un po' più movimentato ed accattivante. Avrei anche tagliato un po', che il dono della sintesi ai tempi di twitter è una cosa da imparare e praticare.

Se ve lo consiglio? Solo se per qualche motivo volete avere uno spaccato della Russia di oggi, che comunque Leviathan è un filmone che in patria è stato censurato ed ha avuto i suoi bei casini,,,, e questo mi fa pensare che forse racconta una realtà vera!

Ora son curiosa di sapere il parere di Claudia, che tra un cioccolatino e l'altro è rimasta sveglia tutto il tempo con me!

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Non ci azzecca nulla con questo film (o forse sì, chi lo sa dove arriva il braccio di Putin!) ma dopo i fatti di ieri in Mali vi ricordo questo docu-film Timbuktu. E' roba pallosissima, ve lo dico già. Ma davvero dà l'idea che cos'è il Mali

20 novembre 2015

Parlano poco gli alberi, si sa.

Io lo sapevo che la pacchia dell'estate di San Martino sarebbe durata poco: allora ho fatto una foto, cercato una poesia e ho pensato che l'avrei pubblicata quando l'autunno sarebbe tornato ad essere grigiastro. 

Se le mie gambe seguissero il mio cuore e il mio cuore seguisse la poesia oggi sarei al caldo in Venezuela. Mi sto lentamente innamorando di Eugenio Montejo, ma Pablo non temere che al primo posto ci sei sempre tu <3





Parlano poco gli alberi, si sa. 

Passano tutta la vita meditando 
e muovendo i loro rami. 
Basta guardarli in autunno 
quando si riuniscono nei parchi: 
soltanto i più vecchi conversano, 
quelli che donano le nuvole e gli uccelli, 
ma la loro voce si perde tra le foglie 
e assai poco percepiamo, quasi niente.
È difficile riempire un piccolo libro 
coi pensieri degli alberi. 
Tutto in essi è vago, frammentario. 
Oggi, ad esempio, mentre ascoltavo il grido 
di un tordo nero, di ritorno verso casa, 
grido ultimo di chi non attende un'altra estate, 
ho capito che nella sua voce parlava un albero, 
uno dei tanti, 
ma non so cosa fare di quel grido, 
non so come trascriverlo.

19 novembre 2015

Evita - il musical di Madonna

Facevo le medie: la mamma e la nonna erano tornate a casa entusiaste dal cinema e dalla storia di Evita, quello con Madonna. La nonna ripeteva "Ah che film, ah che film", che per lei corrispondeva a *****/5. Si erano persino comprate la videocassetta e io pensavo ad altro, sicuramente mai avrei pensato che l'Argentina sarebbe diventata casa per un anno!

giorno-della-lealtà-peronista
Ogni tanto capita di trovare murales peronisti: questa foto l'ho scattata in Patagonia a El Calafate (la cittadina del ghiacciaio Perito Moreno) e ricorda che il 17 ottobre è il giorno della "lealtà peronista"... è per questo che spesso mi dicevano che era un ottimo giorno per festeggiare il compleanno! :)

Ha senso rivedere Evita adesso, a 20 anni dalla sua uscita al cinema?
Secondo me è un musical davvero ben fatto: ovviamente non c'è il tempo per approfondire alcuni aspetti della sua figura politica, ma dà degli ottimi spunti di riflessione. Guardando Evita con Madonna uno si fa comunque un'idea di chi fosse questa donna che ha cambiato la storia di un'intera nazione, un'infarinatura che poi volendo potrà approfondire con altri mezzi.

Non si può fare un paragone tra un filmone hollywoodiano rivolto ad un pubblico molto ampio e un libro decisamente più impegnativo come Santa Evita di Tomàs Eloy Martinez, ma avendolo finito da poco c'è una considerazione che mi è saltata subito all'occhio.

Santa Evita racconta un'Evita quasi - e quel quasi va preso con le pinze- senza Peròn: c'è questa salma che vaga da sola mal accompagnata in giro per Buenos Aires e l'Europa.
Nel musical c'è Evita, protagonista assoluta, ma che canta in coro con tutti gli altri: siano essi i descamisados o suo marito Peron.
In Santa Evita appare molto più umana, molto più fragile e sola, nel musical è più una Cenerentola di Hollywood.

Un altro motivo per vedere Evita adesso? C'è Antonio Banderas nei panni di Che Guevara, quando era ancora un bel galletto e non parlava alla gallina Rosita! [se sei interessata al genere Banderas-come-sei-finito-nel-mulino potresti anche vedere il film La casa degli spiriti!]


E ora tutti insieme a ululare dai balconi don't cry for me argentinaaaaaaaaaaaaaaa!!!