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29 maggio 2020
La scomparsa di Josef Menegele
Perché ho letto La scomparsa di Josef Mengele?
La trama di La scomparsa di Josef Mengele
Finita la guerra Josef Mengele, come tanti altri nazisti, riesce a scappare in Argentina ed era questo che mi incuriosiva maggiormente.
Come mai tutti quei nazisti sono arrivati proprio lì?
E come hanno potuto vivere indisturbati per tutta una vita?
Ho trovato alcune risposte in questo libro, che è una biografia romanzata della seconda vita dello spaventoso angelo della morte di Auschwitz.
Josef Mengele quando sbarca a Buenos Aires porta con sé una valigetta piena di vetrini, nonostante dichiari di essere un meccanico.
Grazie a qualche piccolo colpo di fortuna, ma soprattutto a tanti appoggi, Josef Mengele sparisce ed assume una nuova identità.
Ed è grazie a queste connivenze ed appoggi dall'Europa che rimarrà un uomo libero fino alla sua morte, pur essendo prigioniero di se stesso e perennemente in fuga.
In fuga da chi potrebbe catturarlo, ma mai dai suoi crimini di cui andrà sempre fiero.
La scomparsa di Josef Mengele: la recensione
Olivier Guez con questo libricino, poco più di 200 pagine, ha vinto il premio Renaudot ed è stato tradotto in diversi paesi.
Guardando le scelte per le copertine fatte negli altri paesi, la scelta della nostra Neri Pozza mi sembra davvero tanto coraggiosa quanto magnificamente azzeccata.
Gli olandesi per esempio hanno puntato tutto sul richiamo al nazismo, anche se in questo libro la prima vita di Mengele, quella di Auschwitz, occupa pochissime pagine (che per esperienza sconsiglio di leggere prima di andare a dormire).
Anche il Brasile richiama il passato nazista di Mengele, ma inserisce anche il nuovo documento di identità con cui il dottore fugge in un primo momento dall'Argentina al Paraguay per poi, anni dopo, arrivare in Brasile. Proprio su una spiaggia vicino a San Paolo morirà all'età di 67 anni per un infarto.
Quel documento gli è stato rilasciato in Argentina, dove aveva iniziato la sua vita sudamericana, in un primo momento con un bassissimo profilo pubblico e poi, quando i nazisti iniziarono a sentirsi più al sicuro nella loro nuova casa, più impavido.
In realtà il Mengele del romanzo visse sempre come un animale braccato, dispotico e sospettoso verso chiunque volesse aiutarlo.
Quei baffoni gli servivano per essere il meno riconoscibile possibile.
Al limite della sua paranoia pare se li mordicchiasse in continuazione in modo compulsivo, fino a creargli una vera e propria palla di pelo che gli ostruì l'intestino e per poco ci lasciò le penne.
La copertina di Neri Pozza invece non richiama né la vecchia né la nuova vita di Mengele, probabilmente sapendo che quel nome e cognome in copertina già dicono moltissimo al pubblico dei lettori italiani.
La scrittura di questo libricino è proprio come la sua copertina: tagliente, veloce, precisa.
Non si indugia in inutili dettagli ma si traccia con estrema accuratezza quella che potrebbe essere stata la vita di Mengele.
Questa infatti non è la sua biografia, perché i punti oscuri e le tante connivenze di cui ha goduto sono ancora dei buchi neri, ma è il ritratto crudo di un uomo crudele e misero fino alla fine dei suoi giorni.
E' per questo che, pur essendo molto scorrevole, non è un libro adatto a tutti ed assolutamente lo sconsiglierei ad un ragazzino: per capire queste vicende bisogna avere un minimo di infarinatura della storia dell'America Latina.
Senza è impossibile capire quale fosse il folle progetto di Peron nell'accogliere a braccia aperte tutti quei criminali come Mengele e come mai la musica in Argentina poi cambi nel giro di qualche anno.
A me è piaciuto tanto perché si percepisce la ricerca dell'autore per ricostruire quello che poteva essere ricostruito della fuga di Mengele e per inventare in modo coerente quello che serviva per creare un buon collante, senza la pretesa di scrivere una biografia ma solo un buon romanzo.
Autore: Olivier Guez
Anno prima pubblicazione: 2017
Pagine: 202
Dove: principalmente in Argentina, Paraguay e Brasile
A chi può piacere: a chi si chiede "Ma come hanno fatto i nazisti a vivere nascosti, ma nemmeno troppo, in sudamerica per tutti quegli anni?".
E' necessario conoscere un po' la storia di quegli anni in quei paesi per poter inquadrare alcune scelte (discutibili) e sapere che questa non è una biografia, ma un romanzo.
Un'altra recensione: in questa intervista a Rai cultura l'autore racconta com'è nato il romanzo: è molto interessante da ascoltare dopo la lettura.
25 maggio 2020
So che un giorno tornerai
Perché ho letto So che un giorno tornerai di Luca Bianchini?
La trama di So che un giorno tornerai
So che un giorno tornerai è stato un regalo di un paio di Natali fa, che non mi aveva fatto impazzire, ed infatti era rimasto sul comodino per quasi un anno e mezzo.
Avevo letto di Luca Bianchini altri due libri, Io che amo solo te e Ti seguo ogni notte, e non mi erano piaciuti.
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Trieste, fine anni Sessanta. Una giovanissima Angela partorisce e Pasquale, di cui è follemente innamorata e di cui è "solo" l'amante, le aveva detto che avrebbe riconosciuto il bambino solo se fosse stato un maschietto. Invece è nata Emma ed Angela si sente morire.
Angela dopo poco fugge a Bassano del Grappa con un nuovo ragazzo e la piccola Emma viene cresciuta dai nonni e dai 4 zii maschi, fratelli di Angela.
So che un giorno tornerai: recensione
So che un giorno tornerai non è un capolavoro, ma per me è stato magnetico: avete presente quei libri da cui non riuscite a staccarvi e volete proprio vedere come andrà a finire?
Io che amo solo te mi era sembrato eccessivamente stereotipato e per questo mi aveva stufato, senza mai farmi appassionare alla vicenda.
Anche So che un giorno tornerai è su quella linea d'onda ed i personaggi non sono molto sfaccettati e rappresentano un po' dei cliché: la ragazza madre, il padre biologico farfallone incallito, la figlia gnocca che fa il maschiaccio finché non serve creare un nuovo intreccio amoroso...
Però in questo libro, quello che avevo precedentemente considerato un difetto, ora mi pare un pregio perché probabilmente è molto più smorzato.
E' una scrittura scorrevole, una trama lineare che tocca tre generazioni, con un tema classico ma sempre attuale: la minestra riscaldata.
Angela passa tutta la vita ad attendere il ritorno di quel marpione di Pasquale, rinuncia a godersi il presente, suo marito e sua figlia nell'attesa che quell'uomo torni a portarla via. Ha senso? Ne vale la pena?
A Luca Bianchini l'ardua sentenza :)
Autore: Luca Bianchini, di cui ho letto ma non consiglio
Anno prima pubblicazione: 2018
Pagine: 257
Dove: Trieste e Bassano del Grappa
A chi può piacere: a chi sta pensando di andare a Trieste o Bassano perché sono entrambe descritte bene e ci sono suggerimenti su cosa si mangia da quelle parti; a chi cerca una lettura semplice ma appassionante; chi ama i romanzi familiari; ad una persona che sta rimuginando su "una minestra riscaldata"
Un'altra recensione: Anna giovane reader scrive "So che un giorno tornerai è un romanzo ricco di sfumature, a dispetto della copertina bianca e minimal che lo contraddistingue" ed io sono proprio d'accordo con lei!
20 maggio 2020
L'albero della vergogna
Perché ho letto L'albero della vergogna di Ramiro Pinilla?
La trama di L'albero della vergogna
L'albero della vergogna mi è stato regalato da Claudia de Il giro del mondo attraverso i libri.
Lo avevo già puntato da un po' perché ha una copertina stupenda!
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Gexto, Paesi Baschi. 1937: anno in cui i Paesi Baschi cadono sotto il dominio franchista.
La guerra civile è stata vinta da Franco e le rappresaglie sono all'ordine del giorno: Rogerio è un ventenne falangista abituato alle violenze di questa vita.
Tutto cambia la notte in cui, con la sua squadra, fa irruzione nella casa del maestro del paese, accusato di essere un repubblicano, lo prelevano insieme al figlio maggiore sedicenne e li giustiziano poco lontano.
Gli occhi del fratello minore rimangono impressi nella mente di Rogerio e lo tormentano: non sono occhi di un bambino che piange, ma che meditano vendetta.
Ramiro sembra impazzito e va a vivere in mezzo al nulla, costruisce una baracca, e per trent'anni si rifiuta di abbandonare il suo fico. Come mai? Che mistero si cela in quel campo?
Le copertine de L'albero della vergogna
La Higuera di Ramiro Pinilla è stato pubblicato in Spagna per la prima volta nel 2006 ma, nonostante l'autore basco sia considerato uno dei migliori narratori spagnoli del secolo scorso, l'interessa italiano è più recente.
Dopo il gran successo di Patria di Fernando Aramburu (che io non ho ancora letto!) però i lettori si sono appassionati al tema e hanno riscoperto questo libro.
Il titolo originale significa "Il fico", difficilmente traducibile letteralmente in italiano visto che il protagonista è più un disagiato che un figaccione... anche se le ammiratrici non gli mancano quando si diffonde la voce che sia un santone in grado di fare miracoli.
Per approfondire le difficoltà di tradurre un romanzo dallo spagnolo un romanzo imperniato di mondo basco, vi consiglio QUESTO articolo del traduttore.
Dal libro nel 2017 è stato tratto un film che, a vedere il trailer pare riesca ad essere più umoristico del libro, che a me è parso più volutamente surreale.
La recensione di L'albero della vergogna
La struttura di L'albero della vergogna è circolare: inizia e termina con due capitoli in cui la voce narrante è quella della maestra Mercedes, mentre centrale è quello in cui è Rogelio stesso a narrare la sua storia folle.
La prima impressione che ho avuto del libro è stata di non capirci nulla e la tentazione di posarlo sul comodino a tempo indeterminato è stata molto forte.
Quando la storia inizia ad essere narrata dal protagonista tutto diventa più semplice e chiaro.
Certamente non conoscere il periodo franchista ha reso la lettura un po' più difficoltosa, anche se ci sono delle note a piè pagina che sono pensate appositamente per il lettore italiano.
Il libro è indubbiamente una storia basca, ma parla di sentimenti universali tramite una storia volutamente surreale: è poco reale pensare che un uomo scelga di vivere sotto un fico per 30 anni quasi senza parlare per paura di essere ucciso da un bambino e senza pentirsi dei crimini di cui si è macchiato.
Pinilla racconta in modo insolito la guerra dalla parte dei franchisti, seppur un franchista che esce fuori dalle righe, e di una politica che è abile a far finta di non sapere nulla dei gravi fatti di cui è stata complice e mandante ed abbandona gli esecutori materiali.
Anche questo d'altra parte è la guerra, che non finisce quando si firma un trattato di pace.
Restano le cicatrici, che con il tempo si rimarginano.
Restano i segni della memoria. che hanno radici profonde come quelle di un albero di fichi, ma che caparbiamente c'è sempre qualcuno che prova a cancellare, o meglio abbattere.
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Autore: Ramiro Pinilla
Anno prima pubblicazione: 2006
Pagine: 279
Dove: Gexto, Paesi Baschi
A chi può piacere: a chi vuole approfondire la storia dei Paesi Baschi e del franchismo; a chi cerca un libro che racconti la guerra ed il dopoguerra in modo insolito.
Un'altra recensione: adoro le recensioni di Read & Play perché in modo certosino creano delle playlist di ogni libro che raccontano. Unica controindicazione: in quella de L'albero della vergogna è contenuta anche (e giustamente visto che è citata) Cara al sol, che è l'equivalente franchista della fascista Faccetta nera, e potrebbe essere un po' imbarazzante se deciderete di ascoltarla in un luogo pubblico o ad alto volume a casa con le finestre aperte!
16 maggio 2020
I luoghi dei miei viaggi - c'è nessuno?
In questo periodo ho letto e visto foto di posti estremamente turistici, solitamente affollati, e che ora con la quarantena sono deserti: l'icona di tutti è Venezia che sembra un'altra città.
E' proprio pensando a Venezia che mi è venuta l'idea per questo post: avete mai visitato dei posti che vi credevate super affollati e poi avete trovate deserti (o quasi)?
A me è capitato la scorsa estate a Venezia, dove mi sono sentita come la particella di sodio dell'acqua Lete a pensare "Ehi c'è nessuno?"
Quindi venite con me a farmi compagni in questi 5 posti dove quando ci sono stata non c'era nessuno ...o quasi!
Venezia - ovvero valutare le condizioni meteo prima di partire
La scorsa estate sono scesa a Venezia Santa Lucia a mezzogiorno e in giro per Venezia non c'era nessuno, ma davvero nessuno! Mentre attraversavo il Ponte Rialto quasi vuoto mi chiedevo come fosse possibile. Dopo poco ho realizzato che forse avevo beccato la giornata più calda ed umida di tutta l'estate e nessuna persona sana di mente a quell'ora stava tentando di trovare la morte a Venezia.
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Piazza San Pietro a Roma - ovvero partire informati
Molti anni fa con alcune amiche andammo a Roma per un fine settimana ed alloggiavamo in una stanza orribile in zona Città del Vaticano.
Pensammo bene di andare all'Angelus del Papa e di farlo con netto anticipo: trovammo la Piazza San Pietro quasi vuota. Non sapevamo che il Papa quel fine settimana fosse in visita in un'altra città... geniali ed organizzatissime!
La Rambla a Barcellona - ovvero come si cambia
Sono tornata a Barcellona dopo molti anni a settembre scorso e sono rimasta sconvolta dalla Rambla.
Il ricordo che ne avevo era di una fiumana umana, dove si sgomitava tra spacciatori-fumo-fumo-fumo e tantissimi turisti e si rimaneva imbambolati a guardare le statue viventi una dietro l'altra.
Ho fatto un primo giro al mattino, un secondo al pomeriggio e, incredula, ancora uno dopo cena: sulla Rambla non c'era nessuno (o quasi).
Non so se sia stato un caso, se è l'effetto degli attentati sulla Rambla di 3 anni fa... ma ci sono rimasta male: mi sembrava un altro posto.
Sono però riuscita a vedere comodamente il mosaico di Mirò!
Fonte: Apartment Barcelona |
Bretagna - ovvero quando pensi che un posto sia turistico ed invece no
Dieci giorni ad agosto in Bretagna trascorsi a ripetere: "ma dove sono i turisti?".
Mai un problema a trovare parcheggio, mai una coda... ad agosto!
Solo in alcuni paesi verso la Normandia c'era leggermente più movimento.
Visualizza questo post su Instagram#piccolopaesaggiodibretagna #bretagne #france #quiberon #oceano #bretagna #breton
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Cobquecura in Cile - ovvero l'arte di saper leggere un calendario
Secondo la mia guida Cobquecura è il paradiso dei surfisti e io mi ero impallinata di andare a vderli 'sti surfisti.
Ho preso la bellezza di 4 pullman per arrivarci... e scoprire che il campionato di surf era finito la settimana precedente.
Mi sono ritrovata in un paesino deserto, senza surfisti... ma con tanti leoni marini!
Li vedi i leoni marini? |
A voi è mai successo qualcosa di simile?
11 maggio 2020
Caterina La magnifica
Perché ho letto Caterina La magnifica di Lia Celi e Andrea Santangelo?
Caterina La magnifica: la recensione
Non credo che avrei potuto leggere una biografia "seria" su Caterina de Medici perché mi perdo facilmente dietro tutti quei nomi e quelle parentele complesse, mentre Lia Celi ha uno stile estremamente discorsivo e con tanto umorismo, che non è scontato.
Tanto mi appassiona la storia contemporanea, tanto mi ha sempre stufato quella più antica.
Di mio difficilmente mi sarei messa a leggere un libro ambientato nel Rinascimento, ma per motivarmi ho deciso di partecipare all'iniziativa #unannoconlastoria: il tema di aprile era il Rinascimento in Italia. Per la cronaca a maggio si legge la Rivoluzione francese.
Caterina La magnifica: la trama
Biografia divertente di una donna nata per fare la regina e che nel frattempo ha "inventato" i macarons, le forchette ed anche le mutande!
Visualizza questo post su Instagram#caterinalamagnifica : correre, son rimaste solo 2 copie!
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Ogni capitolo della biografia su Caterina la magnifica è accompagnato dall'invito a mangiarsi un macaron di un colore differente, in base al tema di cui si parlerà.
Caterina de Medici infatti aveva portato in Francia l'abitudine di mangiare dei biscottini che erano i parenti di quelli che sono gli odierni macarons.
Ovviamente io avrei accettato molto volentieri questo invito, peccato che in piena quarantena dove potevo andare a recuperarmeli io i dolcini francesi (o almeno dei tarocchi)?
Alcune volte però sbrodola troppo e si perde un po' in dettagli inutili, battute scontate ed il quantitativo di note di ciascun capitolo diventa addirittura fastidioso.
Io ho letto il libro in ebook e fare avanti ed indietro tra la pagina in lettura e la pagina dove si trovava la nota era molto macchinoso, tanto che avevo quasi deciso di abbandonare la lettura. Poi, con un colpo di genio (modestia a parte), ho pensato di affiancare fisicamente una copia dello stesso libro scaricato sul cellulare e leggere il libro su un dispositivo e le note su quello a fianco: così è andata decisamente meglio.
Caterina rimane orfana di entrambi i genitori da piccolissima ed è davvero brutta.
Dalla sua però ha un pedigree di tutto rispetto ed è proprio grazie ai suoi titoli che viene fatta sposare in Francia ad Enrico II e, alla sua morte, diventerà la Regina reggente.
Come molte regine e donne del Rinascimento sfornerà un sacco di eredi al trono, anche se la curiosità (momento gossip) è che per dieci anni il suo matrimonio è stato sterile. Nel libro si scende sui dettagli anatomici e di abitudini del perché questo matrimonio non desse i suoi frutti.
Caterina è ricordata nei libri di storia anche e sopratutto per il suo ruolo, non del tutto chiaro, nella strage degli ugonotti che si consumò la notte di San Bartolomeo tra il 23 e il 24 agosto del 1572 a Parigi.
La biografia di Lia Celi si sofferma sul suo ruolo nelle innovazioni che ha introdotto e di cui beneficiamo ancora anche noi. Se indossiamo le mutande lo dobbiamo a lei, che amava tanto cavalcare all'amazzone e non seduta di lato come facevano all'epoca le dame!
I francesi poi non usavano ancora la forchetta ed è stata lei a convincerli a smettere di mangiare con le mani.
Le biografie e il periodo storico non sono il mio genere, ma lo stile simpatico mi ha solleticato e non escludo di leggere in futuro la storia di Lucrezia Borgia della stessa autrice!
Autori: Lia Celi & Andrea Santangelo
Anno prima pubblicazione: 2015
Pagine: 233
Dove: tra Firenze e la Francia
A chi può piacere: a chi ha una conoscenza superficiale del periodo storico e vuole fare un approfondimento ma rimanendo leggeri.
Un'altra recensione: Per saperne di più vi consiglio questa recensione di Cristina
06 maggio 2020
Marzo /2
Come prevedibile "marzo" non è finito ed è continuato anche ad aprile: chissà quali novità ci porterà maggio?
Caterina la Magnifica --> una biografia semiseria dell'inventrice dei macarones e delle mutande e protagonista di un paio di altri fatterelli storici.
Non posso dire di non avere avuto tempo per il blog: c'è stato un tempo lontanissimo in cui questa rubrica mi serviva come il riassunto del mese;
oggi, causa pelandronite, è diventata un "questo è quello che ho fatto 'sto mese, ma di cui vi parlerò nel prossimo".
Ci voleva una quarantena perché imparassi ad usare la biblioteca online: ora so scaricare le riviste che mi arrivano gratuitamente la mattina sul cellulare pronte per essere sfogliate (mentre sono ancora nel letto!) ed ho anche resuscitato il mio vecchio ereader.
Mi ricordavo di averlo abbandonato perché ero insoddisfatta, ma in questo mese mi sono dovuta ricredere e l'ho trovato comodo.
Mi ricordavo di averlo abbandonato perché ero insoddisfatta, ma in questo mese mi sono dovuta ricredere e l'ho trovato comodo.
La saga dei Cazalet --> 3/5.
Sono entusiasta di questa saga.
Peccato che io sia deficiente! Ho letto i primi due volumi e poi, sbagliandomi, il quarto.
Cosa mi consigliate di fare? Passo direttamente all'ultimo o faccio passare un po' di tempo e riprendo il libro mancante?
Caterina la Magnifica --> una biografia semiseria dell'inventrice dei macarones e delle mutande e protagonista di un paio di altri fatterelli storici.
L'albero della vergogna --> una storia ambientata nei Paesi Baschi durante il periodo franchista. Interessante ma non conquistante.
Audiolibri:
Durante la quarantena ho cambiato le mie abitudini di ascolto degli audiolibri: sono diventata una frequentatrice costante di cyclette su balcone... come una specie di criceto sulla ruota!
Harry Potter & l'ordine della fenice --> Ascoltare Harry Potter per la prima volta, ma dopo averlo letto tante volte, mi stupisce sempre. La Rowling ha creato un mondo ed un'avventura così ricca di particolari che non mi stanca mai!
Fantozzi (letto da Paolo Villaggio) --> Pensavo mi avrebbe divertito. Forse ho sbagliato ad ascoltarlo tutto insieme e può essere che vada ascoltato a pillole, una ogni tanto. Mi ha messo tanta tristezza.
Le serie tv:
Casa de papel 4 --> La serie che stavo aspettando e che mi avrebbe fatto stare chiusa in casa anche se non ci fosse stata la quarantena!
Evidentemente esagerata, irreale, ma magnetica.
Come faremo a sopravvivere fino alla quinta?
Unothodox --> un'inquietante storia ambientata in una comunità ultraortodossa ebraica di Brooklyn. La cosa incredibile è che la parte ambientata della vita newyorkese della protagonista è ispirata ad una storia vera: Stati Uniti d'America XXI secolo.
La casa de la flores --> una trashissima famiglia messicana con magagne finanziarie e non (soprattutto queste ultime) gigantesche. La prima stagione è proprio divertente, poi la mancanza della matriarca si fa sentire.
Gironzolii:
...guardo il mondo da un oblò e mi emoziono un po'!
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