Un esempio? Il ritratto di Luigi Filippo, che all'epoca veniva rappresentato da chi gli voleva male come un enorme pera! Se per loro era una pera, per noi sicuramente è stato una gran palla.
A proposito di momenti estremamente divertenti, non si può non citare tutto il discorso sull'uso dell'argot per rendere più veritieri i dialoghi della malavita parigina.
Ma questa è la storia di Romeo e Giulietta di Paris e quindi ci siamo beccati tutte le fasi dell'innamoramento di CosettA e Marius. A partire da quando lei sfoglia le margherite...
... ai loro primi baci, al desiderio di sposarsi... e tutto senza che il furbissimo Jean Valjean si accorga di cosa gli capita sotto il naso.
Ci ha lasciato Eponime, che a me stava simpatica poverina. Solo una mente sopraffina come la mia poteva trovare un simile parallelismo tra Hugo e Dostoevskij, ma Eponine mi ha ricordato tanto quel fessacchiotto de Le notti bianche. Entrambi sono innamorati ed incaricati di portare missive d'amore agli amati dai loro amati. Entrambi lo fanno, ma almeno Eponine ci pensa un po' prima di portare a Marius la lettera, dimostrandosi se non più buona almeno un po' più umana.
L'unica certezza è che nella Parigi ottocentesca, minuziosamente descritta da Hugo, Raffaella Carrà avrebbe fatto la disoccupata. Per far ritrovare Gavroche e i suoi due fratellini non c'è stato bisogno nemmeno di una carrambata, ma i bimbi fra tutte le persone che potevano incontrare si son imbattuti proprio in lui... Credibile!