In ciabatte sull'Orinoco è un lungo diario di un lungo viaggio tra centro e sud America con un punto di vista davvero speciale: Ugo Zamburru, l'autore, non va alla ricerca dei luoghi più turistici, ma si perde nelle periferie e nelle foreste per incontrare chi resiste ai soprusi che il nostro sistema politico-economico impone. E' così che mi son ritrovata a San Cristobal in Messico (sì proprio quella San Cristobal dei Modena City Ramblers) con le comunità zapatiste, alla foce di grandi fiumi con comunità indigene sperdute, a fianco di minatori in rivolta e soprattutto, dal mio punto di vista, con le Madri di Plaza de Mayo in Argentina.
Oltre alle terribili storie di tortura dell'ESMA (la scuola militare che ora è diventato uno spazio di lavoro sui diritti umani), a me è piaciuta molto la parte dedicata ai reduci della guerra delle Malvinas (che il resto del mondo chiama Falkland). Sapevo ci fosse una connessione forte tra la dittatura allo sbando ed una guerra suicida per due isolotti sperduti nel Pacifico, ma non avevo mai letto nessuna testimonianza dei reduci di quella guerra: ora capisco anche il perché di quelle croci in Plaza de Mayo.
Ma, c'è una serie di ma:
- copertina e impaginazione non sono invitanti
- i dati sono spesso quelli raccolti durante i viaggi sul posto, ma da quelli più vecchi son passati anche 10 anni: io li avrei aggiornati.
- è un vero diario di viaggio: io lo avrei lavorato un po' di più per renderlo più discorsivo.
Mappa letteraria realizzata grazie all'app Cityteller |
E' un libro che però può interessare chi ha voglia di conoscere maggiormente le comunità indigene e resistenti dell'America Latina: il punto di vista è dichiaratamente politico (Che Guevara è fonte di ispirazione in molte parti del libro) e può servire per approfondire il tema.