Perché ho letto Figlie del mare di Mary Lynn Bracht?
Non ho mai avuto un grande interesse per l'estremo Oriente, ma da quando FrancescaGi di Chicks and trips ha iniziato a raccontare Seul in modo puntuale e divertente mi sono davvero incuriosita.
Dopo la lettura di questo libro, ne conosco una pagina davvero straziante: quella delle donne di conforto usate dai soldati giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale.
La statua dedicata alle ragazze coreane costrette a prostituirsi durante la Seconda Guerra Mondiale. Fonte: Il sole 24 ore
Figlie del mare: la trama
Corea 1943: Hana ha 16 anni e viene rapita da un soldato giapponese che, dopo averla stuprata, la porterà in Manciuria in un bordello dove altre ragazze come lei devono essere di "conforto" ai soldati.
Corea 2011: Emi ha 80 anni e trova il coraggio di raccontare una storia che aveva rimosso: sua sorella Hana è stata rapita sotto ai suoi occhi e lei non l'ha mai più rivista.
Figlie del mare racconta una storia che non solo noi non conosciamo, ma che per molti anni è stata tenuta nascosta dalle stesse protagoniste anche ai loro stessi connazionali.
I Giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale rapirono migliaia di donne dalla Corea e da altri territori asiatici occupati per costringerle a prostituirsi per "caricare" i soldati giapponesi, che probabilmente a loro volta vedevano delle cose tremende sui campi di battaglia.
La storia dei corpi delle donne usati come arma sui campi da battaglia è cosa nota e ancora attuale, ma quello che mi ha colpito di questa storia è la logistica che caratterizza tutta questa operazione: rapimenti, trasferimenti, il taglio dei capelli tutte uguali alle ragazze.
Questa è una violenza per cui i giapponesi non hanno mai chiesto scusa e si è sfiorata la crisi diplomatica quando la statua di una ragazza che rappresenta tutte le donne di conforto è stata piazzata a Seul proprio sotto l'ambasciata giapponese: non l'hanno presa bene.
Questo romanzo, tutto al femminile, ha come protagoniste due sorelle che appartengono ad un'antica famiglia di haenyeo : è una tradizione tipica dell'isola di Jeju, in cui le madri insegnavano alle sole figlie femmine a diventare pescatrici subacquee senza l'apporto di bombole.
Questo romanzo ha due pregi:
un ritmo narrativo incalzante in cui si alternano i capitoli dove Hana racconta la sua storia (che sono una pugnalata) e quelli dove il dramma si alleggerisce un po' nei ricordi di Emi, che deve ripercorrere il segreto della sua vita.
una grandissima capacità di coinvolgere nel dramma di queste due ragazze: questo libro era un libro-staffetta (ovvero un libro che gira tra diverse lettrici e che deve essere commentato durante la lettura): ad un certo punto stavo così male che non riuscivo più a scrivere nulla.
Il difetto è che tende a raccontare il tutto in un modo un po' troppo romanzato e che alla fine fa perdere di veridicità alla storia: credo che però sia stata una scelta narrativa ben ponderata, anche se non del tutto condivisibile.
Figlie del mare era White Chrysanteum
Mary Linn Bracht è una scrittrice statunitense di origini coreane e questo suo essere americana è forte nel suo modo di narrare questa vicenda fortissima.
La scelta del titolo Figlie del mare per il titolo italiano fa riferimento alla tradizione delle donne forti ed indipendenti dell'isola di Jeju.
In realtà il titolo originale è White Chrisanthemum, che è un fiore importante nella tradizione orientale e che ha un ruolo molto significativo in questo libro.
A chi può piacere: a chi non cerca un romanzo storico fedele alla realtà, ma una storia ben scritta che permetta di conoscere una parte a noi sconosciuta della Seconda Guerra Mondiale, chi è consapevole che la storia alle volte sa far male per quanto è crudele.
Un'altra recensione:La libreria di Tessa spiega bene quali sono i punti di forza e di debolezza di questo ottimo libro di esordio.
Fede cara, ti ringrazio per questo post che mi spinge a ripescare “Le malerbe”, un graphic novel che, scioccamente, ho preso in digitale durante il lockdown della primavera scorsa (“scioccamente” perché in questo caso il digitale non rende bene). Il tema di questo graphic novel, basato sulla testimonianza di una sopravvissuta, è per l’appunto il dramma delle comfort women e credo che le illustrazioni siano abbastanza fedeli al vissuto della protagonista della storia. Quindi, grazie ancora per il tuo post che mi ha fatto accendere la lampadina!
3 commenti:
Conoscevo la vicenda a grandi linee, ma credevo che il Giappone avesse chiesto scusa per questo! Che vergogna che non l'abbia fatto!
Fede cara, ti ringrazio per questo post che mi spinge a ripescare “Le malerbe”, un graphic novel che, scioccamente, ho preso in digitale durante il lockdown della primavera scorsa (“scioccamente” perché in questo caso il digitale non rende bene). Il tema di questo graphic novel, basato sulla testimonianza di una sopravvissuta, è per l’appunto il dramma delle comfort women e credo che le illustrazioni siano abbastanza fedeli al vissuto della protagonista della storia. Quindi, grazie ancora per il tuo post che mi ha fatto accendere la lampadina!
Federica sempre al TOP.
Complimenti
Il mio abbraccio
Maurizio
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