Ci sono milioni di motivi per cui uno può decidere di intraprendere un viaggio, ma la motivazione di Jonas è davvero molto originale: vuole suicidarsi in un paese lontano per evitare alla figlia le incombenze relative al ritrovamento del cadavere del proprio padre.
Jonas è un uomo islandese di quarantanove anni e le tre donne più importanti della sua vita si chiamano stranamente tutte e tre Godrun: la mamma in ospizio con una demenza senile incalzante, un'ex moglie che non riesce a dimenticare ed una figlia che da qualche anno ha.scoperto che non è per davvero figlia sua.
Jonas è un tipo meticoloso: così come conta i giorni, mesi, anni da cui la moglie lo ha lasciato, così organizza nei dettagli la sua dipartita. E' quel tipo di persona che non vuole essere di peso a nessuno e preferisce organizzarsi da solo perché il suo appartamento non debba essere svuotato dalla Godrun più giovane.
E poi sceglie quello che sembra il posto più pericoloso sulla faccia della Terra e prenota un hotel per una settimana: il tempo che prevede di "durare" prima di incappare in una mina antiuomo, in una sparatoria o qualsiasi altro tipo di incidente che lo faccia rientrare in Islanda in una cassa da morto.
All'hotel Silence Jonas vede con i suoi occhi che cos'è la crudeltà e trova il suo posto al mondo: lui che non è stato capace di aggiustare se stesso in 8 anni 4 mesi e X giorni diventa l'aggiustatutto del paesino distrutto dalla guerra.
Il libro si divide semplicemente in due capitoli: carne e cicatrici, che poi non è altro che il modo in cui si articola il dolore. Quel tipo di dolore che ti lacera il cuore. Una persona che ho ammirato tanto diceva che non ci sono dolori/paure/sofferenze più grandi di altre, semplicemente ognuno ha la sua.
Jonas soffre fino al punto di non amare più la sua vita e le sue carni bruciano.
Solo la decisione di partire, di cambiare vita, di trasformarsi ed inconsciamente di rinascere un'altra persona lo potrà salvare dalla morte certa, anche se lui questo non lo sa.
Regalatevi (o regalate) Hotel Silence non quando state male, non nel momento della sofferenza acuta. Non credo che mesi fa lo avrei apprezzato così (o forse sì, chi lo sa).
Leggetelo con calma quando le carni iniziano a cicatrizzarsi, perché il dolore lascia sempre un segno.
A noi la scelta se decorare quelle cicatrici con un fiore o nasconderle ancora.
[Non so se questa recensione riesce a trasmettere l'emozione che mi ha regalato questo libro... ma fidatevi che è stupendo!]
5 commenti:
Noi ci fidiamo della tua recensione.
Sereno giorno.
È sempre difficile descrivere a parole una grande emozione. Però dalla recensione passa bene il messaggio che volevi dare!
bellissima recensione Fede: come faccio adesso a non leggerlo???
Ti auguro un natale pieno di gioia vera
mi sento un po’ come Jonas.
dovrei leggerlo mi sa.
Libro scelto nel corso del 2018 come lettura del mese dal gruppo del baretto. Forse non era il momento giusto, non lo so. Fatto sta che ho saltato l’incontro. Ce l’avevo in versione digitale, ho letto le prime pagine ma niente. Non m’ispirava. Dici che dovrei riprovarci?
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