25 maggio 2019

Io non mi chiamo Miriam

Perché ho letto Io non mi chiamo Miriam di Majgull Axellson?
In principio fu Claudia a dirmi che era proprio bello, poi mia mamma, poi continuai a leggere solo commenti positivi finché FrancescaG mi disse che anche lei , dopo averlo lasciato per troppo tempo in attesa, ne era entusiasta.
Sono sempre un po' dubbiosa quando trovo libri sull'Olocausto perché sono letture che fanno stare male.
Io non mi chiamo Miriam offre una prospettiva decisamente originale: quella di chi ha vissuto Auschwitz nel settore degli zingari.



La trama in breve:
Il giorno del suo 85° compleanno Miriam decide di svelare la verità alla nipote.
Lei non si chiama Miriam, si chiama Malika.
Lei non è un'ebrea scampata ai campi di concentramento, lei è una rom che si è finta ebrea.
L'ha fatto per sopravvivere a Ravensbrück e per potersi guadagnare una vita tranquilla in Svezia finita la guerra.

Le copertine:
Tra le varie copertine quella italiana di Iperborea è davvero la più calzante: due immagini della stessa ragazza. Miriam e Mailka sono entrambe in copertina, proprio come nel romanzo in cui una donna anziana dichiara fin dalle prime pagine di non essere chi ha sempre detto di essere.


La versione tedesca punta anche lei sulla questione del doppio, ma lo fa con due uccellini anziché con una ragazza. L'uccellino è segno della libertà negata, probabilmente. A me sinceramente non avrebbe invogliato l'acquisto.


I polacchi ammetto di non capirli!






🆕️Czy „Ja nie jestem Miriam” to najlepsza powieść w dorobku Majgull Axelsson? Za taką uważa ją sama autorka. Odpowiedź zależy jednak chyba od tego, czego kto szuka w literaturze. Dla mnie to na pewno najbardziej poruszająca, najsmutniejsza i chyba najlepiej zapadająca w pamięć książka pisarki. To historia kobiety, która niemal przez całe życie ukrywała swoje romskie pochodzenie. Najpierw - by przeżyć piekło obozów koncentracyjnych, później - by uniknąć wykluczenia w powojennej Szwecji. Czytaliście już "Ja nie jestem Miriam"? Którą książkę Majgull Axelsson najbardziej lubicie? Nietypowo - bo wtorkowo - zapraszam do lektury i do dyskusji. Link do wpisu w bio. 🙂 #majgullaxelsson #axelsson #janiejestemmiriam #jagheterintemiriam #wab #wydawnictwowab #halinathylwe #szwedzkieksiążki #szwedzkapolka #szwedzkiepisarki #literaturaszwedzka #herstory #szwecja #bookstagram #booklover #tulips #yellow #przeczytane #lubięczytać
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La copertina originale, quella svedese, fa riferimento ad una donna sicuramente vissuta negli anni della Seconda Guerra Mondiale, ma non è assolutamente originale, mentre questo romanzo lo è davvero tanto!

Io non mi chiamo Miriam, la recensione
Spesso, erroneamente, crediamo di aver già letto tanto sulla Seconda Guerra Mondiale, sui campi di concentramento, sulle discriminazioni razziali e io per prima ho pensato di aver tra le mani solo l'ennesimo bel libro sulla Seconda Guerra Mondiale.
Il maggior pregio di Io non mi chiamo Miriam è di essere una lettura originale e ben documentata.
Racconta la vicenda di una ragazzina rom, popolo su cui abbiamo un sacco di pregiudizi e di cui, in generale, conosciamo proprio poco.
Che cosa significava portare il triangolo nero, quello degli zingari, in un campo?
Uno degli aspetti che più fa riflettere è il racconto di episodi di razzismo tra le diverse componenti delle prigioniere dei campi.

Su che cosa sia successo negli anni successivi poi le cose non sono così chiare.
Mai avrei immaginato che ci fosse un divieto per i rom di entrare in un paese come la Svezia!
Tramite la lettura di Io non mi chiamo Miriam senza dubbio si possono scoprire tanti aspetti raggelanti sulla quotidianità dei campi di concentramento, ma questo è un romanzo estremamente curato anche dal punto di vista della struttura narrativa.
Io non mi chiamo Miriam è uno di quei libri che non vorresti lasciare mai, che desideri di leggere in qualsiasi minuto libero della giornata perché l'autrice è stata capace di far affezionare a Miriam in una maniera quasi fraterna.
E' uno di quei libri che quando finisci di leggere non vedi l'ora di dire a qualcuno a cui tieni "per favore leggilo, ti piacerà!".




“«Io non mi chiamo Miriam», dice di colpo un’elegante signora svedese il giorno del suo ottantacinquesimo compleanno, di fronte al bracciale con il nome inciso che le regala la famiglia. Quella che le sfugge è una verità tenuta nascosta per settant’anni, ma che ora sente il bisogno e il dovere di confessare alla sua giovane nipote: la storia di una ragazzina rom di nome Malika che sopravvisse ai campi di concentramento fingendosi ebrea, infilando i vestiti di una coetanea morta durante il viaggio da Auschwitz a Ravensbrück. Così Malika diventò Miriam, e per paura di essere esclusa, abbandonata a se stessa, o per un disperato desiderio di appartenenza continuò sempre a mentire, anche quando fu accolta calorosamente nella Svezia del dopoguerra, dove i rom, malgrado tutto, erano ancora perseguitati”. . . . “Poi chiuse gli occhi e decise di non esistere. Sarebbe rimasta lì,nel suo angolo,a tacere e respirare. Evitare di esistere era l'unica via d'uscita”. . . Troppo curiosa di leggere questa storia che da tempo mi attende nella mia libreria. Come dico sempre:nuovo il libro,nuovo il viaggio. #leggerechepassione #bookaholics #leggiunlibro #instaread #instabook #bookstagram #bookstagrammer #book #booklover #bookalicious #leggichetipassa #libribelli #librisulibri #bellochilegge #reader #readmore #iperborea #iononmichiamomiriam #librimania #leggere #leggeresempre #bookobsessed
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Autrice: Majgull Axelsson
Anno prima pubblicazione: 2014
Pagine: 562
Dove: Auschwitz e Ravensbrück e nella cittadina svedese di Nässjö
A chi può piacere: è il libro perfetto per chi vuole approfondire il tema della vita nei campi di concentramento, è il libro ideale per chi ama le letture coinvolgenti, per chi vuole riflettere sul tema del razzismo e della ricerca di identità.
Un'altra recensione: Claudia convincerà anche voi a leggere questo libro! 

18 maggio 2019

Estonia -la mia top 5

La scorsa estate sono stata in Estonia, prendendomela con calma e cercando di vedere qualcosina di più rispetto alla sola Tallinn.
L'Estonia mi è piaciuta di più della Lettonia (di cui però ho visto solo Riga): l'ho trovata più particolare, anche se in Lettonia si mangia meglio!

Ecco la mia Top 5 della mia Estonia: i 5 posti che, se ascoltate me, dovete assolutamente vedere.

5. Pärnu
Pärnu è la località balneare numero 1 dell'Estonia ed è raggiungibile per una gita al mare in giornata da Tallinn. Io ho scelto di dedicarle un po' più di tempo e considerarla una tappa per spezzare il viaggio in pullman tra Riga e Tallinn: è stata una scelta azzeccata.
Oltre alle spiagge, al vento, alla marea e alle caratteristiche case di legno, a Pärnu c'è qualcosa di semplice ed elegante che mi ha conquistato.
Non poteva essere che così in un posto dove c'è un elefante in mezzo al mare!

spiaggia-mar-baltico

4. Il Museo del KGB all'Hotel Viru
Mi sono chiesta se valesse la pena spendere 11 euro per prenotare una visita di un'ora al museo del KGB all'ultimo piano dell'Hotel Viru. Questo era formalmente l'unico hotel a Tallinn che negli anni '60 potesse ospitare turisti occidentali, ma all'ultimo piano c'era la sede del KGB. Dietro ogni piccolo oggetto c'è una storia che racconta una visione del mondo ormai lontanissima dai nostri pensieri.
Quando sono uscita di lì mi sono detta che era stato interessante, ma decisamente caro per quello che effettivamente avevamo visto. A distanza di mesi è però una visita che mi  rimasta impressa in modo vivido e quindi credo ne sia valsa la pena!
Meglio essere un informatore di tripadvisor che uno del KGB.
Cartello all'uscita del museo
3. Tallinn, Toompea
Tallinn può essere inferno e paradiso, preparatevi.
Quando sono arrivata in centro a Tallinn ho pensato di essere finita in qualcosa di molto più pressante di un centro commerciale la domenica prima di Natale, poi ho scoperto che erano attraccate contemporaneamente 3 navi da crociera. Il mio consiglio è di provare a capire se nei vostri giorni di permanenza ci saranno dei giorni senza turisti crocieristi e dedicarli alla visita della città e negli altri dedicarsi a tutto quello che c'è da vedere fuori dalla città vecchia.
La città vecchia visitata con calma sembra una fiaba, con le sue guglie, le torri, le mura.
Tallinn è una città speciale, una bomboniera e merita di essere ammirata dall'alto: da lì lascia senza fiato!



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2. Kumu, il museo d'arte estone
Mai avrei immaginato che il Kumu mi sarebbe piaciuto così tanto quando ho deciso  di andarci visto il tempo bruttino: un'esposizione meravigliosa!
Il percorso è tutto legato all'arte estone dal XVIII secolo in poi ed è veramente ben pensato perché rende palese come nel corso dei decenni sia cambiato il modo di rappresentare la realtà.
Interessantissima anche la sezione dedicata alla propaganda sovietica e la contropropaganda: anche se è stato un pochino inquietante essere guardata da tutti quegli Stalin contemporaneamente.
Ci sarebbe da perdersi lì dentro!
Il mercato dei fiori di Tallinn secondo i canoni del "soviet modernism"

1. Lahemaa National Park
Se andate a Tallinn non perdetevi assolutamente la gita di un giorno al Parco Nazionale Lahemaa: grazie a Claudia di ViaggiVerdeAcido per averlo consigliato sul suo blog!
Non dimenticherò mai la giornata trascorsa tra antiche ville estoni, casette di pescatori, al museo del mare e la fantastica camminata nelle torbiere estoni.
Questo è sicuramente il Top dei Top del mio viaggio tra Estonia e Lettonia!

13 maggio 2019

Salone del Libro 2019

Ho passato un lungo sabato al Salone del Libro. 
Lungo perché sono stata dentro dall'apertura  alla chiusura (quasi): un solo giorno ma molto intenso!


Anni fa mi ero ripromessa che io al Salone del Libro non ci sarei mai più andata di sabato: troppa gente, troppa calca, troppo di tutto.
Ammetto che ho iniziato a pensare di aver fatto una cavolata ad aver cambiato idea esattamente nel momento in cui sono scesa dal treno con Claudia e abbiamo trovato una coda lunga come il mondo.
Per fortuna avevamo il pass stampa blogger e ci siamo infilate nel Salone ancora deserto.

A me del Salone non interessa molto la parte fieristica perché in mezzo a tutti quei libri, a quella scelta infinita, io mi trovo persa: vedo mille cose che mi piacerebbero, ma mai nessuna che mi interessi. Ed è strano per una come me che quando va in libreria vede sempre qualcosa che vorrebbe comprare, ma tutta questa folla mi distrae eccessivamente. Per molti anni sono andata al Salone del Libro uscendo senza acquisti!
Il fatto che la maggior parte degli editori non faccia sconti (o per lo meno regali qualcosa) mi porta spesso a rimandare l'acquisto a momenti successivi.
Quest'anno sono andata al Salone con l'elenco dei libri che dovevo comprare: uno per la festa della mamma, uno per me che volevo da parecchio, la Lonely Planet per il posto che spero diventi la meta della mie vacanze estive come da tradizione (perché EDT fa sconti interessanti), e uno che ho adocchiato alla fine.
Sono soddisfatta e li ho infilati nella borsetta di tela Shakespeare and company, che mi ha portato anni fa mia sorella da Parigi e mi fa sempre compagnia al Salone!

Tra gli altri riti da rispettare c'è la foto al grande scaffalone cilindrico dei libri: la faccio sempre, anche se mi fa un po' tristezza e mi ricorda la libreria finta del primo Berlusconi. Io tutti gli anni quando faccio la foto lì penso a Silvio... e non è un pensiero felice XD

Negli ultimi anni però ho deciso di ascoltare il consiglio di Strawberry e, invece che concentrarmi sull'aspetto fieristico, mi dò agli incontri.
Sono partita con un calendario di eventi piccoli e grandi conscia che non sarebbe stato possibile - e nemmeno saggio- partecipare a tutto.

Munita di penna e quaderno per gli appunti mi sono sparata grandi e piccole code per ascoltare i miei autori preferiti.
Le foto sono incredibilmente brutte, lo so.


Ho ascoltato Claudia Piñeiro raccontare il suo ultimo libro, Le maledizioni, insieme a Margherita Oggero. Questo incontro è quello che mi è piaciuto meno perché mi sembrava ci fosse poca sintonia fra loro e il libro lo acquisterò più avanti. La Piñeiro è la mia giallista argentina preferita e se volete leggere un suo bel libro vi consiglio Tua.
Claudia Piñeiro & Margherita Oggero
Secondo appuntamento con cinque autori latinoamericani dal tema profondo: esiste la letteratura latinoamericana?
Il poco tempo a disposizione di ciascuno non ha permesso di andare molto a fondo ma ci sono stati spunti abbastanza interessanti.
Tra i relatori senz'altro il mio preferito era Sepulveda!
Se solo fossi riuscita a sedermi, credo che l'incontro mi sarebbe pure piaciuto di più!
Da sinistra: il moderatore Bruno Arpaia, i messicani Monge e Villoro, Sepulveda per il Cile, la Piñeiro e Alan Pauls (che è arrivato subito dopo) per l'Argentina
 Molto carino è stato l'incontro invece con Petunia Ollister sugli elementi che possono pesare sul successo o l'insuccesso di un libro: dalla copertina, ad un titolo con una certa parola, al periodo in cui esce. Ci sono tanti aspetti che noi lettori nemmeno pesiamo e ci sono tanti aneddoti divertenti al riguardo!
Petunia Ollister, che su instagram fa delle foto strepitose di colazioni letterarie
  E poi c'era l'incontro che più attendevo della giornata: Giacomo Papi, autore divertente ma profondo che ha scritto una piccola perla come Il censimento dei radical chic.
L'incontro è stato ricco di aneddoti, come quello del perché abbia inserito la ricetta della torta sefardita nel suo libro, e di pensieri relativi al peso della cultura nel nostro mondo.
Giacomo Papi, mai me lo sarei immaginato così tanto alto!
Già ero contenta, ma dopo il firmacopie sono uscita davvero esaltata da una giornata stancante ma bella!
La mia copia de Il censimento dei radical chic autografata dall'autore... e timbrata!
Ultimo pensiero di questa giornata piena di libri, lettori e scrittori.
In giro per il Salone, tra i vari stand, si scorgono tante frasi e idee relative alla lettura. Ne ho fotografate alcune e alla fine la mia preferita è questa e non solo perché è della mia amata zia Row!
Leggere non rende persone migliori, ma un buon libro può salvare chiunque.