31 marzo 2018

Mistero a Villa del Lieto Tramonto

Non ho deliberatamente scelto di leggere libri sulla vecchiaia, ma credo che, siccome me ne sto occupando molto al lavoro, forse questo abbia influenzato inconsciamente la scelta delle mie letture: questo mese infatti avevo già letto un libro con protagonista una vecchietta negli Stati Uniti che non può permettersi una casa di riposo per il marito e un nonno italiano che di fronte alla sua demenza sceglie di farsi ricoverare per non pesare sulla famiglia.
Con Mistero a Villa del Lieto Tramonto mi sono trasferita ad Helsinki: tutti noi abbiamo il pregiudizio che la qualità della vita e dei servizi nei paesi del Nord Europa siano un vero paradiso terrestre, distante anni luce da quelli che abbiamo noi. Minna Lindgren, l'autrice, in un'intervista di qualche anno fa quando il libro è stato tradotto in italiano dichiarava che invece i finlandesi pensano che in Italia e nei paesi del Mediterraneo la famiglia sia ancora un'istituzione così forte da permettere di prendersi cura degli anziani.
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Letture in pausa pranzo

Villa Lieto Tramonto ospita anziani autosufficienti ed anziani che non sanno più cosa si fanno in un reparto di isolamento.
Le protagoniste del libro sono tre nonne ultranovantenni ancora vispe, seppur con qualche acciacco, capaci di uscire dalla struttura ed andare in giro per Helsinki in autonomia e abbastanza sveglie per rendersi conto che a Villa del Lieto Tramonto non è tutto oro quel che luccica.
Tutto inizia quando si scopre che il giovane cuoco è morto in condizioni misteriose (ecco il perché del titolo e della copertina spagnola!), ci sono dei piccoli furti ed un inserviente viene accusato di aver stuprato un anziano.
Questo libro racconta di tante solitudini e di anziani dimenticati, vuoi perché non hanno figli oppure perché i loro figli sono morti senza diventare così tanto vecchi oppure perché sono menefreghisti.
Racconta anche di storie di amicizia che danno la forza di vivere e regalano tanta gioia.
Tre nonne e un cuoco morto
Sulla copertina si legge che The Independet ha scritto che la Minna Lindgren è la Agatha Christie del Nord.
Parliamone.
"Tic tac, tic tac, tic tac" è quello che ripete sempre come un mantra Irma, una delle nonne.
Così come a Villa del Lieto Tramonto il tempo sembra non passare mai, anche durante la lettura di questo presunto-giallo il tempo non trascorre mai e noiosamente la fine sembra non arrivare mai.


L'unico buon motivo per cui potrei consigliare la lettura di questo libro è la preparazione di un viaggio ad Helsinki: effettivamente la città è molto ben descritta e vengono citati un sacco di monumenti e palazzi che potrebbe essere utile e carino segnarsi di visitare.
Per dovere di cronaca questo libro è il primo di una trilogia che comprende anche Fuga da Villa del Lieto Tramonto ed Assalto a Villa del Lieto Tramonto. Inutile dire che non mi passa nemmeno dall'anticamera del cervello di mettermi a leggerli.
E ancora più inutile dirvi che la fascetta sulla copertina che lo accomuna ad Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve mi trova molto molto in disaccordo.

27 marzo 2018

Non lasciare la mia mano

Tra la grande isola del Madagascar e l'isola piccina di Mauritius c'è un'isoletta che si chiama Reunion.
Reunion è un'isoletta vulcanica, dove tutti si conoscono, e dove c'è un lato dell'isola ricco di strutture turistiche ed un altro decisamente più povero: Michel Bussi descrive così bene quest'isoletta tropicale che sembra di esserci stati per davvero!

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Michel Bussi è un noto giallista francese: di suo non avevo mai letto nulla, ma so chi gli altri suoi romanzi sono ambientati nella sua regione di origine, la Normandia, mentre con Non lasciare la mia mano sposta le vicende in un'isoletta sperduta nell'Oceano Indiano, che è ancora oggi un protettorato francese.

Ce roman est le deuxième que je lis de Michel Bussi et je ne suis pas prête de m’arrêter. Dès les premiers mots nous rentrons dans le suspense, de suite on mord à l’hameçon. L’auteur nous bluffe à nous mettre sur des fausses pistes, il nous fait voyager au cœur de paysages magnifiques et nous fait découvrir les coutumes de l’île de la Réunion. Cette histoire est documentée avec précision. Un jeune couple Martial et Liane partent en vacances avec leur petite fille sur l’île de la Réunion. Mais ça tourne au drame, Liane disparaît en pleine journée dans sa chambre d’hôtel pendant que son mari s’occupe de sa fille au bord de la piscine. Mais Martial devient le principal suspect, il prend la fuite avec sa fille, une course-poursuite commence au cœur de l’île jusqu’à la dernière page. Le prochain sera certainement Nymphéas noirs du même auteur, j’ai lu que des avis favorables, donc j’ai hâte… #nelachepasmamain #michelbussi #editionspocket #suspense #policier #polar #book #bouquin #instabook #lectrice #lire #livre #livreaddict #roman
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La trama sembra molto semplice, troppo semplice ed infatti il finale è (quasi) a sorpresa!
Settimana di Pasqua e famigliola con mamma-gnocca, papà e bimba in vacanza al sole dei tropici.
La moglie-gnocca sparisce dalla loro camera d'albergo lasciata a soqquadro: ci sono segni di colluttazione, il marito è stato visto entrare in camera ed allontanarsi con un cesto della biancheria dove si poteva nascondere un cadavere e iniziano a morire ammazzate anche altre persone sull'isola.
Tutto porta a pensare che l'assassino seriale sia il marito, ancor più quando nella sua storia familiare salta fuori che c'è un altro morto in circostanze sospette...
La detective dell'isoletta di Reunion ci avrà visto giusto o dovrà cambiare la sua pista?


Questo è un giallo così coinvolgente da farsi leggere giorno e notte in men che non si dica, dopo essersi fatti trascinare nelle vicende di questa famigliola felice e in quelle della detective cocciuta che deve incastrare l'assassino dell'isola...
Da leggere assolutamente!

22 marzo 2018

Dodici ricordi e un segreto

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Enrica Tesio è una scrittrice di Torino ed il suo ultimo romanzo è davvero molto piemontese: non nel senso che Torino e la sua regione ne fanno da sfondo, ma nel senso che ne sono quasi protagonisti.

Dodici ricordi e un segreto racconta di una famiglia un po' differente da quella classica: protagonista è Aura una ragazza poco più che ventenne la cui mamma, Isabella, l'ha avuta quando aveva solo 18 anni. Aura è stata cresciuta non dalla sua mamma, che è rimasta ancora una ragazzina, ma dal nonno Attilio.
Nonno Attilio come molti nonni dei giorni nostri soffre di una malattia che piano piano gli sta togliendo memoria e dignità e chiede ad Aura di fargli un enorme regalo: ricordarlo per l'uomo che è stato e non cercarlo quando sarà chiuso in una casa di riposo.
Aura accetta, come accetta di diventare la custode dei suoi ultimi ricordi, ma mantenere fede a quella promessa sarà molto più difficile del previsto.
Facendo così riuscirà a ricostruire la storia della sua famiglia e scoprire un segreto importante sulla sua famiglia.



Sarò sincera: la Tesio in questo suo secondo romanzo mi è piaciuta ma non mi ha entusiasmato.
Ci sono una serie di immagini, frasi, citazioni davvero perfette, di quelle che se avessi ancora una smemo vorrei ricopiarle per non perderle.
La Tesio sul breve, che sia un post su facebook o la sua rubrica su Donnamoderna, è davvero geniale, quando si misura con altre lunghezze secondo me perde un po'.
Il suo Dodici ricordi e un segreto rimane comunque una lettura piacevole e scorrevole, con una tematica importante quale il rapporto vecchiaia-malattia ma allo stesso tempo leggero e non triste.
Se vi capita tra le mani e pensate di fare una capatina a Torino, leggetelo.
[E poi ci facciamo un giro insieme che a me piace sempre prendere un caffè con altri blogger!]

15 marzo 2018

Le cose cambiano

Appena esce un raggio di sole, io in pausa pranzo mi metto a leggere nei dehor dei bar :)
Le cose cambiano di Cathleen Schine racconta una normale famiglia americana, che era ed è molto unita ed è di origine ebraica, proprio come l'autrice.
C'è la nonna che è la vera protagonista del libro, Joy (ma per il nonno è sempre stata Joyfull), il nonno Aaron che è molto malato ed un figlio ed una figlia ormai grandi e con la loro famiglia.
La Schine racconta cosa vuol dire essere vecchi e cosa vuol dire avere una persona anziana in famiglia, sia quando sta ancora relativamente bene sia quando piano piano inizia a perdere colpi.
Come suggerisce il titolo, le cose cambiano come cambiano le persone e come cambiano i ruoli all'interno della famiglia.



Le cose cambiano racconta anche due americhe diverse: quella della East Coast, dove fa un freddo becco, e dove Joy ha costruito tutta la sua vita e che non vuole assolutamente lasciare, e quella della California, dove invece si è trasferita Molly (la figlia) quando si è innamorata di un'altra donna e dove il sole splende sempre e sembra sempre primavera.


Questo libro può piacere a chi è interessato al tema del rapporto figli e genitori anziani, ma a me ha colpito soprattutto per una cosa che mi ha inquietato: il sistema di welfare americano.
Lavoro in un'assicurazione e vado in giro tutto il giorno a raccontare che purtroppo i servizi che diamo per scontati si stanno privatizzando (e non sapete quanto vorrei che non fosse così!) e che alla lunga -ma nemmeno troppo- andremo verso un sistema simile a quello americano.
Joy ha 86 anni e lavora ancora in un museo per due motivi: ama il suo lavoro e la fa sentire viva e meno inutile, ma soprattutto i risparmi della sua famiglia non basterebbero a pagare un'assistenza per il marito malato.
Questa cosa mi ha colpito -e spaventato- tantissimo.

Le cose cambiano è un romanzo carino, ma non imperdibile.
Della stessa autrice ho letto:
Che ragazza! un libro ambientato nella New York degli anni '60
La lettera d'amore che è un vero balsamo per l'anima: è l'unico libro che in vita mia abbia abbandonato su una panchina: meritava di addolcire la vita anche di qualcun altro e spero stia ancora girando! 

08 marzo 2018

Patagonia Express

Patagonia Express di Luis Sepùlveda, in una vecchia edizione tascabile con il prezzo ancora in lire, è arrivato sul mio comodino perché ormai la mia ossessione patagonica è così nota che mi è stato regalato, salvandolo da una vecchia libreria che una signora stava ripulendo per far spazio a libri nuovi.


Luis Sepùlveda mette subito le cose in chiaro: non si tratta di un romanzo, ma di una serie di appunti presi su una moleskine (quando non andavano ancora di moda) su di un viaggio nato da una conversazione con Bruce Chatwin,  che ha scritto un libro famosissimo sulla Patagonia (e che prima o poi deciderò di leggere).


Luis Sepùlveda racconta storie crude, leggende e personaggi quasi mitologici di una terra inospitale, ma con un fascino incredibile, e di un viaggio in nave tra fiordi ed isole e via terra tra le montagne e le pianure sconfinate della fine del mondo.
Vi troverete così invitati a mangiare tantissimi agnelli alla parilla, il piatto tipico della Patagonia, e a sentire storie che sembrano incredibili, come quella della castrazione con un morso ben preciso degli ovini oppure la storia di chi si sarebbe inventato un'impresa di pompe funebri in elicottero per spostare i defunti velocemente su grandissime distanze.

Anche io durante il mio viaggio Patagonico ho preso tanti appunti

A chi può piacere questo taccuino pieno di appunti di Luis Sepulveda, che si legge in un pomeriggio?
- A chi ama le curiosità: storie incredibili e racconti portati dal vento. Se invece amate storie più omogenee o con un filo conduttore chiaro questa lettura non vi entusiasmerà.

Può essere utile come lettura per chi sta pensando un viaggio in Patagonia?
Secondo me assolutamente no, perché parla di posti lontanissimi dai circuiti turistici.
E' molto più bello da leggere a posteriori, una volta tornati dal viaggio per ritrovare un po' dello spirito misterioso incontrato durante il viaggio e ritrovarlo amplificato di mille volte tra le pagine di questo libro!

Il sole tramonta a ovest, si inabissa nel Pacifico, e i suoi ultimi riflessi proiettano sulla candida pampa l'ombra del Patagonia Express che si allontana in senso contrario, verso l'Atlantico, là dove iniziano i giorni.


04 marzo 2018

Americanah

Certi amori fanno dei giri immensi e poi ritornano: questa è una prima lettura che si potrebbe dare di Americanah, un libro bellissimo di Chimamanda Ngozi Adiche (e grazie a Claudia che me l'ha regalato).
Ifemelu è una liceale di una normalissima famiglia nigeriana che si innamora di Obinze, un suo coetaneo bellissimo figlio di una professoressa universitaria.


La loro storia -non il loro amore- non reggerà alla distanza intercontinentale, quando Ifemelu deciderà di lasciare la Nigeria dopo aver vinto una borsa di studio all'Università di Princeton ed Obinze rimarrà lì, con la promessa ed il progetto di raggiungerla prima possibile.



Quando arriva negli Stati Uniti, Ifemelu scopre un paese molto diverso da quello che aveva immaginato, un paese profondamente razzista.
Ifemelu dopo mille difficoltà riesce a trovare un primo lavoro con cui mantenersi e riesce brillantemente a proseguire la sua carriera universitaria.
Ad un certo punto ha un'idea straordinaria: scrivere i suoi pensieri da Nera-Non-Americana su quello che vive ed osserva di questo paese. Apre quindi il blog "razzabuglio" e lì inizia meticolosamente ad appuntare i diversi tipi di razzismo che incontra quotidianamente.
Gli Stati Uniti sono un paese dove un nero viene sempre discriminato in qualsiasi ambito, ma se lo fa presente anche ad un non-nero-progressista (i conservatori alla Trump lasciamoli solo perdere!) si sentirà rispondere  che non è questione di razza, ma di classe/genere/ecc. E' un paese così razzista da negare di esserlo!

"Princeton, in the summer, smelled of nothing, and although Ifemelu liked the tranquil greenness of the many trees, the clean streets and stately homes, the delicately overpriced shops, and the quiet abiding air of earned grace, it was this, the lack of a smell, that most appealed to her, perhaps because the other American cities she knew well had all smelled distinctly. Philadelphia had the musty scent of history. New Haven smelled of neglect. Baltimore smelled of brine, and Brooklyn of sun-warmed garbage. But Princeton had no smell." . . . "Princeton, d’estate, non aveva odore, e anche se a Ifemelu piacevano la verde tranquillità dei tanti alberi, le strade pulite e i palazzi imponenti, i negozi un filo troppo cari e la quieta, persistente aria di meritata grazia, era proprio questo, l’assenza di odore, ad attirarla di più, forse perché le altre città americane che conosceva bene avevano tutte un odore ben distinto. Philadelphia aveva l’aroma muffito della storia. New Haven sapeva di abbandono. Baltimora puzzava di salamoia e Brooklyn d’immondizia scaldata dal sole. Ma Princeton non aveva odore." . . . #chimamandangoziadichie #americanah #readingtime #femaleauthors #femalewriters #africanliterature #blackauthors #readingtime #consiglidilettura #romanzo #libridaleggere #bibliophile #bookstoread #bookphotography #libri
Un post condiviso da Typewriter Girl (@thetypewritergirl) in data:

Dopo aver citato Venditti, è proprio il caso di menzionare anche Nicolò Fabi che viveva sempre con i suoi capelli. [recensioni con citazioni di alto livello culturale, come potete evincere dalla mia preparazione filosofica e sociologica]
In questo libro, come indica anche la copertina, i capelli di Ifemelu sono protagonisti delle sue discriminazioni ma anche motivo del suo orgoglio afro, senza mai farne una scelta politica.
Ifemelu scopre che negli Stati Uniti tenere i capelli crespi al naturale è sinonimo di trasandatezza e che le nere americane, come anche Michelle Obama, ricorrono a potentissimi e superchimici prodotti liscianti, che ovviamente li rovinano non poco.
Il libro inizia proprio quando Ifemelu decide dopo più di 10 anni negli Stati Uniti di tornare a vivere in Nigeria ed è costretta a recarsi alla periferia di Princeton per trovare un salone che le faccia le treccine perché in centro non ce ne sono....

Non vi svelo altro, ma sappiate che è un libro imperdibile!