29 marzo 2020

Se ti abbraccio non aver paura

Perché ho letto Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas?
Il libro Se ti abbraccio non aver paura è stato pubblicato 8 anni fa e tutte le volte che ho visto in tv Andrea, il ragazzo con autismo protagonista del libro insieme al suo papà, ho sempre pensato che fosse un libro che meritava di essere letto, ma procrastinavo sempre.
Mi sono imposta di leggerlo per l'inizio di marzo, quando al cineforum vicino a casa avrebbero proiettato il film che hanno tratto dal libro, Tutto il mio folle amore: inutile dire che la mia scelta ha avuto un tempismo perfetto.
Il 2 aprile sarà la giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo e sul sito di marcos y marcos, la casa editrice del libro, sarà disponibile per 24 ore il documentario Se ti abbraccio non aver paura. Il documentario racconta di un altro viaggio, in Marocco, mentre il libro omonimo è un viaggio nelle Americhe.
Franco e Andrea Antonello, i protagonisti di questo viaggio vero
Se ti abbraccio non aver paura: la trama
Il viaggio della famiglia di Andrea inizia quando a 3 anni la diagnosi non lascia scampo: il bambino è autistico. Prosegue lungo interminabili viaggi in cui tentano tutte le cure, tradizionali e non.
Quando Andrea non è ancora maggiorenne papà Franco ha una folle idea: partire da solo con il figlio per un viaggio on the road con partenza da Miami e con meta sconosciuta. Inizia così un viaggio di 3 mesi lungo gli Stati Uniti coast to coast e poi l'America centrale fino al Brasile.



Se ti abbraccio non aver paura: recensione
Se ti abbraccio non aver paura contiene tra le sue pagine due libri di viaggio.
Il primo è un percorso, non lineare e a tratti improvvisato, di un viaggio che inizia in moto in Florida e finisce in Brasile, quasi per caso. Franco non ha un percorso preciso in testa quando parte e non ha un biglietto di ritorno.
Fulvio Ervas, l'autore che ha raccolto i suoi racconti, lo rende in modo semplice tra le sue pagine. I capitoletti sono brevi, spesso si limitano ad una tappa di viaggio, non descrivono i posti dove si fermano con dovizie di particolari ma con le tante emozioni che padre e figlio provano.


E poi c'è un viaggio che, come dice l'autore, è iniziato prima della partenza: quando a tre anni hanno diagnosticato ad Andrea l'autismo, per la sua famiglia la vita si è stravolta. "Se ti abbraccio non aver paura" è la frase che avevano stampato su delle magliette di Andrea anni addietro perché Andrea ama abbracciare forte le persone, toccar loro la pancia e giustamente le persone che non lo conoscono potevano rimanere spiazzate: è l'inizio di questo viaggio.
Franco non sa se questo viaggio per Andrea sarà un'esperienza positiva perché i ragazzi autistici hanno bisogno di certezze e lui lo sta portando a vivere un'avventura dove di certo non c'è nulla.
Andrea e Franco, fuori dai loro confini, devono rimettersi in gioco e scoprire nuovi fragili equilibri.
Il racconto del loro viaggio è onesto: il viaggio, come la vita, con un figlio autistico non è fatta di stereotipi, non è tutto bello o tutto nero. Ci sono giorni in cui tutto va meravigliosamente bene e altri dove anche la cosa più semplice diventa estremamente macchinosa.

Sono contenta di aver letto questo libro durante la quarantena perché  sognare spiagge e avventure è liberatorio e perché Se ti abbraccio non aver paura racconta di chi è "in quarantena" da tutta una vita, intrappolato in un corpo con delle emozioni che non riesce a gestire.

Sono un uomo imprigionato nei pensieri di libertà. Andrea vuole guarire. Ciao


 Autore: Fulvio Ervas
Anno prima pubblicazione: 2012
Pagine: 319
Dove: Stati Uniti, Messico, Guatemala, Panama, Brasile
A chi può piacere: a chi sogna un viaggio senza meta, a chi è stato nei posti toccati da Andrea e Franco, a chi vuole vederli con occhi diversi. 
Un'altra recensione: Federica di Secondo capitolo definisce questo libro come una grandissima dichiarazione d'amore: ha proprio ragione!


25 marzo 2020

Le (mie) città della (mia) musica

In questi giorni di quarantena faccio fatica ad aggiornare il blog, nonostante non mi manchino nè il tempo  😐 nè le idee perché sto leggendo parecchio (=quante  recensioni ho indietro, mannaggia!).

L'idea per questo post nasce da un post che ha scritto oggi Giovy di Emotion Recollected in Tranquillity ed anche io ho pensato di immaginare in quali città sono stata e che per me hanno un legame indissolubile con la musica.

Ho così composto uno mio personalissimo podio: in questo caso non si può dire "allacciate le cinture, si parte", ma...

alzate il volume che si va!


Uno studio di design londinese ha creato un fantastico planisfero in cui al posto dei nomi di città e degli stati si trovano i titoli delle principali canzoni  legate a quelle zone.
Fonte e per approfondire: Dorothy 


Al terzo posto della mia classifica c'è Madrid, che è una città che non ho amato particolarmente.
Tra i luoghi che volevo assolutamente visitare c'era la stazione di Atocha, quella degli attentati dell'11 marzo 2004. La stazione è imponente ed all'interno ha uno splendido giardino tropicale che vi lascerà senza parole e potreste dimenticarvi di trovarvi a Madrid nel giro di pochi minuti!
Fonte: Alexander Delbos
La mia canzone è Jueves del gruppo spagnolo La oreja de Van Gogh e racconta la storia di due ragazzi pendolari che per settimane si sono guardati sul treno, senza però aver mai avuto il coraggio di parlarsi. Proprio quel giovedì lei si fa coraggio, gli rivolge la parola e scopre di essere ricambiata: finale straziante perché la lei della canzone muore proprio durante l'attentato su quello stesso treno.


Al secondo posto c'è Liverpool, città che invece mi ha piacevolmente stupita.
A Liverpool è pieno di posti da visitare per i fan dei Beatles e c'è anche un museo a loro dedicato.
Uno dei luoghi più simbolici è Pier Head, una serie di edifici posti sulle rive del fiume Mersey, e proprio lì si trova la statua del gruppo pop più famoso di tutti i tempi.

liverpool-beatles-statua-tutti-quattro

La canzone di quel viaggio è Here comes the sun, frase che mi ripetevo spessissimo durante la preparazione dei primi 4 giorni inglesi della mia vita perché era un periodo particolarmente buio.
Su 4 giorni ne ho trovati 3 di pioggia, ma questa è un'altra (o la solita) storia.
Here comes the sun è stata scritta da George Harrison nel 1969 in un periodo grigio ed è un elogio al sole e alla speranza.

La città della musica in Italia è Bologna: è la città di Guccini, Dalla, Cremonini e tanti altri.
Vicino a Via d'Azeglio viveva Lucio Dalla e la città continua a provare un profondo affetto nei suoi confronti. Lo scorso anno la via ospitava, come luminaria, il testo di L'anno che verrà, mentre quest'anno la illuminava  Nessuno vuole essere Robin.


Di Nessuno vuole essere Robin Cesare Cremonini ha detto "Dentro a questa canzone, io credo ci sia tutto quello che ho perso e non ritrovato. Il rifiuto che si compie con la scusa del cane apre un'altra porta. A voi camminare questa canzone. È bellissimo quando il pubblico vive fianco a fianco del protagonista di una canzone. Spero possa diventare un rifugio, un riparo anche per tutti voi. È uno di quei brani che scrivi una volta sola, o due, negli anni. E questo nuovo album ha la fortuna di portarlo in grembo. Ho continuato a scrivere ininterrottamente fino alla fine. "Nessuno vuole essere Robin" è nata in 10 minuti."




E voi avete delle canzoni che legate indissolubilmente a dei posti in cui siete stati o in cui vorreste andare?

20 marzo 2020

Possiamo salvare il mondo prima di cena

Perché ho letto Possiamo salvare il mondo prima di cena?
Avevo 18 anni quando sono diventata vegetariana. Ricordo che qualche anno dopo, mentre passeggiavo in centro a Torino, mi diedero un volantino in cui si spiegava che il consumo di carne e derivati aveva un grande impatto ambientale, sulle emissioni di CO2, e io pensai "che cavolata!".
Oggi invece, come spiega anche Foer, è un dato inconfutabile.
L'ultimo libro di Foer è molto diverso da come me lo aspettavo, ma molto interessante.







Manca poco più di un mese al ritorno di Jonathan Safran Foer in libreria con «Possiamo salvare il mondo, prima di cena. Perché il clima siamo noi», ma noi abbiamo già una sorpresa per voi. Su @Ibs.it è già possibile preordinare la nuova uscita! E in regalo riceverete una shopper in edizione limitata ispirata al libro. Correte nelle storie (o in Bio) per scoprirne di più. Vi piacerebbe ricevere questo regalo esclusivo? #guanda #guandaeditore#jonathansafranfoer#possiamosalvareilmondoprimadicena#WeAreTheWeather#cambiamenticlimatici #pianetaterra#riscaldamentoglobale #sostenibilità#salviamoilpianeta#emergenzaclimatica #climatechange#savetheplanet #bellochilegge #autoridaleggere #libridaleggere #instalibri #libri #lettura #leggere #letteratura #leggeresempre #consigliodilettura #booklovers #bookstagram #instabook #bookaddicted #bookworm #igbooks #iglibri
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La trama di Possiamo salvare il mondo prima di cena
Quelli che negano apertamente  il cambiamento climatico solitamente li bolliamo come stupidi, ma noi che ci invece ci crediamo perché non siamo disposti a cambiare il nostro stile di vita?
Foer spiega perché è così difficile parlare in modo efficace di cambiamenti climatici.
La soluzione che propone lui è una drastica riduzione degli elementi di origine animale: non è facile, lo ammette lui stesso. Ma non possiamo permetterci di non farlo adesso.


Possiamo salvare il mondo prima di cena: la recensione
L'ultimo libro di Foer si divide in 5 sezioni, ognuna caratterizzata da un argomento e uno stile differente:

  1. Per le prime 90 pagine Foer non parla di cambiamento climatico, ma dell'importanza di fare o non fare qualcosa, del senso di appartenenza e della difficoltà di comunicare l'emergenza climatica. Questa secondo me è la parte più originale e che da sola merita il libro.
  2. "Come evitare la morìa suprema" riporta una serie di dati a supporto della tesi che il cambiamento climatico esiste e che il bestiame è una delle cause principali di questo cambiamento. I dati della FAO stimano che il 14,5% delle emissioni globali di CO2  siano dovute all'allevamento e molti criticano questo dato perché viene considerato troppo basso. Foer non ha dubbi: che sia UNA delle cause o che sia LA causa dei nostri problemi con il clima si deve agire in questa direzione.
  3. Si parla di cos'è la casa: la casa dell'autore di quando era piccolino e quella in cui si è trasferito appena più grande e dove adesso i suoi genitori si stanno prendendo cura della nonna che è allettata. Con il concetto di casa e di cura è facile capire quale sia il parallelismo con l'urgenza di salvare il nostro pianeta.
  4. In un immaginario dialogo con la propria coscienza Foer cerca di giustificarsi sul perché non prenda davvero sul serio i rischi del cambiamento climatico e di conseguenza non agisca. Le scuse che ci diamo tutti sono tante, ma credo che in fondo siamo tutti consapevoli che se davvero volessimo qualcosa in più potremmo farlo.
  5. Non si parla di clima, Foer ci parla dei suoi nonni sopravvissuti allo sterminio di Hitler: il nonno che si è suicidato e la nonna che sta morendo ormai anziana e malata nel letto di quella che era stata la sua cameretta a casa dei suoi genitori. Parlando di morte, Foer lancia un messaggio di vita a tutti noi. E per continuare a sopravvivere come specie, l'Homo sapiens che ha letto 250 pagine di Possiamo salvare il mondo prima di cena sa cosa deve fare.







J.S.Foer “We are the weather”🇬🇧 ⠀ Вторая книга писателя в жанре нон-фикшн👍 Первая “Eating animals” о том, как употребление мяса влияет на загрязнение окружающей среды. ⠀ Вторая книга автора “We are the weather” своего рода продолжение первой. Писатель призывает принимать активное участие в решении проблемы загрязнения окружающей среды, начиная от курения и переработки мусора до сокращения употребления мяса. ⠀ Позиция автора мне очень близка, поэтому эти книги живут на моих полках. ⠀ Можно долго писать на тему изменения климата, эпидемий, войн и т.д., но каждый может заботится о нашей планете насколько это под силам одному человеку и я не исключение: ⠀ ✅Собираю использованные батарейки и выкидываю их в специальные урны. ⠀ ✅Собираю бумагу и сдаю в макулатуру. Помнишь школьные годы и макулатуру?😅 @nenic_pudava ⠀ ✅По возможности использую шопперы, вместо пакетов. ⠀ ❗️Берегите друг друга и нашу планету. ⠀ #100книгза2020год #рецензии_от_кашкан #спасемпланету #книгиэтосчастье #книгикниги #книгиминск #подборкакниг #книжныйблогер #книжныеподборки #блогерство #топкниг #книжныйчервь #книжныйблог #blogger #bookworm #книги #книжныймагазин #фоер #книгиминска #foer #wearetheweather
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L'unico consiglio pratico che ci dà Foer per diminuire il nostro consumo di alimenti di origine animale è di smettere di mangiarli prima di cena: cioè concederci un pasto non vegano al giorno. Detta così sembra una rinuncia gigantesca ma è molto più facile da gestire rispetto al semplice ripromettersi di farlo.
Non so se questo sia il momento giusto per iniziare e forse potrebbe aumentare le tensioni familiari un cambio repentino di alimentazione. Però possiamo sfruttare questo tempo che ci sta facendo rendere conto di quanto siamo fragili ed interconnessi per leggere qualcosa di utile e propositivo ed iniziare a a fare qualche graduale cambiamento.

Io sono più di 15 anni che non mangio la carne e il pesce, ma rinunciare ai latticini mi pesa tantissimo: sono una grandissima consumatrice di yogurt e adoro ogni tipo di formaggio.
Ci ho provato a ridurli, che mi farebbe bene anche dal punto di vista della salute.
Ci sono riuscita? No, ho sempre delle buone scuse.
Ci riproverò? Credo proprio di sì.

Possiamo salvare il mondo prima di cena non è un manuale, non credo diventerà una pietra miliare dei libri che parlano di cambiamento climatico ma ha un grosso pregio: colpisce le nostre emozioni.

Questa recensione l'avevo scritta all'inizio della quarantena, quando la situazione non era ancora così grave e le restrizioni meno stringenti.
Sono sincera: non sono così fiduciosa sulle possibilità che le persone possano fare volontariamente delle rinunce per il bene comune.
Se leggo di tanta creatività che viene usata in modo intelligente per migliorare le giornate di tutti, vedo anche tanto menefreghismo ed egoismo da parte di chi se ne sbatte dei divieti.
Se di fronte ad un pericolo vicino e concreto come è oggi la pandemia da corona virus molti continuano a farsi i fatti loro, è possibile che le persone prendano sul serio la possibilità di cambiare i loro comportamenti per un qualcosa che è pericoloso ma non tangibile come il cambiamento climatico?
Sono troppo scoraggiata (non dalla quarantena che non mi pesa eccessivamente, ma dalle persone) per darmi delle risposte... come diceva il buon Manzoni "Ai posteri l'ardua sentenza", ma con la consapevolezza che i posteri potrebbero giustamente non essere troppo teneri con noi!



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"È atrocemente, tragicamente difficile parlare della crisi del pianeta in modo da renderla credibile". E finché non si muovono emozioni, è ben raro che si passi dal parlarne all'agire. Il nuovo libro di #JonathanSafranFoer, #possiamosalvareilmondoprimadicena, ci porta a riflettere su dati aggiornati e scioccanti, ma anche sui dubbi e sulle resistenze che abbiamo quando si tratta di fare. E soprattutto di rinunciare. In questo ultimo anno bombardato di pubblicazioni sull'argomento, questo è uno dei contributi più ragionati e coinvolgenti (come tutti i libri di Foer, d'altra parte...). Lo leggerete? @gloriaghioni lo sta concludendo e vi consiglia di non lasciarvelo scappare. Anche "solo" per una riflessione matura e aggiornata sull'urgenza di non distruggere il nostro pianeta. Come ricorda Foer, siamo sia il Diluvio sia l'Arca. #Guanda #Criticaletteraria #climatechange #surriscaldamentoglobale #ambiente #daleggere #instalibri #inlibreria #novità #clima #cambiamentoclimatico #instabook
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Autore: Jonthan Safran Foer
(dello stesso autore ho letto Molto forte, incredibilmente vicino)
Anno prima pubblicazione: 2019
Pagine: 261
A chi può piacere: a chi ha a cuore la questione del cambiamento climatico
Un'altra recensione: Il fatto quotidiano ne ha fatto una recensione molto chiara che vi consiglio


Se ti è interessato questo libro ti consiglio anche di guardare questa puntata del Dataroom della Gabanelli.

15 marzo 2020

Come leggere gratis (o quasi)

Leggo tanto, non tantissimo: viaggio su una media di 3 libri al mese e se li comprassi tutti inciderebbero parecchio sui miei bilanci.
Da anni ho deciso di comprare solo pochi libri, quelli a cui tengo di più: non ho smesso di leggere e risparmio :)
Alle volte qualcuno mi chiede come faccio e quindi ho deciso di raccogliere qui qualche dritta. E ovviamente se ne sapete altre, per favore ditemelo!
Era tanto che pensavo di scrivere questo post ed oggi l'ho aggiornato con qualche suggerimento in più per la nostra quarantena.


Leggere gratis richiede un po' di impegno ed organizzazione, tenetelo ben presente!


Andate regolarmente in biblioteca. Il risparmio economico è solo uno dei tanti motivi per andare in biblioteca, ma richiede un po' di costanza. Io vi consiglio di sceglierne una che proprio vi garbi: può essere per la simpatia del bibliotecario, perché vi è di strada, per la comodità degli orari oppure perché, anche se non comodissima, è sempre ben fornita. L'importante è non spezzare la catena: prendo in prestito - consegno- prendo altro. Quando per qualche motivo ho riconsegnato senza prendere altro, poi perdevo il giro.
Ai tempi del coronavirus però le biblioteche sono chiuse, ma molte biblioteche hanno delle risorse online: io non le uso mai, ma magari questa volta scoprirò che sono interessanti e più semplici ai usare di quello che penso.
Avere amici con cui scambiarsi i libri è una grande opportunità: un amico che conosce i tuoi gusti di lettura ti filtrerà i libri che sono a piaciuti a lui, ma soprattutto quelli che pensa che piaceranno a te.
In tempi di coronavirus ovviamente non si può organizzare gustose merende o veloci caffè per scambiarsi i libri, ma siamo tutti dotati di chat/gruppi/social: organizziamoci per i tempi migliori. Se leggiamo tanto adesso, di quanti libri potremo parlare quando torneremo alla normalità!
Fonte: La cuoca eclettica veg

Questo consiglio è un po' opportunistico (ma io lo faccio ogni tanto): se dovete fare un regalo e siete indecisi tra due libri, scegliete quello che poi vorrete scroccare al vostro amico/parente. Ovviamente è buona cosa anche chiedere ad amici e parenti di regalarvi libri per le feste comandate: fategli capire esattamente cosa vi piace, se no rischiate che vi torni con l'ultimo libro di Giulia De Lellis o con quello che piace a lui!
In tempi di coronavirus escludo che siate così deficienti da festeggiare compleanni tutti insieme appassionatamente con amici e parenti, ma potete creare elenchi infiniti di libri che vorrete leggere e procurarvi.



Da un anno uso abitualmente Acciobooks: è una piattaforma con cui è possibile scambiarsi libri tra utenti. Io non ho mai avuto fregature o esperienze poco piacevoli, al contrario spesso mi arrivano buste con un sacco di regalini e con confezioni molto curate.
Alle volte i libri sono nuovi e mai letti, altre volte sono usati ma ben tenuti mentre altre ancora potrebbero essere usurati, ma ve lo dirà l'altro utente al momento dello scambio e voi sarete liberi di accettare o meno lo scambio. Ottenere una nuova lettura con questo metodo è quasi gratis perché vi costerà un vostro libro, che probabilmente non vi interessa più, e il costo della spedizione, che per i pieghi di libri è 1,28 €.
Il sito non è velocissimo, ma è molto intuitivo.
Creare la propria libreria su Acciobooks è un lavoro un po' noioso, ma in questo periodo, quando non saprete più cosa fare, potreste mettere ordine tra i vostri libri e scoprire di volervi liberare di alcuni.
Ovvio che ai tempi del coronavirus solo un cretino penserebbe di andare in posta a spedirli, ma si possono iniziare a prendere i contatti con altri utenti e organizzare un sacco di scambi per quando ci saranno tempi migliori.


Avere un blog permette alle volte di ricevere copie omaggio di libri appena usciti o addirittura in anteprima ed è fighissimo.
Se penso al tempo che dedico al blog, al contattare gli uffici stampa delle case editrici ed allo scrivere le recensioni non credo che economicamente valga la pena di risparmiare i 20€ che può costare un libro. Ricevere un omaggio però per me è un attestato di stima e mi rende sempre tanto felice: una felicità non  quantificabile, una piccola gioia.
Tempo ora ne avete a bizzeffe e potrebbe venirvi in mente di aprire anche voi un blog, o per essere più moderni un profilo instagram dedicato ai libri: perché no? Ricorda però che prima che funzioni ci va del tempo e quindi dovrai impegnarti per molto tempo anche dopo il coronavirus!

E sapete come li spendo questi soldini che risparmio, almeno in parte? Comprando pochi libri per me o qualcuno in più da regalare (a volte anche in regali disinteressati, giuro) nelle librerie vere, sopratutto quelle piccine, ed evitando di utilizzare i grandi distributori online!
Quindi oggi - e per le prossime settimane- attingerò alla pila dei libri che mi sono procurata come una formichina negli ultimi anni senza poi leggerli e poi quando torneranno i giorni normali mi recherò in una di queste a comprarmi qualcosa di nuovo: l'editoria è un settore che sta soffrendo molto e quindi qualche soldino risparmiato in questi tempi di chiusura in casa penso che lo investirò proprio così!


12 marzo 2020

Cosa mangiare in Olanda - se sei vegetariano

La cucina olandese non mi ha conquistato, forse anche perché essendo vegetariana non è che avessi tutta sta scelta.
Stranamente ho trovato cose buone, ma nessuna di cui innamorarmi...

Cosa mangiare a Rotterdam? Formaggio!
Il formaggio Gouda la fa da padrone a Rotterdam: lo troverete sia nella versione semplice sia in quelle aromatizzate in ogni modo possibile immaginabile. Io per esempio mi sono innamorata di quello blu alla lavanda.
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Un negozio di Gouda a Gouda.
Da sinistra: pesto, naturale, pesto rosso, cumino, tartufo, di capra, birra, whisky, aglio selvatico, aglio, peperoncino, olive e pomodoro.
Ho mangiato una buona zuppa di formaggio (ma non una cosa indimenticabile) al pub De pelgrim nel quartiere storico di Delfshaven.
Questo quartiere, appena fuori dal centro di Rotterdam, è stato uno dei pochi a non essere stato bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale e permette di capire come poteva essere la città originariamente.
Io ho fatto un giretto da quelle parti prima di cena e poi mi sono fermata al pub, dove ti fanno lo sconto se sei possessore della Rotterdam Card.
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Delfshaven, Rotterdam
Tipiche della zona di Rotterdam sono le crocchette di formaggio, che potrete trovare o in qualsiasi pub (credo siano l'equivalente delle nostre mozzarelline fritte) tra le cose da stuzzicare oppure nella mecca delle crocchette che si trova all'interno del Markthal.
Lì ci sono vari tipi di crocchette tra cui scegliere (ma tutti gli altri erano di carne) e te la servono con la mostarda. Sono decisamente più care di quelle del pub ed io non ho notato una grande differenza.

Al Markthal dovete assolutamente andare perché è fighissimo, anche solo per farci un giretto.
E' stato inaugurato nel 2014 ed è un enorme mercato coperto dove si può mangiare qualsiasi cosa.
La sua struttura lo rende davvero unico perché è una galleria al cui esterno ci sono degli appartamenti mentre dentro ha una volta strepitosa.
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Cosa mangiare di dolce a Rotterdam?
Ho mangiato un dolcino proprio buono: si chiama Appelflappen e altro non è che un fagottino  di pasta sfoglia ripieno di torta e cannella. Lo si trova in tutti i bar, come da noi le brioche.
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La mia foto dell'appelflappen era inguardabile.
Fonte e ricetta: Tasty kitchen

 Il dolce tipico dell'Olanda però è lo stroopwafel. Potete trovarlo nella versione "biscotto" in qualsiasi supermercato (e sono un ottimo pensiero da portare a casa: costano poco, ma pesano quanto un sasso!) oppure caldi e appena fatti negli appositi chioschetti. In entrambi i casi quelli classici sono ripieni di caramello.
Io ne ho mangiato uno al Markthal: buoni, ma non eccezionali.


La cioccolata calda olandese è stata la vera sorpresa perché è molto diversa dalla nostra.
Le due che ho preso in posti diversi (quindi non so se sia davvero così dappertutto: il mio campione è limitato) consistevano in un bicchierone di latte molto caldo e un cubo di cioccolato su stecco che poi io scioglievo nel latte.
Il risultato è qualcosa di molto meno denso rispetto alla nostra cioccolata e un po' più consistente di un latte al cioccolato: non è male!


Qualsiasi cosa decidiate di mangiare in Olanda, dovete sapere una cosa: questi mangiano all'ora in cui io faccio abitualmente merenda. Se andrete a cena dopo le 20 vi guarderanno strano, mentre cenare alle 18 per loro è normale... Che cosa strana! :)