28 aprile 2021

Il maratoneta di William Goldman

Perché ho letto Il maratoneta di William Goldman?

Lo scorso anno questo libro edito da Marcos y marcos (casa editrice che amo) era su tutti i profili instagram librosi che seguo e tutti ne parlavano in modo entusiasta. 

Me lo sono procurata senza neanche interessarmi troppo della storia perché semplicemente mi sono fidata di loro... e ho fatto benissimo! 

Unico consiglio: l'introduzione al libro è un po' noiosetta, piuttosto leggetela alla fine e partite fin da subito belli carichi.


maratoneta-libro-goldman
Il sabato mattina amo coccolarmi con colazioni lente al sole, tra i fiori, e con un buon libro


Il maratoneta di William Goldman: la trama
Babe è uno studente di origine ebraica alla Columbia University con il sogno di  correre una maratoneta. 
Si innamora di una ragazza bellissima, troppo bella per lui.
Ma non è solo Elsa a non essere chi dice di essere: Babe si trova di mezzo ad un complotto internazionale in cui nessuno, a parte lui, è chi dice di essere.



Il maratoneta: la recensione
Se siete un po' più grandi di me probabilmente conoscete il film che hanno tratto da questo libro: Il maratoneta con Dustin Hoffman. 
Era il 1976 e quel film, come racconta nella prefazione l'autore del libro che è anche sceneggiatore del film, è entrato nella memoria collettiva per la scena del dentista torturatore. 
[Questo libro mi è piaciuto tantissimo, ma se settimana prossima avete appuntamento dal dentista è meglio che rimandiate la lettura].
Io che sono nata 9 anni dopo l'uscita del film non avevo mai sentito parlare né del film e nemmeno dell'autore, finché Marcos y Marcos non lo ha riproposto.



La prima sensazione che ho provato leggendo questo libro è che si raccontassero delle storie che non centravano nulla l'una con l'altra e quindi inizialmente non riuscivo ad appassionarmi, anche se di capitolo in capitolo le storie si facevano sempre più intriganti.
Ovviamente come un puzzle tutti i pezzi combaciano a metà del libro e da lì la storia diventa al cardiopalma: avete presente quei libri che non si riescono proprio a posare?

Questo libro è stato scritto nel 1973 ed è impregnato di quel mondo fatto di spie e controspie che adesso ci sembra lontano e di quella paura del nazista ancora latitante che erano tipici del clima da Guerra Fredda: nessuno è mai che dice di essere. Proprio nessuno.
Se questo non potersi fidare di nessuno è davvero inquietante per il povero Babe, quello che oggi definiremmo un nerd, per il lettore invece è motivo per non 

Il maratoneta di Goldman: le copertine

La copertina scelta da Marcos y Marcos per quest'ultima edizione è un bellissimo poster motivazionale australiano di metà anni '70.



Ma com'erano le edizioni de Il Maratoneta negli anni '70?

Nell'edizione del '76, edizione Sonzogno, si dice "Babe sognava la gloria degli stadi: ma un giorno avrebbe corso contro la morte":

ed ecco un'altra edizione di qualche anno dopo, decisamente meno inquietante della precedente:

in francese lo trovate così, con il titolo in inglese:

in finlandese:


e persino in turco in cui il titolo è qualcosa tipo "corsa selvaggia"!


Ma la primissima edizione americana com'è?
Semplice e terribilmente inquietante!

Autore: William Goldam
Anno prima pubblicazione: 1974
Pagine: 319
Dove: New York
A chi può piacere: a chi ama i thriller, a chi ama i protagonisti "sfigati" e a chi cerca un libro magnetico, da cui non staccare il naso fino all'ultima riga: si legge di corsa per forza



18 aprile 2021

Spam - Stop Plastica A Mare

 Perché ho letto Stop Plastica A Mare di Filippo Solibello?

Ero alla ricerca di un altro libro: uno che mi aiutasse, con una serie di buone pratiche, a ridurre l'uso della plastica nella mia vita quotidiana, ma il libro che volevo non era disponibile. A tal proposito, se avete consigli di lettura sull'argomento, sono molto ben accetti!

Stop Plastica A Mare è stato inizialmente un ripiego, invece si è rivelata una lettura interessante ed utile per capire meglio il mondo delle plastiche.



Stop Plastica A Mare: la trama
L'autore, che  è il conduttore del programma radiofonico Caterpillar, riceve una strana telefonata mentre va a gettare la spazzatura: è il cavalluccio marino che è stato fotografato insieme ad un cotton fioc. 
Gli sta chiedendo aiuto e Solibello decide che per un mese, ogni giorno, prenderà una decisione che aiuti a salvare il mare del suo amico cavalluccio dalle plastiche.
Fonte: Ri-conoscere l'ambiente


Stop Plastica A Mare: la recensione
La mia prima impressione quando ho iniziato il libro è stata: o è un libro per ragazzi o è una boiata. 
Mi sbagliavo: non è un libro per ragazzi e non è nemmeno un libro brutto o superficiale. Anzi.
La prima impressione era dovuta all'artificio che si è inventato l'autore per "giustificare" la scrittura del libro: una telefonata da parte del cavalluccio marino.
Il primo consiglio poi mi sembrava di una banalità incredibile: fare la differenziata e farla bene.
La mia primissima reazione: Che ovvietà!!!
Poi ho realizzato che tanto ovvio non è, visto che vivo in un posto dove abitualmente qualche coglione scarica l'immondizia nelle stradine o nei boschi e che quando facevo la bidella trovavo nei cestini tanta "confusione" (e non solo nei cestini usati dai ragazzi).


 
In realtà questo libro, se come me siete sensibili all'argomento, non vi sconvolgerà la vita con informazioni completamente nuove o con idee strabilianti per ridurre in modo drastico la plastica dalla vostra vita. Vi fornirà invece degli strumenti utili per muovervi nel mondo delle alternative alla plastica, delle leggi che possono influenzare le nostre vite (oltre quella del pianeta) e vi permetterà di inquadrare meglio le vostre scelte. 


Tra le prime pagine del libro si parla di Pollica, un piccolo comune del Cilento, dove il Sindaco da anni si è esposto perché i pescatori non dovessero ributtare a mare la spazzatura che tiravano su con le loro reti. Sembra folle ma in teoria avrebbero dovuto pagare una tassa sui rifiuti per scaricali in porto!
Questo primo racconto ci porta a capire come le scelte individuali sono importanti, ma la pressione politica per dei cambi legislativi siano fondamentali.
Sulla questione dei vecchi sacchetti di plastica sostituiti con quelli nuovi (quelli buoni, ma malefici che si spezzano dopo 3 secondi) e dei loro effetti sulla fauna marina già ne sapevo abbastanza: non sapevo però che alcuni animali dopo aver ingerito la plastica si lasciassero morire di fame perché il sacchetto che resta nello stomaco induce un senso di -finta- sazietà. 
Quello su cui non mi ero mai soffermata è il perché alcuni vecchi sacchetti siano ancora in circolazione, soprattutto nei mercati ortofrutticoli. La risposta è: Ecomafia. Solibello propone un quadro ben argomentato su come le mafie costruiscano il loro potere sui territori e sull'economia continuando a vendere sacchetti di vera plastica.

Solibello spiega anche il perché certe plastiche non possano essere ad oggi sostituite: la plastica che 
conserva le nostre mozzarelle ad esempio è difficile da smaltire, ma una plastica più semplice impatterebbe sui tempi di conservazione e andrebbe ad aumentare gli sprechi alimentari, generando un altro problema. Ci presenta però delle alternative efficaci ed efficienti tramite i loro creatori, che si sono imbarcati in progetti spesso un po' folli.

Il libro che inizialmente cercavo, quello con i consigli pratici per ridurre la plastica dalla mia vita quotidiana, me lo procurerò sicuramente, ma sono davvero contenta di essermi casualmente imbattuta in Stop Plastica a mare perché davvero ha aperto tante finestre su argomenti che meriterebbero di essere singolarmente approfonditi.
scultura-bottiglie-plastica
Una scultura di bottiglie di plastiche sulla spiaggia di Hel in Polonia.
Agosto 2016

Autore: Filippo Solibello
Anno prima pubblicazione: febbraio 2019
Pagine: 216
Dove: l'autore raccoglie esperienze principalmente in Italia ed in Europa 
A chi può piacere: a chi si interessa di questioni ambientali: sia che sia in cerca di un primo approccio, sia chi vorrebbe sistematizzare delle conoscenze "sparse" che ha
Un'altra recensione: Il libro geniale evidenzia come lo stile brioso aiuti questo libro a non essere mai pesante: approvo totalmente! 


13 aprile 2021

A che ora si mangia? Approssimazioni storico-linguistiche all'orario dei pasti

Perché ho letto A che ora si mangia? Approssimazioni storico-linguistiche all'orario dei pasti (secoli XVII-XXI)? di Alessandro Barbero

Chi mi ha "spinto" a leggere questo libro, che come genere non è propriamente nelle mie corde, è stata Chiara con il suo Cibook, un gruppo di lettura che unisce la passione per il cibo a quello per i libri.


Scommetto che anche a voi qualche volta sarà capitato di essere rimasti sbalorditi (nella migliore delle ipotesi) o a becco asciutto perché non avevate tenuto conto del fatto che in un altro paese si mangia ad un orario diverso dal nostro! 

Ecco 3 episodi successi a me:
  • Barcellona, una decina di anni fa. Avevo un pullman in serata da prendere, quindi era indispensabile mangiare prima possibile e volevamo la paella per salutare la città. Ci presentiamo in un ristorantino vicino al Maremagnum alle 19:30. Ci guardano come se volessimo fare merenda. 
  • Cracovia, agosto 2016. Questa volta avevo un pullman tardissimo e quindi ho pensato di andare a mangiare alle 21:30 così da non dover aspettare troppo in stazione. Nonostante il periodo e la zona superturistici, il cameriere mi guarda come un'extraterrestre e mi dice che se proprio mi accontento mi può dare qualcosa da asporto. Finì che mangiai un frullato al bar della stazione come cena, che storia triste!
  • Argentina, cena a casa di un collega. Invitati a cena da un collega che voleva farci provare il pollo al disco (effettivamente buonissimo) che ci informa che a casa sua ci sarà anche il suo anziano padre cardiopatico grave: Don Peppe alle 23 inizia a mangiare pollo e peperoni. Io credo di aver passato la notte a digerire, ma era tutto normalissimo.
A che ora si mangia? di Barbero: sinossi
In questo breve saggio si spiega come non ci sia nulla di naturale o "normale" negli orari dei pasti, ma siano il frutto di grandissime trasformazioni sociali. Tra fine Settecento ed Ottocento le classi aristocratiche iniziarono a pranzare sempre più tardi per rimarcare la distanza dalla borghesia e anche un divario tra cittadini e provincialotti.


A che ora si mangia?: la recensione A che ora si mangia è un saggio di Barbero che si legge in un pomeriggio, ma a me non ha convinto. L'argomento è sicuramente curioso perché se ben ci pensate gli orari dei pasti, qualunque essi siano, scandiscono la nostra quotidianità. Le informazioni sono davvero originali: pensare che l'orario del pranzo nel corso di un paio di secoli sia stato posticipato così tanto da diventare praticamente un altro pasto e trasformare le abitudini. Per esempio a metà '800 si discute alla Camera dei Comuni di questo problema: un tempo la Camera si riuniva alle 16 dopo pranzo, ma ormai i deputatti hanno il "dinner" alle 19:30 e quindi è necessario avere un ristorante all'interno della Camera. Probabilmente non ci avevo mai fatto caso, ma questa questione in quegli anni era molto discussa anche nei romanzi. Ad esempio, in Cime tempestose si trova un riferimento a questioni legate agli orari dei pasti: nello Yorkshire il pranzo viene servito tra mezzogiorno e l'una e non alle cinque!

Quello che non mi ha convinto di questo libro è la struttura, che lo rende più simile ad una tesina universitaria che ad un saggio. 
In particolare mi hanno infastidito le tantissime citazioni, che certo rendono molto ben documentate le tesi dell'autore ma ne rallentano un po' la lettura. La maggior parte di esse poi sono in inglese o francese senza traduzione e questo spezza il ritmo della lettura.
Quindi argomento interessante, ma libro solo così così.



Autore: Alessandro Barbero
Anno prima pubblicazione: 2017
Pagine: 77
Dove: Europa, in particolare Inghilterra e Francia
A chi può piacere: a chi si interessa di questioni storiche e curiose. Si legge molto velocemente.
 Per approfondire: sul sito vassalli di Barbero (che mi ha fatto molto ridere per il nome) ho trovato questa intervista che mette in correlazione gli orari dei pasti della vecchia aristocrazia europea con le nuove abitudini della pandemia.

09 aprile 2021

Happydemia

 Perché ho letto Happydemia di Giacomo Papi?

Avete presente quegli autori in cui si inciampa quasi per caso e per cui avviene un vero colpo di fulmine? 

Giacomo Papi per me è questo: me ne sono innamorata quando un'amica un Natale mi ha regalato I fratelli Kristmas e, dopo averlo incontrato al Salone del Libro due anni fa, non mi perdo più nulla di quello che fa.



Happydemia: la trama 
Michele ha 20 anni e fa il rider a Milano per Happydemia: consegna psicofarmaci nelle case delle persone. Siamo alla fase 41bis della pandemia e la gente è così provata da prendersela con gli unici che hanno la possibilità di muoversi per la città: i fattorini. Michele. proprio lavorando. incontra Miriam, sempre nascosta dietro la mascherina, che consegna farmaci solo ai VIP. Intanto la politica prova a gestire la pandemia alla sua maniera, mentre un ex primo ministro è alla ricerca instancabile di selfie...

Happydemia: la recensione
Ho avuto la fortuna di incontrare Giacomo Papi al Salone del libro nel 2019 quando presentava Il censimento dei radical chic, che io ho adorato e stra-adorato.
In quel libro si parlava di Salvini un ministro della semplificazione che voleva, tramite la semplificazione del linguaggio, cancellare i pensieri complessi dei suoi cittadini.
Durante la presentazione raccontò di come quando scriveva cose volutamente esagerate nel suo libro,  poi fosse costretto a chiedersi se non stesse calcando troppo la mano, ma incredibilmente dopo qualche mese quelle cose capitavano nella realtà e lui doveva riscrivere intere scene che ora sembravano banali.


Giacomo Papi ha scritto Happydemia un anno fa, durante il primo confinamento, e si immagina un mondo dove le restrizioni e l'epidemia durano per anni e anni. Feltrinelli l'ha pubblicato a novembre, durante la seconda ondata. Io l'ho iniziato nell'ultimo fine settimana in cui il Piemonte era zona arancione.
Anche in Happydemia, titolo azzeccatissimo, Giacomo Papi è riuscito a prevedere eventi che nei mesi successivi sarebbero successi, anche se non siamo ancora alla fase 41bis!


In questo libro Giacomo Papi usa le sue solite armi e  riesce a rendere in modo ironico e surreale quello che invece è reale, senza peccare mai di superficialità.

La storia si svolge su due piani: quello della politica a Roma, tra i palazzi del potere, e quello della vita reale a Milano sulle strade percorse in bicicletta da Michele ed i suoi colleghi.
Il ritratto pungente dei politici è davvero divertente (se solo non fosse pericolosamente veritiero), mentre quello della gente normale divisa tra chi è chiusa in caso da anni (come il nonno di Michele) e chi invece aggira le regole regala solo sorrisi molto amari. 

C'è però qualcosa in questo libro che mi ha convinto meno che gli altri.
Non voglio essere fraintesa: mi è piaciuto molto, ma I fratelli Kristmas e Il censimento dei radical chic mi erano piaciuti tantissimo! Forse avevo delle aspettative troppo alte e per questo sono rimasta soddisfatta, ma non con gli occhi a cuoricino come mi aspettavo.
Non escludo che se letto in un altro momento mi avrebbe fatto un'altra impressione e forse lo stato emotivo in cui vivo ha influenzato troppo questa lettura così contemporanea.


dello stesso autore ho letto (in ordine di preferenza):
Anno prima pubblicazione: novembre 2020
Pagine: 164
A chi può piacere: a chi è dotato di molta ironia. Se non conoscete l'autore però vi consiglio di non iniziare da questo libro.
Un'altra recensione: sulla recensione de Il Post potete leggere un bell'estratto che rende lo stile ironico con cui Papi sceglie dir raccontare questo nostro tempo.