27 settembre 2017

Chilean Electric

Finito di leggere Chilean Electric di Nona Fernandez mi sono soffermata a guardare la copertina e sono stata proprio soddisfatta: è raro trovare una copertina che rifletta e contenga davvero tutti i dettagli del contenuto di un libro. Grazie a Claudia che mi ha prestato questo bel libro!


Non capita spesso di trovare un romanzo ambientato in un unico posto così circoscritto: siamo in Plaza de Armas, cuore di Santiago del Cile.
E' una Plaza de Armas diversa da quella che ho visto io: è una piazza sempre buia, per un motivo o per l'altro.
Nona Fernandez racconta di una Santiago del 1883 dove per la prima volta con grande stupore di tutti i presenti arriva l'energia elettrica e di una Plaza de Armas teatro dei violenti scontri durante gli anni bui di Pinochet.
Santiago del Cile, vista dal Cerro Santa Lucia
In un centinaio di pagine l'autrice ripercorre più di un secolo di storia, partendo dai racconti di sua nonna, passando a quello che si ricorda degli anni della dittatura, alla guerra dell'Oceano Pacifico fino ad arrivare ai giorni nostri quando in tv passa una partita di calcio tra Cile e Perù.

La città che ho visto io è una città differente: è luminosa, dove gli edifici storici vanno a braccetto con costruzioni estremamente moderne ed è tutta un cantiere. [ho guardato più volte le foto del Cile e non riuscivo a capire come mai non ne avessi manco una in Plaza de Armas, poi mi sono ricordata che la Cattedrale era tutta transennata perché in ristrutturazione].
E' una città dove le ferite della dittatura si stanno cicatrizzando con tutti i problemi che ne conseguono, dove c'è un Museo della Memoria grande quanto bello ed emozionante, ma c'è una classe dirigente che ha fatto affari con la dittatura e ne ha preso solo formalmente le distanze.
La Fernandez parla di tempi in cui Salvador Allende era solo una voce, perché nessuno poteva tenere in casa una sua immagine: erano anni bui. Oggi il suo viso compare su tanti murales sparsi per il paese: è un Cile che sta tentando di rielaborare la sua storia anche con l'arte e la lettaratura.
Murales a Valparaiso.
Fonte Pinterest

Questo libricino è stato un tuffo in una città che tanto ho amato, dove ho lasciato un pezzo importante del mio cuore.
Forse è per questo che non sono riuscita ad apprezzarlo al 100% o forse perché più che un romanzo breve a me è parso un racconto lungo e a me i racconti non piacciono molto.
Se amate la storia del Cile è una lettura breve e non potrà che arricchirvi: dategli una possibilità. Io nonostante tutto non me ne sono pentita.

23 settembre 2017

I cartelli della Bretgna

Paese che vai, pericolo che trovi e quindi cartellonistica che si adegua!
In Bretagna il "pericolo" numero 1 si chiama marea.... Ok, lo sappiamo tutti che lì dove ora è asciutto fra qualche ora si nuoterà...

La bassa marea a Pointe du Raz
ma meglio evitare che qualche svampito parcheggi l'auto dove non si deve!
Cartellonistica stradale a Saint Malo
Il pericolo non viene solo dal mare, ma anche dal cielo!
Sembra che i gabbiani bretoni siano delle bestie feroci... a me pareva un po' esagerato come avvertimento, poi un gabbiano mi ha cagato addosso su una maglietta nera mentre andavo a cena: da me non avranno mai più nemmeno una briciola, maledetti! E suggerirei di cambiare la cartellonistica così: "non date da mangiare ai gabbiani che poi da qualche parte cagheranno... e potrebbe essere su di voi!".
Maledetti gabbiani
Ma se ci spostiamo più a sud, a Nantes, il pericolo faunistico è ben di altre dimensioni: mentre passeggiate per la strepitosa Iles de Machine potreste imbattervi in un gigantesco elefante meccanico! Se non ci credete guardate QUI
Occhio ai bambini che di qui passa un elefante! (Nantes)
E poi dovrete fare attenzione a non bruciarvi le chiappe! Su una delle torri del Castello di Nantes hanno piazzato uno scivolone! Secondo me è un'idea geniale, come quasi tutto quello che ho visto a Nantes, e ti permette di vivere in maniera differente uno spazio classico come la visita di un castello. Lo scivolo è gratuito, lo possono fare anche i bambini ma accompagnati dai genitori, però bisogna avere i pantaloni lunghi.... ma se batte troppo forte il sole lo scivolo... non scivola!
Nantes la città dove regna la fantasia
Ma nessuno di questi pericoli metterà davvero a repentaglio la vostra vita come la cucina bretone che si basa su un unico elemento base, declinato poi in vari modi: il burro.
Dal rientro dalle vostre vacanze bretoni vi sfido a trovare una goccia di sangue nelle vostre vene e non solo burro fuso che scivola con piacere in ogni vostra cellula.
Ah, i bretoni non solo non segnalano questo tipo di pericolo ma vi indurranno a consumarne in quantità con insegne colorate in ogni dove che vi condurranno dritti dritti in Creperie!

Se ti affascina il mondo della cartellonistica:
Se vuoi scoprire qualcosa di più sulla Bretagna clicca QUI

17 settembre 2017

Señor Vivo & Coca Lord

Difficilmente leggerete il libro che sto per consigliarvi e il primo motivo è che è un libro vecchiotto: Fazi lo ha pubblicato a fine 1999, ma Loius De Bernieres l'ha scritto nel 1991 (roba dell'altro millennio!) e io stessa l'ho pescato in un cesto di libri usati in una bella libreria torteria di Torino.
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Ovviamente poi dovrete anche superare la prova del libro con la copertina brutta brutta: io stessa l'ho preso da quella cesta solo perché volevo un libro latinoamericano e non avevo trovato nulla di meglio. Non avevo neanche letto che l'autore è lo stesso che ha scritto Il mandolino del Capitano Corelli e che non è sudamericano, ma è un inglese che ha vissuto per tanti anni in Colombia.


Poi non dovete avere troppa orticaria per il misticismo, la stregoneria e tutte le cose magiche:
Dioniso Vivo è un giovane professore di filosofia secolare in Colombia che scrive delle lettere su un giornale per denunciare i misfatti dei trafficanti di droga. Ovviamente quelli vogliono fargliela pagare ma lui per una serie di fortunate coincidenze riesce sempre a sfuggire ai vari attentati e quindi inizia a circolare il dubbio che Dioniso sia uno stregone... fino a che Dioniso Vivo diventa una vera e propria leggenda ed un uomo molto temuto a cui nessuno osa fare direttamente del male.

Per apprezzare questo libro è preferibile che abbiate qualche familiarità con lo spagnolo: per motivi a me incomprensibili il libro è pieno di termini lasciati in spagnolo. Questo rende la lettura un po' meno scorrevole ed una scelta di traduzione differente non sarebbe stata malvagia!

Non dovete avere lo stomaco debole: poche volte ho letto in modo così crudo il modo in cui si può infierire su un cadavere. Se poi questa lettura la fate prima dei pasti o prima di dormire e il cadavere è quello di un personaggio che amate molto non è simapaticissimo!
Non ho mai visto una puntata di Narcos ma credo che Pablo Escobando, il viscido capo della mafia colombiana nel libro, possa essere un parente stretto di Pablo Escobar... quindi azzardo che se vi piace Narcos potrebbe interessarvi questo libro.

"Küçük yaştaki bakire kızlarımız birtakım adamlar tarafından tecavüze uğrayıp hastanelik olmakta, bu zavallı masum çocukların gelecekte bir erkeğe güvenme olasılığı ortadan kaldırılmaktadır. Bu çocuklar büyüyünce nasıl insanlar olacaklar? Hiçbiri cinsel ilişkinin tadına varamayacak, çünkü acı anıları gelecek akıllarına. Bu çocuklar nasıl eşler, nasıl anneler olacaklar, ilk âdet dönemlerinin ardından bu canavarların piçlerini doğurduktan sonra? Daha on iki yaşında zührevi hastalığa yakalanan bu masumların gelecekte sağlıklı bir yaşam sürmesi mümkün mü? Her araba sesi yüreklerinde dehşet uyandırırken hangi güvenlik ve rahatlık duygusundan söz edilebilir? Kendi seçtikleri insanı sevme hakkını savunan tüm kadınlar ve kadınları seven tüm erkekler seslerini yükseltmelidir, biz de kendi kendimize bu adamların kadınlardan bu kadar nefret etmesine ne gibi bir hastalığın neden olduğunu sormalıyız." (syf/68)
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E quindi? Quindi nonostante tutto questo a me Señor Vivo & Coca Lord è piaciuto molto perché è uno di quei libri che genera emozioni forti: mi ha fatto inorridire, mi ha fatto paura, mi ha fatto sbuffare, mi ha fatto sorridere sotto i baffi per la sottile ironia e battere forte il cuore... e venire voglia di tornare in America Latina.


13 settembre 2017

Polonia da record

Qualche giorno fa ho visto su un gruppo facebook che si parlava di posti da record e mi sono ricordata che non vi ho mai parlato dei posti da record (=i più qualcosa) che ho visitato in Polonia lo scorso anno.
La penisola di Hel, a un paio di ore da Danzica, è il posto più a Nord dove io sia mai stata... ma non è questo il tipo di record di cui vorrei parlarvi!
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Il faro di Hel: il posto più a nord dove io sia mai stata
Il molo di Sopot è lungo 512 metri: è il più lungo molo di legno in Europa!
Per accedervi e fare una bella passeggiata si paga un biglietto di ingresso e poi, a passeggiata conclusa, si può passare le giornata in spiaggia... e stupirsi di cosa portino in spiaggia i polacchi!
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La città di Sopot è lontana più di 500 metri dalla punta del suo molo!
Il castello di Malbork è davvero spettacolare, ma occhio a non fare la cavolata che ho pensato io: "Se è un castello ci vado da Danzica un giorno che fa brutto così non mi brucio una giornata di sole". Il castello è il più grande (e forse unico) castello interamente in mattoni di tutta Europa: è così grande che la maggior parte della visita si fa in spazi esterni e se avesse piovuto sarebbe stato un vero peccato. Il castello è visitatissimo e vi consiglio di prenotare la visita in anticipo, se no potreste conquistare un altro record: quello della coda più lunga di tutta la vostra vacanza per accedere alla biglietteria.
Se ci arrivate in treno mettetevi sul lato sinistro: lo vedrete in tutta la sua grandezza già dal finestrino!
Il castello di Malbork è stato bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale ma i polacchi lo hanno rimesso a nuovo
La piazza medioevale più grande di Europa si trova a Cracovia, città che è davvero una splendida bomboniera. La basilica di Santa Marta è bellissima, una delle chiese che più ho nel cuore.
Qui potrete comprare anche una pagnotta tipica della città e che non troverete in nessun'altra città polacca: è una specie di bretzel ma un po' diverso.
un angolino della piazza del mercato di Cracovia

E poi c'è la più grande gru in legno di età medioevale di tutta Europa, che si trova a Danzica ed è anche il simbolo della città. Io vi consiglio di visitarla anche all'interno: la visita è molto veloce ma solo dalla pancia di questo marchingegno si capisce davvero la sua maestosità e ingegnosità!
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La gru di Danzica
A Varsavia si trova il Palazzo della Scienza e della cultura, che dovrebbe essere ancora oggi l'edificio più alto di tutta la Polonia. Ha 42 piani e si può salire con un biglietto al trentesimo dove c'è una terrazza panoramica da cui godere della vista su tutta la città. E' un regalino dei russi, che donarono alla città quello che per molti decenni è stato il secondo edificio più alto d'Europa (il primo ce l'avevano loro a Mosca ed era 3 metri più alto di questo).
In realtà il regalo -per ovvi motivi storici- non è mai stato apprezzato dai polacchi e dopo la caduta del muro si è parlato spesso di raderlo al suolo, ma ormai è diventato uno dei simboli della città.
Pare che però i polacchi non lo chiamino con il nome altisonante deciso dai sovietici, ma lo avessero soprannominato "elefante in mutande di pizzo".
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Quando i sovietici vogliono farti un regalo discreto discreto e con molta simpatia

07 settembre 2017

Bretagna: la mia top 10

Questo post è "nato" tanti mesi fa quando mi sono ricordata che Silvia di Banana e cioccolato qualche anno fa era stata in Bretagna e le ho chiesto una mano per creare un itinerario sensato.
Questo post è cresciuto piano piano ogni volta che rispondeva pazientemente ad una domanda sui posti da evitare, sul cibo, sul tempo... e quando mentre ero là mi ricordava di bere il sidro bretone!
Questo post vede la luce oggi dopo qualche settimana dal mio ritorno e moltissime dal suo: è giunto il momento di confrontarci... chissà se ci saranno piaciute le stesse cose!
Da qui l'idea di scrivere due post in contemporanea per vedere se la nostra Top 10 ha dei punti in comune... curiosi? QUI trovate il suo post ... allacciate le cinture che si va: queste sono le mie 10 mete imperdibili della Bretagna.

10 posto:
SAINT MALO con il sole forse è più affascinante ma a noi sono toccati due giorni di grigiume. E' una bella città fortificata e si possono fare delle belle passeggiate sulle sue mure. Io mi aspettavo di innamorarmi di qualche bel corsaro ma non ci sono grandi riferimenti a questo aspetto della sua storia, però mi ha conquistato con i suoi "giochetti" con le maree!
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Le mura di Saint Malo
9 posto:
QUIBERON è una cittadina è un susseguirsi di negozi di souvenir e negozi di sardine. Arrivare è già di per sé simpatico perché si passa su uno strettissimo istmo per arrivare in punta alla penisola: io consiglio di  lasciare la macchina un po' fuori dal paese e approfittarne per fare una bella passeggiata guardando l'oceano. E magari con un bel sole potrete provare a fare il bagno e un bel giro sulla ruota panoramica!
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La ruota panoramica di Quiberon
8 posto:
QUIMPER è speciale perché non ha nulla di speciale: ovvero è una cittadina bretone grandina, non eccessivamente turistica e forse, tra quelle visitate, è la più vera. Ha un centro fatto di case a graticcio, di fioriere ben curate, la chiesa con accanto la sua giostrina per i bambini. Ogni paese ha la sua giostrina come nel Mondo di Amelie e in giro ne abbiamo viste anche di più belle, ma a Quimper sembrava essere lì per i veri bretoni!
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Quimper, una cittadina fiorita
7 posto:
POINTE DU RAZ è un tratto di costa a picco sul mare da cui si vede un faro in mezzo al mare ... e ti dà l'idea della forza che deve avere l'oceano quando il tempo è brutto. Il sito era affollatissimo, ma con una bella passeggiata ci si può arrampicare su qualche roccia da cui contemplare l'oceano un po' più in santa pace!
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Pointe du Raz, dove fermarsi ad osservare l'oceano

6 posto:
DINARD è una località balneare molto elegante a 10 minuti di traghetto da Saint Malo: si può fare una bella passeggiata, osservare i bagnanti in spiaggia, mangiucchiare qualche porcheria e soprattutto guardare la più famosa Saint Malo da lontano!
Dinard e Saint Malo sullo sfondo
5 posto:
LA COSTA DEL GRANITO ROSA è un tratto di spiaggia in cui la spiaggia è davvero fatta di rocce rosa, conchiglie lasciate dalla marea e  un mare molto molto invitante... solo un po' freddino!
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La costa del granito rosa è un posto dove spiaggiarsi
4 posto:
NANTES non rientra nella mia top 3 solo perché amministrativamente non è più in Bretagna. E' una città dove convivono l'antico castello della Duchessa Anna di Bretagna e le installazioni di arte moderna: è un posto dove non finisci mai di dire "ma dai!!!! che figata!"... Io a Nantes ci ritornerò con più calma!
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Nantes la città fantastica
3 posto:
Di fari in Bretagna ce ne sono tanti: il FARO DI SAINT MATHIEU ha la particolarità di sorgere  proprio a fianco delle rovine di un'antica abbazia e questo lo rende molto affascinante.
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Faro di Saint Mathieu
2 posto:
CONCARNEAU mi ha conquistato: con il suo borgo di pietra tra le mura della città vecchia, i suoi mille localini e gerani alle finestre.
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Concarneau, uno dei pochi paesi della Bretagna dove abbiamo trovato un po' di vita notturna

1 posto:
LOCRONAN è uno dei più bei borghi di Francia e si merita alla grande questo titolo: è un paesello piccolo piccolo e curatissimo in ogni dettaglio. Ovunque io mi girassi esclamavo "io me la immaginavo proprio così la Bretagna". Regalarsi qualche ora a Locronan è come regalarsi una favola e... le favole meritano di stare sempre al primo posto!
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Locronan: io volevo la favola... ed eccola qui!
E Silvia dove ci avrà portato? Io corro subito a scoprirlo!

03 settembre 2017

L'arte di collezionare mosche

Avete presente quelle persone di cui si dice “non farebbe male nemmeno ad una mosca”? Potrei sembrare io: vegetariana, ambientalista, all’apparenza carina e gentile ma in realtà campionessa mondiale di ciabattatrice di insetti e annegamento nel gabinetto.

Io ho schifo ed in alcuni casi paura degli insetti (sto minimizzando: io sono terrorizzata dagli insetti!). A volte mi chiedo come sono potuta sopravvivere in Argentina dove in casa trovavi scarafaggi grandi come un pollice di Gianni Morandi (senza contare antenne e schifosissime zampe posteriori).

Tutto questo per dirvi che “L’arte di collezionare mosche” non lo avrei mai letto se Sjoberg non fosse venuto a La grande Invasione a Ivrea e Claudia non me lo avesse prestato (QUI la sua recensione). Io all'incontro non sono poi andata, ma il libro l’ho letto lo stesso.

Un post condiviso da Federica (@federica_zucca) in data:

Un giovane entomologo svedese ci racconta come sia nata la sua passione/ossessione per le mosche: ad essere precisi a lui non interessano le mosche in generale, ma solo i sirfidi (che per noi comuni mortali ignoranti sono mosche, ma lui spiega bene che cosa le renderebbe speciali… almeno ai suoi occhi).

E poi racconta la storia di un certo Malaise, viaggiatore ed entomologo pure lui svedese nato a fine ‘800, che ha creato una trappola particolare per acchiappare un sacco di insetti e a cui lui è eternamente grato perché con questa tecnica riesce ad arricchire la sua collezione.

Sarò sincera: dell’argomento del libro (a metà tra un romanzo e un saggio) non me ne è fregato nulla, ma Sjoberg ha un modo di scrivere curioso che, soprattutto all'inizio, mi ha divertito un sacco. Con il passare dei capitoli poi è diventato un po’ più noioso, ma il libro non mi è dispiaciuto.
 Lo consiglio a chi ama la natura e non per forza gli insetti, i viaggi fuori dalle solite rotte (la Kamcatka esiste davvero, non solo nel risiko!) e vuole scoprire un’isoletta svedese!

 Se vuoi leggere qualcosa di svedese e divertente ti consiglio “L'assassino, il prete ed il portiere” di Jonas Jonasson, anche se il suo libro migliore è  "Il centenario che saltò  dalla finestra e scomparve" ma non è molto svedese.