30 novembre 2015

è arrivata mia figlia

La trama di E' arrivata mia figlia è facile da spiegare perché è una storia comune: comune nel senso che è estremamente frequente in certi paesi e, se ben vogliamo pensarci, anche nel nostro.

Siamo in Brasile, San Paolo, e Val è una donna che fa la tata tuttofare in una famiglia molto benestante. Per questo lavoro ha lasciato la sua casa nel nord est del paese e soprattutto Jessica, la sua bambina ancora molto piccola. Nella villa di San Paolo Val cresce il piccolo Fabinho con tutto l'amore che ha, ma negli anni il suo rapporto con Jessica si affievolisce fino a sparire... fino a quando Jessica annuncia che sta arrivando a San Paolo per provare il test di ammissione alla facoltà di Architettura ed è pronta a mettere a soqquadro la vita di sua madre e dei suoi padroni.

Il film è una commedia prodotta in Brasile e ha vinto il premio della giuria a Berlino e senza diventare mai troppo pesante, anzi facendo sorridere, offre molti spunti di riflessione, come dimostra il fatto che il titolo è stato tradotto in lingue differenti con espressioni differenti.

E' arrivata mia figlia, in italiano, punta l'attenzione sullo sconquasso che l'arrivo di Jessica crea nella famiglia: Val si è abituata ad una serie di regole non esplicate e cortesie che sottolineano come lei sia una persona "quasi di famiglia". Dove quel "quasi" però significa "al servizio" e non è un lavoro, ma un atteggiamento che Val ha reso suo quando lavora e quando vive il suo poco tempo libero.
Per Jessica tutto questo è inconcepibile!





Il titolo originale in portoghese è Que horas ela volta? (A che ora torna?) e punta l'attenzione su Fabinho che cresce estremamente viziato dalla sua tata, che però non è la sua mamma. La signora Barbara è troppo concentrata sulla sua carriera per potersi permettere di dedicare attenzioni quotidiane al figlio. Fabinho ha la stessa età di Jessica ma mentre lei è una ragazza sveglia e autonoma, seppur con tutti i suoi casini, lui è ancora un bambinone insicuro ed inconcludente.







In inglese/francese/spagnolo si è posto l'accento sulla figura di Val con l'espressione "una seconda madre". Val infatti fa molto di più del suo lavoro: non si limita a far le pulizie e badare alla casa e al bambino, ma diventa una seconda madre. In qualche modo ruba il posto alla vera mamma di Fabinho, come lei ha dovuto rinunciato al suo posto accanto alla sua bambina.







Il poster migliore del film per me è quello inglese, anche se forse è il meno accattivante di quelli trovati in rete. Si vede c'è Val dietro un vetro intenta a pulirlo con il suo immancabile grembiulino: non la si vede in volto.
Nessuno nella casa della famiglia ricca ha cercato di capire chi fosse davvero Val. Val è una sconosciuta anche per sua figlia, che non vede da moltissimi anni e Val è una sconosciuta anche per se stessa e solo con lo scossone che le darà l'arrivo della figlia riuscirà a mettersi sulla strada per ritrovare Jessica e se stessa.

Un consiglio: passate a leggere la recensione di Claudia e poi recuperate questo bel film!




27 novembre 2015

Io che amo solo te

Con il mio classico tempismo, ora anche io ho letto Io che amo solo te. In ritardo anche per l'uscita del film con Scamarcio, ormai. E che delusione! Sapevo che era un libro leggero e che parlava di un matrimonio pugliese, pensavo fosse molto carino visto il gran parlare che se ne era fatto.
Una foto pubblicata da Federica (@federica_zucca) in data:

Non mi stancherò mai di ripetere che scrivere un libro leggero e fatto bene non è roba da tutti e qui c'è troppa carne al fuoco per poter funzionare:
-gli sposi non poi così convinti del grande passo che devono fare,
-una storia vecchia come il cucco tra la madre della sposa e il padre dello sposo
-e poi, per non farci mancare nulla, pure il figlio gay che deve fare outing.
Di Luca Bianchini avevo letto anni fa Ti seguo ogni notte e lo avevo trovato terribilmente stereotipato e poco interessante, ma avevo attribuito questo giudizio al fatto che l'autore a quell'epoca fosse ancora un po' acerbo!
Io che amo solo te non ha più queste scusanti: io con Luca Bianchini ho chiuso, non ci sarà un due senza tre!

24 novembre 2015

Evita Peron & l'arte argentina

Capita di vedere spuntare Evita su qualche murales in Argentina, come vi dicevo, quando e dove meno te lo aspetti.
In realtà Evita è nelle mani degli argentini tutti i santi giorni: infatti il suo profilo è stampato sui "nuovi" 100 pesos, che son il taglio di banconota più grande in circolazione e che corrispondeva a circa 7 euro, un anno fa.

Evita compare nei luoghi più turistici di Buenos Aires: eccola affacciarsi da un balcone de La Boca con Gardel, il re del tango, e Maradona, il re del pallone.
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Quando uno si trova sulla gigantesca Avenida dell'Obelisco di Buenos Aires, non può evitare di chiedersi che cosa sia il palazzo dove troneggia una gigantesca e combattiva Evita Peron con il suo chignon basso!
Fonte web
Evita la potrete incontrare spesso anche all'interno dei musei. oltre ovviamente in un museo interamente a lei dedicato. 

Per esempio nella bellissima mostra dedicata ad Antonio Berni compare una bellissima bionda dei cartelloni pubblicitari, si dice che sia un'Evita benevola, quasi Santa, che guarda le periferie dove esercita il suo mestiere Ramona, la protagonista delle opere di questo artista. Ancora mi mangio le mani per non aver comprato il taccuino con questo quadro al negozietto del museo!
Antonio Berni, La gran tentaciòn o la gran ilusiòn, 1962
Mi è capitato di entrare a Cordoba al Museo de Bellas Artes e raccontare alla signora della biglietteria che ero stata a Buenos Aires alla mostra di Berni: forse avevo gli occhi che mi brillavano perché anche lei si è animata un sacco. Mi ha consigliato di soffermarmi a guardare questo quadro di un amico di Berni: c'è la mamma bambina di Juanito Laguna per mano ad Evita e sullo sfondo i bombardamenti della Casa Rosada.
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Daniel Santoro, Eva Peron y la mama de Juanito Laguna en su ultimo paseo
Davanti ad una grande terrazza, scelta non casuale, ci si imbatte poi in una statua di Evita, facilmente riconoscibile perché ha i capelli biondi raccolti in uno chignon basso. La scultura di Evita mi ha subito affascinato: tantissime tessere di un mosaico di vetro che la rendono luminosa, quasi ipnotica. Poi mi son avvicinata e ho letto l'anno della creazione: 2014.
statua-evita-cordoba-argentina
Luciana Bertolini, Eva en el Balcòn
A più di sessnt'anni dalla sua morte Eva continua ad ispirare artisti ed essere presente nella vita degli argentini. E pensare che durante la dittatura era addirittura proibito nominarla o tenere sue immagini in casa: forse anche questa forma di proibizionismo ha contribuito ad aumentare il mito di una donna che si credeva santa ancora prima che spirasse.
“Non voglio che la gente mi dimentichi, non permettere che mi dimentichino”. 
 E ora? Ieri per l'Argentina c'è stata una (presunta) svolta: dopo 12 anni di governo filoperonista, ha vinto Macri, un esponente di "centro-destra". Cambierà anche la percezione della figura di Evita?!?

22 novembre 2015

Leviathan

Questo è un blog per personali normali, su per giù.
Immagino che quando cercate la recensione di un film, la maggior parte delle volte lo facciate per avere spunti per una prossima visione oppure per sapere se un film che avete già visto è piaciuto anche ad altri. Correggetemi se sbaglio.

Nel poster post Cannes 2015 brillano giudizi come "potentissimo, meraviglioso, magnifico".
Ora ve lo racconto io come è Leviathan, che non sono una cineasta ma una mezza casalinga di Voghera.

Siamo in Russia, una cittadina sperduta ben su al nord: un posto dove oltre a bere litrate di vodka non c'è molto da fare. Bellissime fotografie, tanta natura ma io non riuscivo a pensare ad altro che "Non ci starei 2 ore in quel posto lì". Il film, per la cronaca, dura 130 minuti!



Più di 2 ore per raccontare che vivere in Russia mica è facile, che fosse solo il freddo il problema!
Che la corruzione arriva ovunque, anche dove c'è una famiglia semplice con i suoi problemi, ma relativamente serena.
C'è questo sindaco ciccione e viscido che, sotto lo sguardo del ritratto di Putin, organizza i suoi porci comodi e vuole fregare a Kolia il suo pezzo di terra, distruggere la sua casa e costruirci un albergo (ma per chi???? - domanda fuori luogo!).  Kolia non si arrende e si fa aiutare da un vecchio amico, avvocato di Mosca. Le cose poi precipitano da tutti i punti di vista, personale e politico. E il povero Kolia si prende una bella in***ata, la moglie non ne parliamo e l'avvocato tante botte!


C'è anche un giallo in questo film: io, per non saper né leggere né scrivere, avrei tagliato un po' della prima parte e avrei lasciato più spazio a questo aspetto, rendendo il film un po' più movimentato ed accattivante. Avrei anche tagliato un po', che il dono della sintesi ai tempi di twitter è una cosa da imparare e praticare.

Se ve lo consiglio? Solo se per qualche motivo volete avere uno spaccato della Russia di oggi, che comunque Leviathan è un filmone che in patria è stato censurato ed ha avuto i suoi bei casini,,,, e questo mi fa pensare che forse racconta una realtà vera!

Ora son curiosa di sapere il parere di Claudia, che tra un cioccolatino e l'altro è rimasta sveglia tutto il tempo con me!

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Non ci azzecca nulla con questo film (o forse sì, chi lo sa dove arriva il braccio di Putin!) ma dopo i fatti di ieri in Mali vi ricordo questo docu-film Timbuktu. E' roba pallosissima, ve lo dico già. Ma davvero dà l'idea che cos'è il Mali

20 novembre 2015

Parlano poco gli alberi, si sa.

Io lo sapevo che la pacchia dell'estate di San Martino sarebbe durata poco: allora ho fatto una foto, cercato una poesia e ho pensato che l'avrei pubblicata quando l'autunno sarebbe tornato ad essere grigiastro. 

Se le mie gambe seguissero il mio cuore e il mio cuore seguisse la poesia oggi sarei al caldo in Venezuela. Mi sto lentamente innamorando di Eugenio Montejo, ma Pablo non temere che al primo posto ci sei sempre tu <3





Parlano poco gli alberi, si sa. 

Passano tutta la vita meditando 
e muovendo i loro rami. 
Basta guardarli in autunno 
quando si riuniscono nei parchi: 
soltanto i più vecchi conversano, 
quelli che donano le nuvole e gli uccelli, 
ma la loro voce si perde tra le foglie 
e assai poco percepiamo, quasi niente.
È difficile riempire un piccolo libro 
coi pensieri degli alberi. 
Tutto in essi è vago, frammentario. 
Oggi, ad esempio, mentre ascoltavo il grido 
di un tordo nero, di ritorno verso casa, 
grido ultimo di chi non attende un'altra estate, 
ho capito che nella sua voce parlava un albero, 
uno dei tanti, 
ma non so cosa fare di quel grido, 
non so come trascriverlo.

19 novembre 2015

Evita - il musical di Madonna

Facevo le medie: la mamma e la nonna erano tornate a casa entusiaste dal cinema e dalla storia di Evita, quello con Madonna. La nonna ripeteva "Ah che film, ah che film", che per lei corrispondeva a *****/5. Si erano persino comprate la videocassetta e io pensavo ad altro, sicuramente mai avrei pensato che l'Argentina sarebbe diventata casa per un anno!

giorno-della-lealtà-peronista
Ogni tanto capita di trovare murales peronisti: questa foto l'ho scattata in Patagonia a El Calafate (la cittadina del ghiacciaio Perito Moreno) e ricorda che il 17 ottobre è il giorno della "lealtà peronista"... è per questo che spesso mi dicevano che era un ottimo giorno per festeggiare il compleanno! :)

Ha senso rivedere Evita adesso, a 20 anni dalla sua uscita al cinema?
Secondo me è un musical davvero ben fatto: ovviamente non c'è il tempo per approfondire alcuni aspetti della sua figura politica, ma dà degli ottimi spunti di riflessione. Guardando Evita con Madonna uno si fa comunque un'idea di chi fosse questa donna che ha cambiato la storia di un'intera nazione, un'infarinatura che poi volendo potrà approfondire con altri mezzi.

Non si può fare un paragone tra un filmone hollywoodiano rivolto ad un pubblico molto ampio e un libro decisamente più impegnativo come Santa Evita di Tomàs Eloy Martinez, ma avendolo finito da poco c'è una considerazione che mi è saltata subito all'occhio.

Santa Evita racconta un'Evita quasi - e quel quasi va preso con le pinze- senza Peròn: c'è questa salma che vaga da sola mal accompagnata in giro per Buenos Aires e l'Europa.
Nel musical c'è Evita, protagonista assoluta, ma che canta in coro con tutti gli altri: siano essi i descamisados o suo marito Peron.
In Santa Evita appare molto più umana, molto più fragile e sola, nel musical è più una Cenerentola di Hollywood.

Un altro motivo per vedere Evita adesso? C'è Antonio Banderas nei panni di Che Guevara, quando era ancora un bel galletto e non parlava alla gallina Rosita! [se sei interessata al genere Banderas-come-sei-finito-nel-mulino potresti anche vedere il film La casa degli spiriti!]


E ora tutti insieme a ululare dai balconi don't cry for me argentinaaaaaaaaaaaaaaa!!!


14 novembre 2015

Diplomacy - una notte per salvare Parigi

Questa mattina scrivere di Parigi non è facile e mi son chiesta se fosse il caso di pubblicare un post su un tema così delicato in un giorno come questo: la paura di essere banali, superficiali e di aggiungere solo parole inutili in un momento in cui forse non servono parole.
Mi son sempre detta che ogni qual volta un terrorista - o lo spettro di un possibile atto terroristico - riesce a cambiare una nostra abitudine ha vinto. E io nel mio piccolo non intendo lasciare a questi pazzi criminali lo spazio di avanzare nella mia quotidianità, che sia nella semplicità di un post o tantomeno nel modo di guardare il mondo. Essere tutti parigini è un dovere oggi, essere tutti Salvini è una boiata: facciamo in modo che la sacrosanta paura ci renda più coraggiosi, più informati, ma mai più superficiali.

Il post che segue è quello che avevo già finito di scrivere ieri sera quando mio papà mi ha detto di accendere la tv.
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Prima erano i talebani che hanno distrutto i Buddha, poi son arrivati i super-cattivi dell'Isis e hanno pensato di far danni a Palmira (e non solo). Tutte cose che stavano lì dalla notte dei tempi e che non vedremo più.
Niente di nuovo però sotto il fronte dei pazzi furiosi che se la prendono con l'arte: anche quel tizio con i baffetti - Hitler- aveva pensato di far fare la stessa fine all'intera Parigi in una notte d'agosto del 1944: gli giravano le balle che Parigi venisse liberata dagli Alleati e voleva distruggere tutto. Che tipo nervosetto!


Diplomacy - una notte per salvare Parigi racconta come un console svedese sia riuscito a convincere l'allora governatore nazista di Parigi a non dar l'ordine di far saltare le mine, che erano state piazzate in modo strategico tra i monumenti ed i ponti per far in modo che la Senna allagasse quello che sarebbe rimasto dopo le esplosioni.

Il film nasce da un'idea di una piece teatrale ed effettivamente si nota: l'intera vicenda si svolge in una notte all'interno della camera di un albergo dove avviene la trattativa, con la conseguenza di essere un  po' lento.
Il tema è sicuramente interessante, però: come il senso di responsabilità di un uomo, un burocrate nazista (mica un chierichetto!), consapevole che scegliere di salvare un'intera città metterebbe a rischio l'incolumità della sua famiglia, possa cambiare il futuro di un intero continente.
Al console svedese venne consegnata una medaglia al valore per aver salvato la città, ma si dice che lui la girò al generale perché la decisione finale di non far brillare la ville lumiere non era stata sua.

Foto di Il giro del mondo attraverso il libro
Son uscita dalla sala con la consapevolezza che davvero ho rischiato di non vedere una delle città più belle del mondo, in un tempo che è tutto fuorché lontano!
Grazie a Claudia che mi "ha prestato" questa bella foto che ha fatto a Parigi e mi accompagna in questa avventura cinefila: qui trovate la sua recensione di questo film!

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Son passati 4 giorni da quando ho visto questo film ed i fatti di ieri sera non possono influenzare la
Banksy
mia opinione su questo film. Martedì sera la mia attenzione si era concentrata sul patrimonio storico, che altro non è che cultura e anima di una nazione, su come Parigi che nella sua totalità è un gioiello che poteva non esistere più.
Stamattina nel rileggere questo pensiero invece ho pensato alle parole di Vittorio Arrigoni, ucciso in Palestina dove lavorava, "Restiamo umani". Un vecchio generale nazista alla fine della sua carriera, dopo averne di fatte e di crude, un briciolo di umanità l'aveva trovata nel 1944 a Parigi. Ieri sera a Parigi quei ragazzi hanno ucciso persone normali (civili, si diceva una volta, potevamo-essere-noi diciamo oggi) e hanno ucciso la loro umanità. Noi cerchiamo di non andargli dietro! non è facile perché la rabbia che ho provato ieri sera ha superato l'incredulità: essere adulti significa anche sapere che la rabbia non fa rima con oroglio. E quando lo fa è peggio per tutti.

12 novembre 2015

L'ultima settimana di settembre

Premessa necessaria: non ho letto altri libri di Lorenzo Licalzi. Quindi non so dirvi se L'ultima settimana di settembre regge il paragone con altri suoi libri, ma posso dirvi che a me è piaciuto tanto, nonostante un finale un po' scontato.

C'è un nonno, che di fare il nonno non ha molta voglia: si chiama Pietro, professione ex-scrittore, burbero come pochi ed aspirante suicida.
Peccato che la morte della figlia lo costringa a rimandare il suo desiderio di farla finita e si debba occupare momentaneamente di Diego, un quindicenne che quasi non conosce, e di Sid, un incrocio tra un sanbernardo ed un terranova.
Pietro, dopo anni, dovrà tirare fuori dal garage la sua "macchina della felicità" e accompagnare quel che resta della sua famiglia da Genova a Roma passando per l'Aurelia.

Nonostante il tema, Licalzi usa l'arma dell'ironia raccontando scene davvero divertenti e fa descrizioni dell'isola di Palmarola che verrebbe voglia di partire dopo 5 minuti. Questo è il motivo per cui, anche se è un bel libro, vi consiglio di comprarlo a primavera, quando verrà voglia di fare un viaggio verso il mare su una vecchia decapottabile ed assaporare il primo sole della nuova bella stagione.

QUI la mia recensione completa.

10 novembre 2015

Recoleta: il cimitero di Evita Peron

Evita, potrai mai perdonarmi per averti fatto fare anche un giro con Trenitalia
 e averti riportato a Milano?
Santa Evita di Tomàs Eloy Martinez narra una vicenda dai confini nebulosi: quanto c'è di vero nella storia delle peripezie della salma di Evita Peron e quanto invece è frutto della fantasia dell'autore? Questo è uno di quei tarli che mi hanno accompagnato durante la lettura e continuano a darmi da pensare anche ora che il libro ha trovato un posto d'onore nella mia libreria.

Quel che è certo è che tra il 1955 e il 1971 Eva Peron è stata seppellita a Milano al Cimitero Maggiore sotto il falso nome di Maria Maggi e solo dal 1976 riposa a Buenos Aires al cimitero de la Recoleta.

La Recoleta è uno dei quartieri più fighi di Buenos Aires, quelli dove vedi passare i macchinoni e vetrine con prezzi con molti molti zeri!

recoleta-buenos-aires


Ho spesso letto che visitare il Cimitero de La Recoleta è tra le cose imperdibili da fare a Buenos Aires, ma a me ha lasciato un po' delusa. E' vero che vi son sepolti grandi nomi della storia argentina ma, esclusa Evita, sono nomi che ad un turista internazionale non dicono nulla. Dal punto di vista architettonico è un bel cimitero monumentale ma non mi è sembrato che per davvero fosse imperdibile! La vera stranezza è che dentro queste cappelle le bare sono a vista e non nascoste dal marmo come nei nostri cimiteri, a me ha fatto un po' impressione.
Se amate girar per cimiteri, visitate questo de La Recoleta e ne uscite soddisfatti e, senza ascoltare i miei consigli, finite a Rosario, allora andate anche nel suo cimitero: io l'ho trovato chiuso, ma mi hanno detto che è una piccola Recoleta.


La maggior parte delle persone/la totalità degli stranieri che si aggirano tra le grandi statue di angeli che abbondano nel cimitero in realtà cerca la tomba di Evita e, se non si arriva preparati su cosa ci attende, si rischia di rimanerci davvero male: c'è una targa, anzi una targhetta che indica che lì c'è il corpo di Evita. Tutto qui. Quando ci son stata io non c'erano nemmeno molti fiori, probabilmente è un caso. Evita riposa nella tomba della sua famiglia di origine, i Duarte.
Finalmente un po' di pace per una donna, morta a soli 33 anni, che da viva e da morta ne ha viste di tutti i colori: i suoi funerali furono faraonici e per molto tempo i radiogiornali interruppero le loro trasmissioni quotidianamente per ricordare che "sono le 20:25, l'ora in cui Eva Peròn divenne immortale".
Visitando questa piccola tomba, viene spontaneo chiedersi dove sia invece il cadavere di quel megalomane di Juan Domingo Peròn! Peron-marito è sepolto in un altro cimitero di Buenos Aires, quello della Chacarita: non ci son stata ma dovrebbe essere il più grande di Buenos Aires. Anche lui fu fatto mummificare per volere della sua terza moglie e anche lui non è che abbia avuto una vita... ehm morte tranquilla! Pensate che la sua tomba fu profanata e gli rubarono le mani, si sospetta che i ladri necessitassero delle sue impronte digitali per avere accesso a soldi o documenti segreti... ma il vero motivo non è chiaro...

Che fare a Recoleta, oltre la visita al cimitero di Evita?
- passeggiare tra i suoi parchi ed alberi giganteschi

- visitare la sede porteña (così si chiamano gli abitanti di Buenos Aires perché stanno in una città-porto) dell'Hard Rock Café, ma io non amando questo locale non ci son stata.
- mettere il naso al Museo delle Belle Arti, che è gratis e con un colpo di fortuna si riesce pure a trovarsi nel bel mezzo di una visita guidata gratuita!
- perdersi alla libreria El Ateneo, che si trova dentro un grande teatro ed è considerata tra le più belle del mondo.

Se ti interessano i cimiteri in America Latina:
- il cimitero di Mendoza (niente di ché, ma qualche curiosità su come viene gestito il lutto)



07 novembre 2015

La famiglia Bélier

Paesello della Normandia, più mucche che persone.
E una famiglia di agricoltori sordomuti: i Bélier.
Paula ha 16 anni e non solo è l'unica in casa a poter ascoltare e parlare, ma scopre all'improvviso di saper cantare benissimo.
Il suo professore di coro le propone quindi di prepararsi per un concorso canoro che le offrirà la possibilità di studiare a Parigi.
Come farà Paula a far capire alla sua famiglia un sogno che loro non possono sentire?


La famiglia Bélier affronta i temi cari all'adolescenza: la voglia di evadere, la voglia di trovare la propria strada, le paure, i sogni che sembrano irrealizzabili. E lo fa con il sorriso e la musica.

E' un film che piacerà anche ai più grandi (a che età finisce l'adolescenza?) perché tutti noi abbiamo una meta ancora da raggiungere e dobbiamo imparare a volare.
La famiglia Bélier è un film da lucciconi, di quelli che ti alzi dalla poltroncina del cinema con un po' di imbarazzo e scopri che non sei l'unica che ha il cuore un po' più caldo!
E se lo dico io che con i film francesi non vado per nulla d'accordo!!!
Anche quest'anno al cineforum ci vado con Claudia e qui potete trovare la sua opinione!

05 novembre 2015

Nuvolette e ciliegie: giro del mondo in un pomeriggio

Abbiamo passeggiato per le vie di Torino in un sabato pomeriggio insolitamente affollato di streghette,zombie e mostricciattoli, io e Francesca.

torino-città
Adoro guardare Torino dalla Gran Madre 
Abbiamo girato il mondo in un pomeriggio io e Francesca: abbiamo ripercorso i chilometri del cammino di Santiago, nuotato con i delfini, siamo rabbrividite per la troppa aria condizionata in Canada. Abbiamo percorso il pianeta da Nord a Sud, da Capo Nord a Ushuaia, trovando molte più similitudini che differenze, Son persino finita a far dry canyoning in Val d'Aosta! Ma soprattutto son entrata in un gabinetto giapponese! 

Ci sono gioie dell'essere blogger che non avevo assolutamente previsto quando ho iniziato questa avventura e che ogni volta mi stupiscono per l'immediatezza di certe relazioni tra apparenti sconosciuti! E son felice di questo progettino che è una ciliegia tira l'altra...

03 novembre 2015

Santa Evita

Non avrei raccontato Evita né come maleficio né come mito. L'avrei raccontata come l'avevo sognata: come una farfalla che sbatteva in avanti le ali della sua morte, mentre quelle della sua vita volano all'indietro. La farfalla era sospesa sempre nello stesso punto dell'aria e, per questo, neanch'io mi muovevo. Fino a quando ho scoperto il trucco. Non bisognava domandarsi come si vola o perché si vola ma, semplicemente, mettersi a volare.


Per spiegare che cos'è Santa Evita basterebbe questa citazione: la storia di come è difficile raccontare la storia di Evita Peron. Ma non Evita Peron viva, nemmeno quella della sua morte: la storia della sua mummia.
Evita infatti muore a soli 33 anni per un tumore all'utero e il suo corpo per volere di Peròn viene imbalsamato, nonostante il suo ultimo desiderio fosse quello che nessuno la toccasse.

Evita era già Santa nel cuore degli argentini, ancora prima della sua morte, per il suo grande amore per il popolo per cui divenne il "Robin Hood degli anni Quaranta". Vi avevo già raccontato come in Argentina i Santi non sempre son veri-santi riconosciuti dalla Chiesa e le richieste al Papa di santificarla iniziarono a fioccare quando lei era molto malata ma ancora in vita!
Caduto Peron con un colpo di stato, cosa abbastanza ciclica in Argentina, che se ne devono fare della mummia, anzi dellE mummiE? Perché il corpo di Evita faceva così paura che se ne erano fatte altre tra copie di cera perfettamente identiche per confondere e sviare eventuali ladri.
E ci ritroveremo a vagare dietro il vero corpo di Evita e dietro le copie del cadavere: dai retro di vecchi cinema nel cuore di Buenos Aires, alle mansarde di personaggi davvero pazzi e viscidi che dovrebbero custodirla, fino ad arrivare in Europa e a Milano, dove Evita troverà momentaneamente pace. Ora il suo corpo riposa a Buenos Aires, ma di questo parleremo prossimamente.

Recensire Santa Evita di Tomàs Eloy Martìnez non è facile, perché non è facile trasmettere quanto sia appassionante e ricco di informazioni questo libro: forse dovrei prestarvi la mia copia, piena di sottolineature rosse, piccole stelle e punti esclamativi. Forse avrei dovuto recensirlo subito, quando il mio entusiasmo era incontenibile, ma sentivo di doverlo lasciar decantare un po' nel mio animo questo libro.

A chi può piacere questo libro?
  • a chi ama l'Argentina e Buenos Aires, ovviamente
  • a chi cerca biografie non convenzionali: questo non è un romanzo storico e i confini tra la storia e la finzione sono il vero fulcro del libro
  • agli amanti dei complotti
  • a chi si interessa di figure femminile che hanno fatto la storia
Non è un libro da comodino Santa Evita, forse nemmeno da treno: è un libro che merita concentrazione per non perdersi tra i mille passaggi di queste vicende. E' un libro che merita 5 stelline intere!



"Voglio affacciarmi al mondo
Come chi si affaccia
A una collezione di cartoline"
Evita Duarte


01 novembre 2015

Halloween

Se c'è una festa che odio profondamente è Halloween.
C'è gente che passa settimane ad organizzare feste curate nei minimi dettagli paurosi e poi c'è chi come me si affida a dei veri professionisti del terrore: le aziende di trasporto!
Fonte: Sam Javanhour
Ditemi cosa c'è di più spaventoso di rimanere ferma su un treno con una voce metallica che annuncia "a causa di un problema tecnico sulla linea il treno avrà un ritardo imprecisato?".
E voi vi guardate intorno e vedete solo un gruppetto di ragazzini truccati da zombie che già puzzano di alcool e tirando fuori una bottiglia di vodka dicono "sta a vedere che la festa la facciamo qui!".

La festa è durata 20 minuti in cui mia cara GTT avresti potuto giocarti alcuni trucchi con cui ci spaventi ancora di più durante tutto l'anno (spegnere i riscaldamenti, accenderli a palla, spegnere le luci oppure fermare il treno in mezzo alla campagna senza punti di riferimento)...

La mia serata poi è proseguita a casa di amici con una vera festa del terrore, di quello che ti fa perdere un battito del cuore e rovina amicizie ventennali... quest'anno non mi son certo fatta mancare il vero brivido!!