Tutto accade a Cochabamba, una città in cui tutti i sogni sembrano intrappolati e l'unica possibilità di salvezza sembra la fuga in un altro paese.
D'altra parte la Bolivia degli anni '80, come i suoi paesi vicini, è in bilico tra una crisi democratica e l'altra ed affronta problemi economici giganteschi: la svalutazione e l'iperinflazione è tale che si ricevono gli stipendi in sacchi di iuta colmi di banconote, che in realtà sono cartastraccia,
Rio fugitivo invece è una città che non esiste dove Roberto, il protagonista quindicenne, ambienta i suoi romanzi gialli, che in realtà scopiazza dalle opere di Agatha Christie. Cochabamba è attraversata da un fiume melmoso mentre a Rio fugitivo scorre un fiume dalle acque cristalline: Rio fugitivo è il luogo dove rifugiarsi quando i problemi dell'adolescenza sono troppo gravosi. E qui i problemi non mancano: con i compagni di classe, con l'uso e l'abuso delle droghe, con le fanciulle, con la sessualità, con la politica, con la famiglia e forse ne ho dimenticato ancora qualcuno.
Se Rio fugitivo avesse avuto la metà delle pagine non mi sarebbe dispiaciuto, ma ne ha 400 e inizia a carburare solo intorno alla metà.
Ammetto che io ero molto più interessata alla parte storico-politica del romanzo, che non al giallo in sé o al romanzo di formazione che descrive il passaggio di un ragazzino all'età adulta attraverso un fatto drammatico. Ma cavolo! pure così non capitava mai nulla e solo quando ci è scappato il morto mi sono appassionata.
Questo è uno di quei romanzi che mi lascia il dubbio di essere io a non averlo capito e quindi apprezzato, avrei la grandissima tentazione di consigliarlo a chi ha un po' il pallino dell'America Latina per avere un parere in più e poterci confrontare.... chi accetta la sfida?
Qui trovate un'altra (mia) recensione più approfondita.
1 commento:
uhm...
però cityteller non l'ho apprezzato molto, o forse non ne ho ben capito il funzionamento
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