Ricordo il papà della mia amica che aveva interrotto le nostre chiacchiere dicendo che avevano fatto un attentato a New York. Leggo sulle nostre facce la nostra indifferenza, quasi, alla notizia: era una cosa lontana, non ci tangeva o per lo meno non quanto i racconti di quell'estate che dovevamo condividere. Nel nostro mondo non c'era spazio per un attentato.
Ricordo la forza di quelle immagini una volta tornata a casa. L'incredulità che fosse vero. La paura di quello che sarebbe potuto succedere ancora. E ovunque.
Qualche giorno fa sul sito dell'Internazionale ho letto questo articolo di Giovanni de Mauro:
Li chiamarono jumper: i saltatori. Il 7 per cento delle vittime dell’11 settembre morì in questo modo, lanciandosi nel vuoto per sfuggire alle fiamme. Sono le immagini forse più drammatiche e commoventi di quel giorno. Il 12 settembre del 2001 il New York Times ne pubblicò una scattata da Richard Drew, un fotografo dell’Associated Press. È la più famosa, tanto che si è meritata un titolo: The falling man. Si vede la sagoma di un uomo che precipita a testa in giù. Sullo sfondo le righe bianche, nere e grigie della torre nord del World trade center. Venne scattata quindici secondi dopo le 9.41 dell’11 settembre 2001. Fu la prima e ultima foto di un jumper che uscì sul New York Times. Per una parte dell’opinione pubblica statunitense erano immagini talmente forti da essere insopportabili, ma per molti altri i jumper erano dei vigliacchi: anziché resistere e morire da eroi, avevano preferito suicidarsi morendo da codardi. Così le loro immagini diventarono un tabù. Le autorità sanitarie della città di New York dovettero intervenire per spiegare che, anche se tecnicamente si era trattato di suicidi, i jumper andavano inclusi tra le vittime degli attentati. Perfino i tentativi di identificarli attraverso le poche foto disponibili furono ostacolati dai familiari. “Quel pezzo di merda non è mio padre”, disse il figlio di una delle vittime a un giornalista che cercava di mostrargli una foto. “Le immagini dei jumper rendono evidente l’estrema vulnerabilità delle vittime”, ha scritto Susie Linfield sul settimanale New York. Ci ricordano che l’11 settembre fu innanzitutto una spaventosa tragedia umana, oltre che uno dei più gravi crimini politici della nostra epoca.
13 commenti:
É un fenomeno psicologico preciso quello per cui si ricorda esattamente dove eravamo in caso di eventi pubblici importanti. Si chiama flash bulb memory. (sembro quasi una psicologa vera eh!)
Ah, l'hai letto Molto forte,incredibilmente vicino?
no, non lo conosco!
Io ricordo esattamente l'attimo in cui sono venuta a conoscenza dell'attentato come se fosse ieri eppure sono passati 10 anni!
io ricordo che ero in paese con i mie figli, il 2° giorno di scuola, la seconda elementare del più grande. La più piccola aveva 7 mesi e mezzo, le altre due 5 e 3 anni.
Mi ha preso una paura terribile, telefonai a mio marito supplicandolo di tornare a casa... e tutt'ora la commozione è tanta a vedere e ricordare quei momenti...
Non so dire se il mondo è veramente cambiato da quel giorno. non ho risposte...rimangono solo tanti stupidi PERCHÉ...
Mi vengono ancora i brividi...
Cose terribili che purtroppo si sono ripetute spesso nel corso di questi 10 anni
ah pure io mi ricordo bene...visto che l'ho scoperto io dalla tv e l'ho detto ai miei...(adesso grazie alla Lunga so pure il fenomeno psicologico,thanks)
non credo si possa dimenticare una giornata come quella.
E' anche vero che tutto il male del mondo non passa in diretta tv ininterrotta come fù quel giorno.
troppo brutte quelle scene...io ancora oggi se le rivedo ho i brividi...altro che vigliacchi, poverini...
ciao federica, anch'io mi ricordo esattamente cosa stavo facendo, e' stata una tragedia troppo grossa, ci ha sconvolto tutti , speriamo che serva da monito , ciao grazie per essere passata, buon inizio settimana rosa a presto.)
Io ero a Roma al secondo anno di università. Ricordi...amari :-(
Comunque, apro una parentesi che non c'entra niente con questo tragico evento. Voglio segnalarti un'iniziativa.
Ti invito a vedere (è anche in versione video) e a leggere sul mio blog gratuitamente il mio racconto "Ricordi di donna", pubblicato a puntate. Oggi c'è il gran finale. Ti aspetto. Grazie. Maria Ps. Scusa per l'intrusione.
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