29 settembre 2018

Camanchaca

Camanchaca è una parola strana, non sapevo che cosa volesse dire e sono dovuta andare a cercarla su Wikipedia: è una nebbia particolarmente densa che si forma sulle coste del nord del Cile.
[Mi è tornato in mente un altro fenomeno che non conoscevo assolutamente prima di vivere a Mendoza: il vento zonda che quando scendeva forte, caldissimo e carico di sabbia faceva bloccare mezza città! Ma con la Camancacha non centra nulla!]

La camanchaca,
Mario Quiroga C. Fonte Flickr
Ho letto la trama e mi sono  esaltata: Camancacha  racconta del viaggio di un ragazzo ventenne da Santiago fino ad Iquique per arrivare poi a Tacna, cittadina peruviana al confine con il Cile.
Questa è una parte di Cile che non ho visto (per ora... perché prima o poi...) ma mi piace sempre tornare -almeno con i libri- in un paese in cui ho lasciato un pezzetto di cuore.
E il mio cuore (oltre che il mio stomaco) provava una grande nostalgia quando il protagonista, un ventenne con seri problemi di obesità, si mangiava il buonissimo panino italiano (che ovviamente di italiano non ha nulla di nulla)!


Camanchaca di Diego Zuñiga è un libricino corto corto (125 pagine) e che già nella sua struttura dà l'idea di essere molto frammentario, con capitoletti brevissimi.


La vita di questo ragazzone senza nome, con il sogno di diventare radiocronista e poca forza di volontà per inseguire il suo sogno, non è un puzzle in cui alla fine tutti i pezzi combaciano e ricostruiscono il quadro.
La sua vita è spezzata, si è rotta quando a 4 anni i suoi genitori si sono separati e lui e la mamma si sono trasferiti a Santiago mentre il papà è rimasto a Iquique, dove si è rifatto una famiglia.

Questo viaggio con il papà per metà Cile (e solo chi ha provato a percorrerlo in pullman sa quanto può essere lungo un viaggio in Cile!) potrebbe essere un modo per provare a ricostruire che cosa è successo quando lui era solo un bambino, compreso il grande segreto di famiglia legato alla morte di suo zio.
Fonte 

Camanchaca si legge in un attimo, non solo perché è veloce ma anche per lo stile dell'autore: immediato, veloce, semplice e delicato.
Come genere, proprio per il suo essere frammentario, mi ha ricordato un po' troppo i racconti ed io non li amo molto.
Una lettura carina per chi ama il Cile e vuole leggere sempre le ultime novità, ma non un libro imperdibile.

4 commenti:

Claudia Turchiarulo ha detto...

Lo stile è perfetto per me e per i miei problemi di memoria, ma il Cile proprio non mi esalta..
Quindi.. passo! 😉

Sara ha detto...

Un po' blog, un po'istagram...ma perchè non fai l'accompagnatrice turistica per il Cile?!

UIFPW08 ha detto...

Ho sempre detto che Federica è UNICA
Maurizio

Carmine ha detto...

Grazie delle recensione avvincente però il racconto