11 febbraio 2020

La frontiera. Un viaggio intorno alla Russia

Perché ho letto La frontiera di Erika Fatland?
Sovietistan, il primo libro dell'antropologa norvegese Erika Fatland, mi ha entusiasmato.
Ho atteso con grandi aspettative l'uscita del suo secondo libro: La frontiera. Un viaggio intorno alla Russia. 
Non vi pare un obiettivo folle quanto inebriante quello di viaggiare tutto intorno alla Russia?

La frontiera. Un viaggio intorno alla Russia
Viaggiare intorno alla Russia significa percorrere più di 20.000 km, 14 stati e un lungo tratto di mare.
Erika Fatland si lancia in questa impresa poderosa, viaggiando da sola per quasi un anno con il chiaro obiettivo di conoscere la Russia attraverso gli occhi e le ferite, alle volte non ancora cicatrizzate, dei suoi vicini di casa.


Le copertine:
Nel suo lungo viaggio Erika Fatland ha utilizzato ogni mezzo disponibile per passare da una frontiera all'altra: traghetti, aerei, macchina, autobus, renne, cavalli, kayak ed ovviamente tanti treni.
I francesi pongono in copertina il treno, facendo subito intendere che si tratta di un libro di viaggi ma perdendo così la specificità del viaggio intorno alla Russia.


Il treno compare anche sulle copertine polacche e norvegesi, ma è solo uno degli elementi della copertina e della ricerca dell'autrice: natura, architettura, politica, storia ed ovviamente sullo sfondo la Grande Russia.






De grens. Een reis door alle veertien buurlanden van Rusland. Wat betekent het om Rusland als buurland te hebben? Erika Fatland ontmoet onderweg eenzame meteorologen op de Nieuw-Siberische eilanden, sjamanen op de Mongoolse taiga en suïcidale taxichauffeurs in de Kaukasus, en verdiept zich in het leven, de geschiedenis en de cultuur van de Finnen, de Noord-Koreanen, de Georgiërs, en al die andere volkeren die zo van elkaar verschillen, maar de onontkoombare invloed van die ene, machtige buur gemeen hebben. @uitgeverijdegeus #uitgeverijdegeus #erikafatland #degrens #geschiedenis #actueel #maudjenje #instabook #bookstagram #booklovers #bookcovers #boekhandelbijleveld #utrechtseboekhandel #bookstoreutrecht #bookstorebijleveld #cityofliterature #whattoread #mijnboekhandel #mybookstore #stadhuiskwartier #universiteitskwartier #waarkoopikmijnboek
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I tedeschi hanno scelto la nostra stessa copertina, in linea di continuità grafica con il libro precedente dell'autrice. Effettivamente i richiami sono tanti e secondo me è una scelta azzeccata.
Nell'edizione tedesca però hanno scelto di elencare tutti i paesi toccati dalla scrittrice, mentre io adoro il sottotitolo "Viaggio intorno alla Russia" scelto da Marsilio: mi sembra che evochi gesta epiche!


La frontiera: la recensione
Il viaggio intorno alla Russia della Fatland è diviso in 4 sezioni, ognuna corredata da un'utile cartina per orientarsi tra i suoi spostamenti.
La prima è secondo me la più affascinante: il mare.
Ignorante come una capra, non sapevo bene cosa ci fosse "sopra" la Russia: la Fatland percorre in una specie di crociera questo lunghissimo confine e ci racconta di isole sperdute, di immondizia, di interessi economici mostruosi e di cambiamenti climatici.
Le terre di Francesco Giuseppe
Fonte: Sputnik news
La seconda sezione è dedicata all'Asia.
Si parte dalla Corea del Nord (e per chi ha seguito Sara Caulfield nel suo viaggio in Corea leggerà tante delle cose che lei ha raccontato) per arrivare fino al Kazakistan.
La cosa che più mi ha affascinato di questa parte di viaggio è stato il ritorno dell'autrice in Kazakistan, dove era già stata per scrivere Sovietistan. Mi ha colpito come racconti di un paese diverso da come lo aveva incontrato nel viaggio precedente e di come si renda conto che non è stata Astana, la capitale, a cambiare radicalmente, nonostante sia una città in continua costruzione, ma è lei stessa che ha un approccio differente.
Sembra ovvio ma non è scontato ammettere che il giudizio su un viaggio non è mai oggettivo: quanto incidono i nostri umori su quello che vediamo?
Astana, Kazakistan
Fonte: youmanist
La parte sul Caucaso è quella che per me è stata più interessante perché ne sapevo ben poco, a parte che lì è un gran casino. Ho avuto la conferma che effettivamente è proprio così: questo libro offre molti spunti per argomenti da approfondire.



Il monumento all'amicizia dei popoli di Russia e Georgia è stato inaugurato nel 1983 per celebrare il bicentenario del trattato di Georgievsk. Il grande murales di piastrelle raffigura scene della storia di entrambi paesi. Data l'attuale situazione geopolitica e le tensioni che vivono molti paesi del blocco ex-sovietico (tra cui la Georgia) nel rapporto con la Federazione russa, il monumento che vedete in foto acquista un sapore amaro. Soprattutto per i tanti georgiani che, ad oggi, si trovano a vivere in piccoli staterelli fantocci creati nel corso degli anni dalla Russia con tutti i mezzi a disposizione (ahimè anche la guerra, vedi il 2008). Un nota dolce: realizzato sulla strada per Kazbegi in un bellissimo punto panoramico della Valle del Diavolo, ricorderemo per sempre il panorama grazie ad un tramonto fantastico. Uno dei più belli mai visti fino ad ora! #iosonoGeorgia
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Ultima parte dedicata all'Europa: si inizia in Ucraina dove le conseguenze di essere vicini di casa della Russia sono belle vivide fino ad arrivare alla Norvegia, che condivide solo un piccolissimo tratto di confine ed è l'unico paese confinante a non essere mai stato in guerra con la Russia.
In questa parte di viaggio la Fatland corre un po', forse perché la storia della Seconda Guerra Mondiale e della cortina di ferro sono decisamente più note al lettore europeo.

Minsk
Fonte: Touring Club
Il progetto è bello, ma il libro risulta troppo corposo e molto molto storico.
Sovietistan mi era parso decisamente più scorrevole, mentre La frontiera è davvero molto impegnativo.
La mia copia è tutta sottolineata e piena di appunti al margine: sicuramente se dovessi visitare uno dei paesi attraversati dall'autrice andrei a rivedermelo perché è un'ottima ed approfondita base su cui costruire un viaggio.
Il mio consiglio è però di leggerlo con calma, non tutto insieme perché il rischio è (scusatemi il gioco di parole) di ritrovarsi in testa una grande insalata russa!

fatland-secondo-libro

Autrice: Erika Fatland
(della stessa autrice ho letto anche Sovietistan, che mi è piaciuto di più)
Anno prima pubblicazione: 2019
Pagine:645
Dove: lungo tutto il confine russo!!!
A chi può piacere: a tutti coloro che amano i diari di viaggio e la geografia, purché amino anche la storia.
Un'altra recensione: Claudia de il giro del mondo attraverso i libri mi ha fatto conoscere questa autrice e ha letto prima di me La frontiera, condividendo con me i suoi pareri sulla lettura.



08 febbraio 2020

Gennaio 2020

Sarò di un banale incredibile: gennaio è il mese più infinito dell'anno per me.
Ripenso a capodanno e mi chiedo  come sia possibile che sia passato poco di un mese. Mi pare abbia dell'incredibile questa cosa!
E se non mi muovo a pubblicare questo post fra un po' saranno passati davvero 63 giorni dal Capodanno 2020!!!!!


Libri:

Nonostante sia stato un mese così lunghissimo ho letto davvero poco, anche considerando che La frontiera l'avevo quasi finito già a dicembre.





La frontiera. Viaggio intorno alla Russia --> un libro corposo e denso di contenuti (forse un po' troppo), ricco di curiosità  e può far venire strane idee per i prossimi viaggi!









La ferrovia sotterranea --> avevo grandi aspettative che sono state un po' deluse. Bellino, ma credo di preferire i romanzi storici più classici.









L'incredibile storia dell'uzbeko muto --> uno di quei libri a cui dopo un po' risponderò "l'ho letto, ricordo che non mi era piaciuto ma nemmeno ricordo di cosa parlasse". Per me è no!










Film
Tolo Tolo: amando tanto Checco Zalone non potevo certo perdermi un suo film, anche se sono andata a vederlo quando ormai la calca era passata ed avevo già ascoltato pareri contrastanti sul film.
Apprezzo il coraggio di Checco di cambiare registro ed innovarsi, ma sono tra quelli che riassumono il film dicendo "Divertente, ma meglio gli altri". 

Momento n° 1 del film la canzone della cicogna!






Gironzolii:
Ci tenevo tantissimo ad andare a Bologna a vedere Botero e, come sempre, mi sono mossa quasi all'ultimo. 
Bologna mi è piaciuta tanto, proprio come l'altra volta. 
Sono passata anche da Parma, che mi ha stupito... ve ne ho parlato QUI.

La cosa di cui ho parlato di più rientrata a casa



01 febbraio 2020

12 ciliegie

12 anni fa aprivo un blog: non era una cosa che facevano tutti, ma lo facevano in tanti nel 2008.
Poi i blog, come tutte le cose che vanno di moda, sono cresciuti in modo esponenziale e allo stesso modo si sono spenti.
Colpa dei socialnetwork? Prima facebook e poi instagram? Sicuramente hanno influito parecchio nel modo di comunicare, ma ogni blogger che ha smesso di esserlo avrà le sue personali motivazioni per aver chiuso con quella che un tempo è stata una sua passione.

Ma com'è che il mio blog è arrivato a spegnere 12 candeline?
Me lo sono chiesta spesso dopo aver letto questo post di Moz già alcuni mesi fa e questi sono i 3+1 motivi per cui, secondo me, il mio blog è ancora qui:


  • è vero che c'è un oggettivo calo di interesse verso i blog, ma il mio non ha mai fatto cifre da capogiro! Me ne sono accorta anch'io che i numeri sono calati, ma sul mio non hanno fatto una grande differenza.

  • aggiornare un blog è un lavoro impegnativo ma per me è sempre stato solo un hobby: dedico molto tempo a questo progetto, ma solo per le cose che mi piacciono. Per esempio non curo molto la parte di grafica perché mi innervosisce e mi dedico solo ai contenuti che mi interessano.

  • avere un blog mi  diverte: mi piace scrivere, mi piace riflettere su cosa vedo o cosa leggo. Mi piace curiosare sugli altri blog e mi piace mantenere i rapporti con i vecchi blogger e crearne di nuovi con quelli ancora attivi (o nuovamente attivi).

  • prima eravamo tutti blogger ora lo siamo più in pochi... è una di quelle passioni un po' vintage, come me! :) Essere una blogger nel 2020 forse mi rispecchia di più che esserlo stato nel 2008!
Buon compleanno bloggettino mio!

27 gennaio 2020

una foto al giorno: un fine settimana in Emilia

Fare un post con una foto al giorno per un fine settimana è un po' balzano, ma ormai questa idea (nata da OneTwoFrida) è diventata un classico dei miei viaggi e dei miei viaggetti.
Quindi ecco cos'è successo tra Bologna e Parma :)


Giorno 1: Bologna
A Bologna ci ero stata da poco e quindi ne ho approfittato per rifare un bel giretto per la città, passeggiando sotto i portici, e rimangiare i tortelli da Sfoglia Rina: una roba buonissima!
La mia missione era vedere la mostra di Botero e, visto quello che ho fatto in questi due giorni, c'è stata una certa coerenza di pensiero!


Grazie a Cdp & Sara: reincontrarli dopo anni è stato un regalo meraviglioso.

Giorno 2: Parma
A Parma invece non ci ero mai stata, ma sapevo che chi ci passava ne tornava a casa piacevolmente stupito.
A Parma ho trovato un tempo grigio che non mi ha permesso di apprezzare come si dovrebbe il suo bel parco, ma ho gironzolato tra le sue vie, piazze chiese e battistero felice di trovarmi in una città senza troppi fronzoli per turisti.
Tutto questo è stato merito di Silvia che, da vera parmigiana, mi ha mostrato le meraviglie della sua città condendoli di aneddoti e ricordi della sua infanzia: grazie mille!
La mia foto della giornata è solo una: il fantastico pranzo alla trattoria I corrieri. 
Silvia mi ha spiegato che i tortelli per essere davvero buoni vanno annegati nel burro e asciugati nel parmigiano :)

In foto:
-Lambrusco che va bevuto in una scodella, un po' come il sidro in Bretagna
-i tortelli verdi erano di patate
-i bianchi di erbette (non spinaci) e ricotta
-i rossi di zucca
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22 gennaio 2020

La ferrovia sotterranea

Perché ho letto La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead?
Ultimamente si è fatto un gran parlare di una polemica sulla promozione dei libri su instagram con cappuccini e brioche.
Mi schiero: sì mi, piacciono. Scorrere questi profili è come andare a passeggio in un viale con negozi con vetrine curatissime. Compro tutto quello che vedo in vetrina? No. Se voglio comprare o leggere quel libro entro nella libreria, scorro la trama, cerco altri pareri su blog o da altri lettori.
Questo per dire che se ho deciso di leggere La ferrovia sotterranea non è di certo perché ho letto che è stato l'unico libro a vincere negli ultimi 20 anni sia il Pulitzer che il National Book Award!
L'ho letto perché, semplicemente, quando è uscito due anni fa per Sur, instagram era invaso da questa copertina, che mi è rimasta impressa e quando ne ho avuto l'occasione me lo sono procurata... e ci ho fatto anch'io la mia fotina col caffettino.


La ferrovia sotterranea: la trama
Cora è una schiava nera in una piantagione di cotone della Georgia, così come prima di lei lo sono state sua mamma e sua nonna.
Cora non sa cosa sia la libertà, ma sa che sua mamma l'ha abbandonata per fuggire dalla tenuta dei terribili fratelli Randall ed è l'unica schiava della piantagione che non è mai stata riacciuffata.
In compagnia di Caesar, un altro schiavo della piantagione, Cora inizia una disperata fuga verso la libertà nel nord degli Stati Uniti: per farlo si serviranno della cosiddetta ferrovia sotterranea.







🚂 🚂🚂🚂🚂 The Underground Railroad by Colson Whitehead 5/5 • Once I realized that Colson Whitehead utilized some literary license by including chunks of fantasy in his version of the Underground Railroad, my mind exploded with the possibilities. I knew that this was not going to be a normal run of the mill story. Not only was the Underground Railroad a real train underground but events affecting blacks took place a hundred years plus early. I call this “event travel” through time. • Three generations of slavery starting with Cora’s grandmother who crossed the Atlantic to a plantation in Georgia. This is a bit sketchy...perhaps thats the way it was. Few records were kept. Everything was pretty much word of mouth, especially amongst the slaves. Looking through Cora’s eyes was disturbing and heart wrenching. I had no frame of reference to guide me. I had no clue what life would have been like for me in Cora’s place. Perhaps, that is what the author wanted...to capture readers and take them on this terrifying journey along side Cora... stolen bodies working on stolen blood stained land. Be prepared. This is not a make believe fairytale where there’s a happily ever after. But it does end with hope, and perhaps that is what is needed. • • This was our book club selection. We have a small group ranging in age from mid 30s to mid 60s. The discussion was lively and poignant. #theundergroundrailroad #theundergroundrailroad #colsonwhitehead #stolenbodiesstolenland #bookclubbooks #historicalfiction #blackhistory #instagramphotography #seewhatiseephotography #throughalens #havecamerawillshoot #doyouseewhatisee👀 #bookphotography #beautifulbookcovers #myreviews #reviewsbyliluslibrary
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La ferrovia sotterranea: la recensione
Se deciderete di leggere La ferrovia sotterranea dovete sapere che non state prendendo in mano un romanzo storico, ma un romanzo ucronico.
Ammetto di aver cercato su wikipedia la definizione di ucronia solo dopo averlo finito: è un genere di fantascienza in cui si immagina come sarebbe andata la storia se fosse successo qualcosa di diverso.
Ne La ferrovia sotterranea si immagina che esista davvero e fisicamente una rete ferroviaria, con cunicoli, rotaie, stazioni e locomotive per aiutare gli schiavi dei paesi del Sud degli Stati Uniti ad andare verso il Nord.

Esisteva per davvero una metaforica "ferrovia sotterranea", intesa come una rete di contatti e persone che erano pronte a mettere a repentaglio la loro incolumità per aiutare questi poveri schiavi a fuggire verso una terra più giusta: era però nella realtà solo un modo di dire.



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“Tutti gli uomini sono creati uguali, a meno che non decidiamo che tu non sei un uomo”. ⠀ #LaFerroviaSotterranea era una rete segreta di aiuti, percorsi, rifugi e persone attiva in America durante la prima metà dell’800 per permettere la fuga degli #schiavi del sud verso il nord e il Canada. Partendo da questo, Colson Whitehead rende questa rete, questo concetto, una vera e propria ferrovia sotterranea dalle origini misteriose, con stazioni e capistazione che cercano di salvare gli schiavi delle piantagioni del sud. ⠀ Il viaggio che seguiamo è quello di Cora, giovane schiava di una piantagione della Georgia, dove il razzismo e la schiavitù vengono visti come una cosa normale, essenziale, di cui non potersi privare. Fin dall’inizio del romanzo sono chiare le incredibili violenze e ingiustizie che devono subire gli schiavi: viene negata loro ogni forma di umanità e la loro esistenza è totalmente trascurabile. Gli schiavi sono beni materiali di cui i padroni possono decidere a proprio piacimento. ⠀ Il romanzo di #ColsonWhitehead è un romanzo storico e di denuncia, ma anche un romanzo d’avventura, perché la fuga di Cora ci porta attraverso vari Stati e ci permette di osservare il continuo cambio di ambientazione, di paesaggi, di persone, di usanze: ogni stato mostra la propria natura ed essenza e in questo modo Whitehead rivela le varie facce di una stessa medaglia, le varie forme che può assumere la schiavitù. ⠀ Si tratta di un libro davvero potente, che vi consiglio di cuore. Ho adorato il modo di narrare dell’autore e ho trovato splendide le riflessioni sulla libertà, sulla storia degli schiavi e dell’America, sull’imperativo americano, sulla speranza, sul razzismo, sul coraggio e la crudeltà, sul futuro. ⠀ Whitehead cerca di rendere la storia di Cora il più universale possibile e in queste pagine, in cui lo spettro di una eredità che è difficile dimenticare si affaccia in ogni momento, la sofferenza e la disperazione sono sempre evidenti, anche quando apparentemente celate. Il dolore dovrebbero venire da sé. ⠀ Lo avete letto? Vi ispira? ⠀ #libri #leggere #lettura #book #bookstagram #libribelli #consiglidilettura #ioleggo #stoleggendo #Pulitzer @edizionisur
Un post condiviso da Libri. Oriente. Medicina. (@samlibrary94) in data:

Questo è un libro strano: sia per la scelta di raccontare la storia della schiavitù in questa chiave, sia per le scelte strutturali dell'opera dove passato e presente si mischiano spesso (e non sempre in modo armonico).
Allo stesso tempo è anche un libro molto coinvolgente perché mi sono ritrovata a leggerlo velocemente per capire se alla fine la nostra eroina ce l'avrebbe fatta a trovare un posto libero e, soprattutto, quanto le sarebbe costato.

E' uno di quei romanzi che non si può bocciare perché non è brutto, ma neanche mi sento di consigliare perché semplicemente non mi ha convinto.


Autore: Colson Whitehead
Anno prima pubblicazione: 2016
Pagine: 376
Dove: un lungo viaggio tra Georgia, Carolina del sud e del Nord e Tennessee
A chi può piacere: se amate il genere distopico l'ucronico dovrebbe essere abbastanza vicino, a chi cerca un modo più scorrevole e consapevolemente fantasioso per conoscere un periodo storico.
Un'altra recensione: anche Marialuisa di cronache letterarie condivide qualche dubbio sulla possibilità che questo libro diventi un grande classico della letteratura americana.